Sacerdoti fiumani a Pisa. Ricordata una vicenda straordinaria

Il convegno organizzato dall'AFIM e dedicato ai preti del capoluogo quarnerino in esilio nella città toscana ha ripercorso i fatti di coloro che furono in grado di costruire un rapporto destinato a rimanere ben saldo nel tempo

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Sacerdoti fiumani a Pisa. Ricordata una vicenda straordinaria
I relatori che hanno partecipato al convegno. Foto: FORNITE DA FRANCO PAPETTI

Fiume-Pisa unite da una vicenda emblematica: l’esodo del Vescovo e dei sacerdoti italiani dopo la Seconda guerra mondiale. La politica vessatoria della Jugoslavia di Tito nei confronti della chiesa e le persecuzioni nei confronti dei preti, portarono il Vaticano all’ordine di trasferimento da Fiume di Monsignor Ugo Camozzo nel 1947. Se ne andarono anche parroci e seminaristi. Quando Camozzo divenne Vescovo della Diocesi di Pisa li invitò a raggiungerlo. Lo fecero in 25 e da allora divennero parte del mondo pisano e delle parrocchie circostanti, nell’abbraccio di una comunità che li percepiva come “curiosi e diversi” ma “colti e perspicaci” in grado di costruire un rapporto destinato a rimanere ben saldo nel tempo, irrinunciabile.

L’intervento di Mons. Severino Dianich
È quanto emerso dal convegno svoltosi a Pisa, nella Sala della Fondazione Toniolo, organizzato dall’AFIM (Associazione Fiumani Italiani nel Mondo) e dall’Arcivescovado di Pisa con la partecipazione di studiosi da Fiume, Venezia e Roma e con il prezioso intervento di Monsignor Severino Dianich, ultimo testimone della schiera dei “pretich” come venivano affettuosamente chiamati i nostri sacerdoti per i loro particolari cognomi. Dianich è uno dei consulenti di Papa Francesco e uno dei massimi odierni teologi a livello internazionale. Ha festeggiato i suoi novant’anni, continua a studiare, scrivere e informarsi, lavora con gran lena e segue, tra l’altro, tutto ciò che riguarda Fiume, sia la sua evoluzione nel tempo che le sfide del presente.
L’incontro ha registrato un’affluenza da grande evento, con una sala piena di gente che i nostri “pretich” li ha conosciuti e ai quali è legata da ricordi intensi e per certi versi straordinari.

La realtà di Fiume
Tre i momenti del convegno: i saluti iniziali dell’Arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, che ha seguito tutte le fasi di realizzazione dell’evento, fornendo il suo appoggio con la stima sempre presente nei confronti di questi “servi della chiesa” alla cui fonte egli stesso ha attinto preparazione e conoscenza. Franco Papetti, presidente dell’AFIM, ha letto l’articolato messaggio indirizzato al consesso dall’arcivescovo di Fiume, Monsignor Mate Uzinić, che auspica ulteriori contatti e aperture tra le rispettive realtà. Papetti ha voluto anche presentare la storia e la realtà di Fiume per far comprendere le dinamiche dell’esodo e la dispersione della sua gente ovunque nel mondo offrendo così uno strumento d’analisi e focalizzazione della tematica. Si è soffermato brevemente anche sull’attività che l’associazione oggi propone condivisa da una squadra “ben assortita” e attiva nella realizzazione dei progetti.

Ricordati diversi sacerdoti
Si è aperta quindi la seconda parte del convegno moderato dallo scrittore Diego Zandel, con tre interventi di specialisti della materia: del prof. Luigi Guiducci, docente universitario, autore di centinaia di libri, che si è soffermato sulla figura di Mons. Ugo Camozzo, ultimo vescovo italiano di Fiume dove era giunto nel 1938. Anno difficile se ricordiamo la proclamazione delle leggi razziali; e poi l’occupazione tedesca nel 1943; l’opera e la figura di Giovanni Palatucci alla quale il prof. Guiducci ha dedicato una lunga ricerca raccolta in volume. Nel 1945 l’occupazione jugoslava e il precipitare di un equilibrio che aveva caratterizzato la società fiumana per secoli.
La prima tappa di Mons. Camozzo fu Venezia: ne ha parlato il prof. Davide Zammattio, filologo, musicista, esponente di punta del Collegium Tarsicii Martyris veneziano, soffermandosi anche sulla figura di don Fulvio Parisotto, ordinato sacerdote nel 1942 a Fiume da Mons. Ugo Camozzo ne divenne segretario e lo seguì fino a Pisa. Emerge questa figura di sacerdote “zelante, attento e scrupoloso nel suo ministero, era persona riservata…mostrava un candore di fanciullo, segno di un sacerdozio puro…”.

Davide Zammattio, Franco Papetti e Mons. Severino Dianich.
Foto: FORNITE DA FRANCO PAPETTI

L’evoluzione della città
Sulla loro esperienza a Fiume ha disquisito il prof. Marko Medved, descrivendo i cent’anni della Diocesi fiumana attraverso la crescita di una città fortemente laica e pur rispettosa delle fedi presenti in loco, stretta attorno al suo Vescovo e alle chiese che nacquero per espressa volontà dei parroci e della gente. Una storia ben connessa con quella della società civile ma che permette di godere di una diversa visione dell’evoluzione della città. Nel suo intervento dati e riferimenti di ricerche recenti in una dimensione che per molto tempo, dal dopoguerra, aveva separato nettamente lo Stato dalla Chiesa, rendendo difficile lo studio degli eventi. Annunciata anche l’uscita del suo prossimo libro dedicato proprio a Mons. Ugo Camozzo in lingua croata ma con una seria speranza di poterlo editare anche in lingua italiana.
A chiudere questa seconda parte del convegno di grande interesse che ha tenuto alta l’attenzione del pubblico, l’intervento di don Severino Dianich, che si è soffermato sul presente che vuole ricordare la storia ma per costruire nuovi legami e possibilità. La sua visione aperta e incoraggiante sprona a guardare al futuro con obiettività e speranza. Il suo sorriso coinvolgente, la sua voce ferma e decisa hanno fatto il resto sciogliendo il pubblico in un affettuoso, lungo applauso.

Le testimonianze
C’era attesa nell’aria anche per la terza parte dell’incontro, quello dedicato alle testimonianze sul rapporto diretto dei fedeli con i loro parroci fiumani e con il Vescovo Camozzo.
Il primo a prendere la parola il vescovo emerito di Pescia, don Roberto Filippini, che ha seguito il convegno seduto in prima fila con l’Arcivescovo Benotto e con l’arcivescovo-vescovo emerito di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Riccardo Giuseppe Fontana. Ha voluto ricordare don Janni Sabucco delineando una figura di grande rispetto, carisma e simpatia.
A Sabucco lo legano “…tre anni di sorprendenti scoperte intellettuali e di furibonde litigate, su tutto: sulla letteratura, sulla storia, sul cinema, sulla musica e l’arte, soprattutto sulla politica…” che ha saputo in tutto ciò elargire doni preziosi.
Negli anni pisani i sacerdoti furono vicini anche alla comunità fiumana sparsa ovunque, comparendo spesso con notizie e sottolineature sulla Voce di Fiume. Al convegno ne ha parlato la direttrice del giornale, Rosanna Turcinovich Giuricin, introducendo così le altre testimonianze. Ce ne sono state ben una decina, al di là di ogni aspettativa, commosse, coinvolgenti, racconti di vita di toscani ma anche di fiumani che nella presenza dei sacerdoti avevano trovato grande conforto. Battesimi e matrimoni ma anche confessioni e speranze a concludere una giornata particolare. Tutto intorno la sala, a segnarne il perimetro la mostra dedicata ai Sacerdoti fiumani: 32 pannelli di storia intrecciata tra Fiume, Pisa, quotidianità ed eventi eccezionali che hanno segnato questo lungo cammino.

Il numeroso pubblico durante gli interventi. In fondo a sinistra i pannelli espositivi.
Foto: FORNITE DA FRANCO PAPETTI

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