Al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” si è tenuta ieri la prima fiumana dello spettacolo “Cabaret Sacco e Vanzetti”, con la drammaturgia di Michele Santeramo e la regia di Gianpiero Borgia. Il Dramma Italiano e il Teatro dei Borgia di Barletta hanno scelto di raccontare l’agonia, durata sette anni, di due migranti italiani negli Stati Uniti, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, arrestati con la falsa accusa di rapina e duplice omicidio, che verranno uccisi da uno Stato che ne decreterà la morte, rifiutando ricorsi e revisioni del processo, sordo all’ondata d’indignazione di un‘opinione pubblica mondiale, che vide nella loro condanna e nella loro esecuzione la persecuzione degli immigrati e dei dissidenti politici.
Questo dramma sociale, realizzato interamente con attori esterni alla compagnia di prosa in lingua italiana di Fiume, è il primo spettacolo che il Dramma porterà in tournée nel circuito dell’Istria croata e slovena. La storia, a molti nota, viene narrata attraverso una rielaborazione drammaturgica che vede in scena due soli attori – Raffaele Braia e Valerio Tambone – che raccontano, recitano e cantano a cappella gli scontri, l’amicizia e i sette anni di carcere dei due anarchici italiani. Sacco e Vanzetti – Nicola e Bartolomeo – vengono giustiziati sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927. Lo spettacolo ripercorre questi eventi e soprattutto restituisce il ritratto di due uomini sognatori e innamorati della vita, riservati, entusiasti, utopisti e il loro sogno del riscatto sociale e della libertà.
Tra il pubblico, che nonostante le pessime condizioni del tempo si è dimostrato fedele alla nostra compagnia di prosa, il Console generale d’Italia a Fiume, Paolo Palminteri, e le presidenti delle Comunità degli Italiani di Fiume e Abbazia, rispettivamente Melita Sciucca e Sonja Kalafatović.
Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.