Sabrina Benussi. «L’indifferenza porta a riepiloghi tragici»

La prof.ssa, documentarista e ideatrice del progetto dedicato alla Giornata della memoria, racconta come sia nata la pellicola «1938 Vita amara» e qual è il messaggio che viene trasmesso ai giovani

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Sabrina Benussi. «L’indifferenza porta a riepiloghi tragici»
Sabrina Benussi. Foto: ROBERTA UGRIN

Il 27 gennaio, Giornata della memoria, data in cui ogni anno vengono commemorate le vittime dell’Olocausto e degli eventi tragici accaduti durante la Seconda guerra mondiale, è stato presentato alla Comunità degli Italiani “Pino Budicin” di Rovigno il film documentario “1938 Vita amara”, scritto e diretto da Sabrina Benussi, che abbiamo incontrato presso il sodalizio rovignese la sera della proiezione.
Sabrina Benussi, docente di storia e filosofia presso il Liceo classico-linguistico Petrarca di Trieste e documentarista, ha coordinato il progetto da cui è nata la mostra “Razzismo in cattedra Il Liceo F. Petrarca di Trieste e le leggi razziali del 1938” e il docufilm “1938 Vita amara” presentati al pubblico nel 2018 e incentrati entrambi sull’impatto dell’antisemitismo fascista sulla scuola.

Un progetto che ha coinvolto gli studenti
“Il documentario è il risultato di un lavoro di ricerca storica effettuato dagli studenti del Liceo Petrarca di Trieste, in collaborazione con il Dipartimento di studi umanistici dell’Università di Trieste, il Museo della comunità ebraica di Trieste ‘Carlo e Vera Wagner’ e l’Archivio di Stato, realizzato in occasione degli ottanta anni dalla promulgazione delle leggi razziali, annunciate da Mussolini il 18 settembre 1938 dal balcone in Piazza Unità a Trieste – ci ha spiegato Sabrina Benussi -. Durante il laboratorio storico, gli studenti indagando e svolgendo le ricerche da fonti dirette, hanno trovato una relazione del preside del Liceo Petrarca risalente al 1938, nella quale venivano annunciate le leggi razziale vigenti, una delle quali prevedeva l’espulsione di 80 studenti e 2 insegnanti dalla scuola, una di queste finita nel campo di concentramento di Auschwitz. Trattasi di Maura Morpurgo, alla quale è stata dedicata l’anno scorso una pietra d’inciampo posata di fronte alla sede storica del Liceo, in Viale XX Settembre a Trieste.
Le numerose ricerche hanno stimolato il gruppo di lavoro a voler dare un nome e un volto alle persone che hanno dovuto subire sulla propria pelle le leggi razziali, il che ha portato alla realizzazione e all’allestimento della mostra ‘Razzismo in cattedra’. Dopodiché la scoperta che alcuni testimoni sono ancora in vita, tra cui voglio ricordare Fulvia Levi, che all’epoca aveva la veneranda età di novant’anni e venuta a mancare due anni fa. Diventò quasi una compagna di classe per i ragazzi coinvolti nel progetto, prendendoli per mano e lasciando loro il testimone con il desiderio che questo pezzo di storia non venga mai dimenticato. Da qui è scaturita l’idea di creare un documentario che avrebbe raccolto le testimonianze di chi all’epoca era stato uno studente del Liceo, il che ha suscitato emozioni e un coinvolgimento emotivo molto forte”.

Un successo annunciato
“Nel 2018 e nel 2019 – continua la relatrice – la mostra e il film documentario hanno riscontrato un grande successo a livello d’Italia. Infatti al Museo civico Sartorio di Trieste, la mostra ha attratto 6mila visitatori nei primi dieci giorni dell’apertura. Mentre per quanto riguarda il documentario, ha visto ben 36 presentazioni in giro per l’Italia. Un contributo prezioso durante l’allestimento della mostra, oltre ai liceali, lo ha dato pure il giovane architetto rovignese Matteo Tromba che ne ha seguito tutte le sue esposizioni, alla Fondazione Memoriale della Shoah di Milano e poi alla Risiera di San Sabba a Trieste”.
Infine, abbiamo chiesto a Sabrina Benussi qual era l’idea che ha voluto trasmettere ai giovani con i quali ha lavorato al progetto.
“Ai ragazzi coinvolti è arrivato il messaggio di assumersi la responsabilità di non dimenticare, di conoscere, di capire e di trasmettere la storia e la verità – è stato specificato -. Con lo studio dei documenti storici sono riusciti ad acquisire lo spirito critico per l’individuazione dei segnali fondamentali necessari affinchè non si ripetano più scenari del genere. È stato importante anche far capire meglio ai ragazzi la storia del luogo nel quale vivono, facendo conoscere loro la Risiera di San Sabba, divenuta da campo di concentramento nazista monumento nazionale e museo civico. Ho voluto far capire ai ragazzi che nella vita si può sempre scegliere, mentre l’indifferenza porta a tragici riepiloghi indelebili dalla memoria collettiva”.

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