Rossini e il suo inno alla vita

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Rossini e il suo inno alla vita

ABBAZIA Gradevolissima serata belcantistica nel segno del geniale Gioachino Rossini, l’altra sera nell’elegante e confortevole Centro Gervais di Abbazia, organizzata in occasione del 150º anniversario della morte del grande compositore pesarese.
Il concerto d’arie d’opere, che era intitolato “Rossini! Rossini! Bravo, bravissimo!”, ha avuto come protagonista l’Orchestra dell’Associazione Società Filarmonia di Udine, come pure degli eccellenti giovani cantanti, ed è stato frutto della collaborazione tra la Regione FVG, il Consolato generale d’Italia a Fiume, il Festival Opatija e la Città di Abbazia. Sul podio il Maestro Alfredo Barchi. Sul palco cinque giovani talenti della lirica, ossia il soprano altoatesino Sabina Willeit, il soprano Vilma Ramirez Alvarez, proveniente da Santiago de Cuba, il mezzosoprano tedesco Inez Osina Rues, il tenore cinese Hui Jin, il baritono Tan Qipeng e il basso piranese Neven Stipanov.
L’evento – un inno al piacere della vita nello spirito rossiniano – è stato un avvicendarsi di ouverture, d’arie d’opera più o meno famose intercalate dagli interventi bilingui dei presentatori i quali hanno ricordato divertenti aneddoti e spezzoni di vita del “Cigno di Pesaro”.
L’orchestra, che ha eseguito pure le Ouverture de “L’Italiana in Algeri” e del celeberrimo “Barbiere di Siviglia”, si è dimostrata come organico disciplinato, ben calibrato in tutti i sensi dal direttore Barchi, il quale è riuscito a trasmettere lo stile e lo spumeggiante spirito rossiniano. Un elogio particolare va agli ottimi interventi solisti dei fiati.
I giovani cantanti sono accumunati da un buon livello tecnico e una scrupolosa preparazione musicale; nelle caballette le colorature, i passaggi erano timbricamente nitidi e puliti come intonazione. Si sono provati in arie da “L’Italiana in Algeri”, dal “Barbiere di Siviglia”, da “La regata veneziana”, “Tancredi”, e “La Cenerentola”
Il tenore leggero Hui Jin, in arie del “Barbiere” e de “L’Italiana in Algeri” si è distinto per ottima impostazione, bel fraseggio belcantistico, dizione chiara, musicalità. Sabina Willeit, interprete intelligente, ha una corposa voce da soprano che dovrà ulteriormente uniformare nei vari registri, mettendola più “avanti” (acuti). Neven Stipanov ha conquistato il pubblico con le sue spiccate e vivacissime qualità attoriali e la bella voce da basso, che però andrebbe ancora irrobustita. Ha un bel timbro da mezzosoprano in tutte le tessiture vocali Inez Osina Ruez, musicale, dal fraseggio tornito e le agilità chiare. L’eccessivo tremolo negli acuti si può correggere appoggiando del tutto la voce “in maschera”. Le potenzialità vocali ed espressive del baritono Tan Qipeng sono notevoli, però c’è ancora della strada da fare. Metta la voce più “avanti”.
Ritornando a Rossini, dopo un’ascesa strabiliante, ormai ricco, a 37 anni si ritirò dal mondo teatrale. In realtà, il compositore entrò in una profonda crisi personale e creativa. Al 1832 risalgono sei pezzi di uno Stabat Mater che egli completerà solo nel 1841. Dunque dalla vita del trionfo veloce e immediato, alla lunga vita appartata e oziosa nella sua villa di Passy, presso Parigi, diventata ritrovo dell’alta società parigina e delle rossiniane memorabili cene di quattordici portate. Negli ultimi anni egli compose infatti solo pochissimi lavori, tra cui la memorabile “Petite messe solennelle”.
Molti storici della musica si sono interrogati sulle cause del suo precoce ritiro dalle scene teatrali, e secondo la maggioranza si ritrovano nell’incompatibilità tra Rossini e l’estetica romantica: infatti, all’esaltazione della forza trascinante del sentimento e l’identificazione coi personaggi, egli contrapponeva un settecentesco distacco razionale. Sono stati comunque rilevati i numerosi elementi romantici presenti all’interno del suo Guglielmo Tell, come il soggetto storico-patriottico (la lotta per l’indipendenza degli svizzeri dagli austriaci nel XIV secolo), l’utilizzo di elementi folcloristici (come l’inserimento nell’organico orchestrale dei richiami svizzeri per le vacche, o ranz des vaches), e la grande importanza affidata al coro. Quasi che Rossini, prima di uscire di scena, si fosse premurato di dimostrare che, se solo avesse voluto, avrebbe potuto dominare anche il trionfante nuovo stile romantico.
Rossini, uomo dalle mille sfaccettature, è stato descritto dai numerosi biografi in molte maniere: ipocondriaco, umorale e collerico, oppure preda di profonde crisi depressive, ma pure gioviale bon vivant, amante della buona tavola e delle belle donne; alcuni hanno ipotizzato che dietro alle sue stranezze psicologiche si nascondesse una nevrosi di tipo ossessivo-compulsivo o un disturbo dell’umore. Spesso è stato ritenuto afflitto da pigrizia, ma la sua produzione musicale, alla fine, si rivelerà incomparabile.
Ma vogliamo finire in allegria ricordando alcune frasi che gli vengono attribuite e che parlano del Rossini “bon vivant”: “L’appetito è per lo stomaco quello che l’amore è per il cuore. Non conosco – era solito aggiungere – un lavoro migliore del mangiare; Per mangiare un tacchino dobbiamo essere almeno in due: io e il tacchino; Mangiare, amare, cantare e digerire sono i quattro atti di quell’opera comica che è la vita”.
Ricorderemo che l’Associazione Società Filarmonia è stata costituita nel 1998, con la finalità di promuovere la cultura musicale e proporre concerti e attività d’alto profilo artistico, riunendo esperienze e competenze musicali diversificate, con particolare sensibilità ai talenti emergenti. Dopo Abbazia, il tour proseguirà per Caorle (4 agosto), Grado (6 agosto), Jesolo (7 agosto), Zara (9 agosto) e Rovigno (Maistra, 10 agosto), valorizzando sia il territorio dell’FVG che le aree confinanti.
Tra il pubblico dell’altra sera anche il Console generale d’Italia a Fiume, Paolo Palminteri, il sindaco di Abbazia, Ivo Dujmić, e il direttore del Festival Opatija, Ernie Gigante Dešković.

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