«Ritorno a Kappazero»: un ponte tra l’Est e l’Ovest

Presentata alla CI «Santorio Santorio» di Capodistria l'ultima fatica letteraria dello scrittore e giornalista Aljoša Curavić, definita «la sua opera più matura»

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«Ritorno a Kappazero»: un ponte tra l’Est e l’Ovest
Alberto Gaffi, Aljoša Curavić e Marco Apollonio. Foto: KRIS DASSENA

Aljoša Curavić, uno degli scrittori di spicco e più prolifici della Comunità Nazionale Italiana, è tornato nelle librerie con il suo nuovo romanzo intitolato “Ritorno a Kappazero”. Ospite della Comunità degli Italiani “Santorio Santorio” di Capodistria, l’autore ha presentato il suo volume al numeroso pubblico intervenuto a Palazzo Gravisi-Buttorai, sede del sodalizio. “Uno dei massimi esponenti della nouvelle vague in ambito alla CNI”, come lo ha definito il presidente della CI, Mario Steffè, la sua ultima pubblicazione porta un titolo interessante, che innesca subito curiosità. Kappazero è il nome fittizio di un’isola piccola e reietta, che ricopre un ruolo fondamentale nella struttura narrativa. Un luogo che tuttavia esiste e che è possibile trovare su una cartina geografica dirimpetto alla costa dalmata. Si tratta dell’isola di Crappano, chiamata “Isola delle spugne”, dettaglio al quale fa riferimento anche la copertina azzurra del volume. È il luogo in cui affondano le travagliate radici della famiglia dei personaggi principali, ma che, come rivelato da Curavić, è anche la terra che ha dato i natali a suo padre. Seppur il romanzo si sviluppi attorno al rapporto tra un padre e suo figlio, non si tratta di una storia autobiografica, ha evidenziato, rispondendo al moderatore Marco Apollonio, che ha definito quest’ultima fatica letteraria del giornalista e caporedattore del programma italiano di Radio Capodistria ”la sua opera più matura”. Pubblicato per la Casa editrice “Italo Svevo” di Trieste, “Ritorno a Kappazero” è la storia di un contrasto tra due diverse generazioni, che non riescono a trovare una lingua comune, ma nemmeno a divincolarsi, poiché a legare i personaggi è una “situazione esistenziale, in cui non possono fare a meno l’uno dell’altro”. Un romanzo scritto in maniera istintiva e costruito senza il virgolettato, ha spiegato l’ospite, per dare una forma monologante al dialogo e l’impressione che padre e figlio siano effettivamente una persona sola. Altro tema portante del racconto è il viaggio, “che nasce un po’ da quelle che sono le vicissitudini e la storia di questi territori, dove i viaggi sono nati come emigrazione, dunque necessità di uscire da una situazione postbellica di disagio economico oppure politico”. Oltre a Kappazero, la narrazione si snoda tra Trieste e New York, che Curavić considera il simbolo stesso del viaggio. “Un capolavoro dell’equilibrio, perché Aljoša ha saputo trovare l’equilibrio tra vicino e lontano e creare un ponte tra l’Est e l’Ovest”, è convinto Alberto Gaffi, titolare delle edizioni “Italo Svevo”, il quale ha annunciato la traduzione slovena del volume in vista della Fiera internazionale del libro di Francoforte 2023, dove la Slovenia sarà il Paese ospite, nonché in tedesco e francese.

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