Ricordare il monolocale nel cuore del Ghetto

Il monologo dell’ideatore del progetto, Eugenio De Giorgi, è stato pubblicato sul sito dell’IIC di Zagabria in occasione della Giornata della memoria

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Ricordare il monolocale nel cuore del Ghetto

In occasione della Giornata della memoria sul sito dell’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria  può essere visto lo spettacolo – monologo di Eugenio De Giorgi “Affittasi monolocale zona Ghetto”.
Attore, autore e regista, Eugenio Itzhak De Giorgi, già direttore artistico del Teatro Olmetto di Milano, è l’ideatore del progetto sulle relazioni tra le tre religioni monoteiste – il cui primo episodio è “Affittasi monolocale zona Ghetto”.

Il protagonista nonché regista Eugenio Itzhak De Giorgi

Un approccio nuovo
Muovendo dallo specifico del dato storico Eugenio Itzhak De Giorgi ha scritto e interpreta uno spettacolo che, in forma di monologo, fa rivivere alla maniera dei comici dell’arte, con l’uso del grammelot, le avventure tragicomiche di alcuni personaggi del periodo delle origini del Ghetto veneziano, fino ai giorni nostri. L’intento è quello di affrontare i temi inerenti la segregazione e la persecuzione degli ebrei con un approccio sostanzialmente nuovo rispetto alla memoria tragica dell’Olocausto, pur senza ignorare l’ancora immanente gravità dell’antisemitismo. L’affabulatore richiama in vita personaggi e avvenimenti direttamente o indirettamente legati al Ghetto di Venezia: dal frate domenicano Tommaso Torquemada, che fece cacciare gli ebrei dalla Spagna, al marrano Giuseppe Francoso, che a causa della sua vita precaria si fece battezzare quattro volte, alla poetessa Sara Copio Sullam detta “la bella ebrea”, al profeta Nathan di Gaza che a Venezia si spacciò per il falso Messia Shabbataizvi. A seguire un’altra storia italiana avvenuta in Toscana, a Monte San Savino, dove è avvenuto il primo pogrom dell’era moderna nel 1799. Lo spettacolo si conclude con la famosa “conferenza della vergogna” che ha avuto luogo a Evian nel 1938. Data storica in cui il rifiuto delle grandi potenze internazionali sulla possibilità di ospitare gli ebrei che chiedevano asilo, ha contribuito alla realizzazione del progetto folle del III Reich. Eugenio Itzhak De Giorgi ha inteso trattare il tema con la verve e l’ironia che distinguono le sue interpretazioni, senza dimenticare i toni e i colori dell’humour yiddish per trarre dalla lezione del passato motivi di riflessione per il presente e il futuro.

Sopra e a destra le case del Ghetto di Venezia

Raccontare i fatti storici
Che la storia si ripeta è una certezza, che l’antisemitismo abbia radici molto profonde è una conferma e lo si può leggere nella Bibbia, nel libro dell’Esodo. Mosè, insieme al fratello Aron, si recano dal faraone per chiedere la liberazione del popolo ebraico che vive in schiavitù. Uno dei passaggi più toccanti e significativi è proprio nella prima sezione dell’Esodo, dove si descrive il “sistema” egiziano per dirigere i lavori degli schiavi ebrei: l’egiziano persecutore (nazista), sceglieva dei poliziotti ebrei (kapò) che davano gli ordini agli schiavi ebrei, per eseguire i lavori. Questa gerarchia rispecchia esattamente il principio dei ghetti e dei campi di concentramento durante la Seconda guerra mondiale. Come dice il commentatore Rachi (1040/1105) “questo modo d’agire è il progetto degli antisemiti di tutti i tempi, che consiste nel fomentare la discordia tra gli ebrei”. Il futuro è tutto un ripetersi e la memoria, anche se viene celebrata ogni anno, probabilmente ha le gambe molto corte. Per questo motivo, per risvegliarla, è stato interessante raccontare fatti storici ormai dimenticati o sconosciuti, che hanno toccato da vicino anche l’Italia. Nello spettacolo di De Giorgi protagonista è Venezia, dove il 29 marzo 1516, il consiglio della Serenissima sancisce la nascita del primo Ghetto della storia.

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