Remi, vele e forte senso identitario

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Remi, vele e forte senso identitario

TRIESTE Le vittorie della “Libertas” di Capodistria, della “Pullino” di Isola, della “Eneo” di Fiume, della “Pietas Julia” di Pola e della “Diadora” di Zara, e poi le sfide vinte da campioni straordinari come gli “imbattibili e indivisibili” Agostino – Tino – Straulino e Nico Rode, la coppia che a Helsinki regalò all’Italia, il 28 luglio 1952, l’unico oro olimpico nella vela. E dalle Olimpiadi di Amsterdam del 1928 arriva l’armo di canotaggio “Armando Diaz”, con il quale trionfò l’equipaggio della “Pullino”, o la giacca azzurra della Nazionale italiana ai Giochi del 1948… Sono queste autentiche “chicche”, che insieme a tanti cimeli d’epoca, decine e decine di fotografie, coppe, trofei e medaglie, diplomi, tessere, regolamenti, pergamene, stendardi e vari documenti vanno a comporre il percorso espositivo di “Mare e sport. In Venezia Giulia, Fiume e Dalmazia. Immagini 1870-1950”, proposta culturale della stagione estate-autunno 2018 dell’Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata di Trieste. Una mostra con la quale l’IRCI fa sfoggio dei “gioielli di famiglia”, costruendo un racconto inedito – per la sua interezza e ampiezza –, grazie a materiali autentici e originali provenienti dai suoi archivi o reperiti e presi in prestito dalle società sportive protagoniste di questa storia, oltre che dalle raccolte di numerosi privati.

Tasselli di vita adriatica
Inaugurata ieri sera, l’esposizione organizzata dall’IRCI e curata dal direttore Piero Delbello, visitabile fino al 28 ottobre (da lunedì a sabato con orario 10-12.30 e 16-18.30, la domenica 10-19, ingresso libero), ricostruisce tasselli di vita adriatica, andando a comporre un trait d’union tra passato e presente, tra rive opposte, ma comunque da sempre intimamente e indissolubilmente collegate e comunicanti. Un discorso che va a inserirsi perfettamente nella cornice del 50º anniversario della “Barcolana”, che quest’anno vuole ricordare come “siamo tutti sulla stessa barca”, ossia che il mare unisce e non divide, che è spirito di condivisione, di partecipazione, che il mare è cultura. E l’IRCI, come già fatto nei vari anni, contribuisce ai circa 300 eventi che dal 5 al 14 ottobre faranno da corollario all’edizione 2018 della regata velica più grande del mondo (che si disputerà la seconda domenica di ottobre). Qui l’intento precipuo è far conoscere la nascita, lo sviluppo, la storia e i risultati conseguiti dalle associazioni sorte sulla sponda dell’Adriatico orientale dalla seconda metà del XIX secolo agli anni Cinquanta del Novecento, praticanti le varie discipline sportive acquatiche, nonché le capacità e la forza della nostre genti, il loro contributo allo sport e alla cultura italiane.
È un aspetto che sta particolarmente a cuore al presidente dell’IRCI, Franco Degrassi, che qualche anno fa ha voluto inaugurare quest’importante ciclo di iniziative dedicate al mare, andando a esplorare e valorizzare di volta in volta una dimensione diversa. Questa nuova mostra spiega la particolare connotazione che lo sport ha avuto nella Venezia Giulia e Dalmazia, da sempre parco privilegiato di medaglie per l’Italia (a tagliare il nastro, insieme alle autorità, la signora Sanda Tarlao, vedova del capodistriano Aldo Tarlao, che con la “Libertas” ha collezionato un medagliere di tutto rispetto). “È con grande orgoglio che ho potuto organizzare questa mostra”, ha detto il prsidente dell’IRCI. Per Degrassi è quasi un ritorno a casa, molto emozionante, toccante: si è ricomposta all’IRCI la (anche) “sua” società, la “Pullino” di cui lui, isolano, è stato presidente. Infatti, è proprio questa che nella mostra la fa da leone – insieme con la “Libertas” di Capodistria –, con l’arma arrivata in prestito dal Museo del Mare di Trieste, e il cui odore di legno antico ha pervaso la sala, catturando l’attenzione del numeroso pubblico.

«Il mare è il cuore della nostra gente»
Tra gli ospiti, in rappresentanza della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, l’assessore Fabio Scoccimarro, che ha sottolineato la necessità di far conoscere questa storia e il valori che veicola – da lui appresi quasi casulamente, facendo canottaggio – alle giovani generazioni. A nome del Comune di Trieste, è intervenuto alla cerimonia d’apertura l’assessore alla Cultura e allo Sport, Giorgio Rossi. “Non è una delle solite mostre – ha esordito –. Il mare è il cuore della nostra gente e lo sport è un investimento, significa passione, anima, cuore, solidarietà. Rossi ha ricordato un aneddoto della sua infanzia, quando nel mare di Umago suo zio, nuotatore, si tuffava con lui, allora di appena tre anni sulle spalle. “È stata la mia iniziazione allo sport”, ha detto. Tanti ricordi anche nel discorso del presidente regionale del Comitato olimpico nazionale (CONI), Giorgio Brandolin, il quale ha voluto tributare un applauso in omaggio al suo predecessore, il compianto Emilio Feluga, isolano, e onorare l’apporto di uomini, campioni o semplici appassionati provenienti da Istria, Fiume, Quarnero e Dalmazia allo sport italiano in quasi tutte le discipline. Lo sport dovrebbe rinsaldare, unire, ha concluso Brandolin annunciando che continuerà a seguire la strada tracciata da Feluga, coinvolgendo gli sportivi che oggi vivono e sono attivi in Istria, Fiume e Dalmazia, in collaborazione con l’Unione Italiana.

Immagine di una realtà lontana
Navigando tra i reperti in visione al pianoterra del Civico Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata di via Torino 8, che ospita l’esposizione, si riesce a comprendere – al di là di quello che è stato il discorso agonistico, importante, ma in questo contesto non preminente – il ruolo degli sport acquatici, il legame con il mare e quello con la madrepatria. Tanti remi e vele, un po’ di nuoto e poco altro: senza la pretesa di voler rappresentare tutto, sono questi dei flash – come ha rilevato il curatore Delbello – che ci restituiscono l’immagine di una realtà per certi versi lontana, temporalmente, ma ancora molto viva e presente, anzi che si è intrecciata e intessuta con la società di oggi, è diventata elemento fondante di Trieste e del suo circondario. Un retaggio, come è stato rimarcato, che va fatto conoscere, che va trasmesso e valorizzato. Di questo l’IRCI sotto la presidenza Degrassi ne ha fatto una missione, raggiungendo a oggi traguardi importanti. All’orizzonte si scorgono e si annunciano altre mete, altri argomenti da far riemergere e rileggere. L’auspicio a questo punto è che si possa andare avanti su questa rotta a vele spiegate.

foto: Goran Žiković

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