Recupero del patrimonio istriano d’arte sacra

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Recupero del patrimonio istriano d’arte sacra

POLA | La chiesa di Santa Maria delle Lastre di Vermo, quella che vanta la più splendida serie di affreschi della storia istriana a firma di Vincenzo da Castua; la Chiesa di San Pietro e Paolo di Villa di Treviso e la Chiesa della Beata Vergine Maria di Momorano, sono diventate oggetto di capillari restauri che riguardano l’inventario ecclesiastico ligneo di pareti, soffitti, trittici e polittici con sculture realizzati da botteghe locali e da prestigiosi artisti-artigiani veneziani. In realtà non sono operazioni appena intraprese, ma progetti che si stanno protraendo da diversi anni con grande impiego di forze di studiosi multidisciplinari ed esperti specializzati nelle modalità di recupero del patrimonio d’arte sacra.

Ieri mattina, il Museo storico e navale istriano ha ospitato la presentazione dei risultati della metamorfosi compiuta dopo tanto d’interventi, che ancora si perpetuano e che hanno già prodotto mirabili risultati riportando alla luce raffigurazioni pittoriche che rischiavano la totale cancellatura e sparizione, nonché di sculture ormai rese informi e intaccate dall’azione deleteria e corrosiva del tempo.
Assolti i benvenuti da parte del direttore dell’istituzione operante dentro il Castello veneziano, Gracijano Kešac, l’assessore istriano alla Cultura, Vladimir Torbica, ha salutato la pubblica esibizione di questo che è, a tutti gli effetti, un grande progetto di recupero di un inventario ligneo delle chiese istriane finora sconosciuto ai più.
Doverosamente, non si è mancato di evidenziare la notevole sinergia di forze che ha reso possibile interventi di salvaguardia all’ultima ora, prima di vedere scomparsi e per sempre irrecuperabili degli esempi d’arte sacra d’anzianità secolare: i posti in prima fila spettano all’Istituto nazionale di restauro e alla Regione istriana che hanno promosso quest’esposizione pubblica, quindi alle autonomie locali e per quanto riguarda le fonti di finanziamento di molti interventi conservativi, non si è mancato di ricordare il prezioso pluriennale apporto della Regione Veneto. L’obiettivo più essenziale non sarebbe quello della promozione turistica di cotanto patrimonio, quanto quella di renderlo redivivo e di restituirlo in visione alla gente del luogo e a tutti coloro che apprezzano l’arte, quella sacra in particolare. La parola quindi a Tajana Plešo, direttrice dell’Istituto croato di restauro, ente responsabile di tutti i più importanti interventi di recupero del patrimonio immobile e mobile, che si trova sul territorio della Repubblica di Croazia, che si è detta orgogliosa dei raggiungimenti, invitando i restauratori ad illustrare fase per fase, gli interventi compiuti. Marijana Galović, Anđelko Pedišić e Višnja Bralić hanno presentato tanto di documentazione fotografica che ha mostrato tappa per tappa (smantellamenti, trattamenti, puliture, ripristini di materiale e reintegrazione pittorica), la rinascita a nuovo di parti importanti dell’inventario ecclesiastico locale.
Vedi le redivive sfumature cromatiche del soffitto a cassettoni che sovrasta la famosa “Danza macabra” di Vincenzo da Castua, il tavolato ligneo della chiesa di San Pietro e Paolo, che sta dando sfoggio dei rinati dipinti del XVII e XVIII secolo e, forse come più attraente fra tutti, il polittico policromo della Chiesa di Villa di Treviso, realizzata nel lontano 1533 dal rinomato maestro veneziano Paolo Campsa.
In quest’ultimo caso i lavori sono iniziati nel 2016 e dureranno per altri anni. Il dato di fatto per cui operazioni del genere sono molto esigenti, delicate, da compiersi con grande sapienza in materia di arte del restauro e per un lungo periodo di tempo, è stato sottolineato anche dalla direttrice dell’Ufficio di sovrintendenza del patrimonio storico, Lorella Limoncin Toth. Presenti ieri al Castello pure Nevia Srdoč, assessore della Città di Pisino e Predrag Pliško, sindaco del Comune di Marzana, rappresentanti delle autonomie locali sul cui territorio si trovano le chiese interessate dai recuperi.

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