Rapporti donne-uomini e le ragioni che portano alle incomprensioni

Mescolando aneddoti di vita a intermezzi cantati, momenti più seri ad altri scanzonati l'attore ha divertito il pubblico che lo ha premiato con sonore risate

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Rapporti donne-uomini e le ragioni che portano alle incomprensioni

La Casa croata di Cultura di Sušak (HKD) ha ospitato il one-man show “Pračovjek” (L’uomo delle caverne/titolo originale “Defending the Caveman” di Rob Becker, traduzione di Bojana Bajić), diretto e interpretato dall’attore e regista di Karlovac Peđa Gvozdić (che recentemente ha firmato la regia della commedia urbana “Chi sa sa, chi non sa… googla/Tko nema u vugla, googla” del Dramma Italiano, messa in scena al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume), realizzato in collaborazione con i teatri “Zorin dom”, “Zakon Teatar” e il “Theatre Mogula” di Karlovac.

Peđa Gvozdić in scena

Lo snocciolamento dei difetti dei due sessi
Nello spettacolo, che l’artista sta portando in giro per il Paese collezionando il “tutto esaurito” nei teatri, a modo delle caratteristiche e dei reali rapporti interpersonali tra i due sessi, sia il pubblico maschile che femminile ha avuto modo di riconoscersi e ridere. Infatti, la forza dell’esilarante pièce è il suo snocciolamento dei difetti dell’uomo e della donna, nonché del narrarli quando sono insieme. Multitasking, attenta, veloce, capace a scavare nei sentimenti fino all’inverosimile e a immaginare ciò che non c’è lei, semplice, focalizzato su un solo obiettivo (tv, pesca, birra, donna o altro), a disagio nel raccontare l’intimità e capace di capire unicamente ciò che vede e può toccare lui, il tutto è riconducibile alla preistoria e alle diverse mansioni dell’una e dell’altro: raccoglitrice e cacciatore (sulla scena, ideata da Davor Trupac, non mancano, tra quelli di arredo contemporaneo, oggetti risalenti ai tempi delle caverne).
Affrontando e abbracciando con divertimento, ma anche ragionandoci seriamente su e interagendo direttamente con gli spettatori, entrambi i ruoli, Gvozdić ha chiaramente evidenziato (supportato da un ottimo gioco di luci, firmate da Robert Pavlić, tese a raccogliere la tensione o l’atmosfera nei punti cruciali, di cui è da rilevare l’originale effetto dell’ombra dell’artista ingigantita a modo di “cavernicolo”) come, dalla preistoria a oggi, nonostante le sovrastrutture culturali, la complessità di visione e organizzazione delle prime si scontri con la semplicità dell’universo maschile.

Drammaturgia interessante
La drammaturgia (firmata da Petra Pleše) partita, come accennato, da un lavoro di traduzione e adattamento dell’attore, si è via via arricchita nel corso della performance, atta a tracciare un percorso sull’evoluzione del maschio dagli anni ‘40 e ‘50 fino ad oggi, ovvero da John Wayne all’icona gay, dal tenebroso macho a cavallo con tanto di barba e baffi a quello sul monopattino elettrico, non di rado depilato, con tanto di manicure e attentissimo al look. Vi è stato poi il punto in cui Gvozdić, che ha giocato molto anche su come le coppie, nello specifico i maschietti, affrontano la sessualità, si è rivolto agli spettatori chiedendo agli uomini se avessero un loro posto in casa. Le risposte – il garage, la cantina, il container e altri simili -, ossia posti “fuori” o, in qualche modo, separati dalla casa, hanno portato l’artista alla conclusione che l’unico luogo all’interno della stessa, in cui possono ritagliarsi il loro spazio e fare due cose contemporaneamente è il bagno. Mescolando aneddoti di vita (personale?) a intermezzi cantati e musicali (a firma di Damir Šimunović), momenti più seri ad altri scanzonati l’attore, musicista, autore e regista ha intrattenuto per quasi due ore il pubblico fiumano senza perdere ritmo e verve, riscuotendone l’apprezzamento. Quest’ultimo, infatti, l’ha premiato con sonore risate alle sue battute e con un caloroso applauso finale.

Grande soddisfazione
Anche la versione croata dello spettacolo punta al grande successo della natia Broadway, dove “Caveman”, con oltre 800 performance in due anni, è stato il monologo più longevo della storia, tanto che l’ex sindaco Rudy Giuliani gli ha intitolato la 43esima strada.
A detta di Gvozdić, quella dell’altra sera è stata l’82esima replica, della quale è molto soddisfatto, specificando di essere “particolarmente contento dell’accoglienza e reazione del pubblico fiumano relative alla stessa. È la terza volta che la proponiamo a Fiume e a ogni spettacolo le persone ci sorprendono per ciò che commentano, rispondono o non lo fanno, il che, e ce ne rendiamo perfettamente conto, può dipendere da una miriade di situazioni, anche dalle variazioni metereologiche! Nonostante tendenzialmente lo show, scritto da un uomo, si schieri un pochino dalla parte delle donne, in effetti considera in modo eguale le problematiche di ambedue i sessi nel momento in cui si trovano a vivere un rapporto di coppia”, ha spiegato l’attore.

Il pubblico ha riso a crepapelle

Una tematica universale
“Si tratta di una tematica universale – ha puntualizzato –, che coinvolge tutti e in cui ognuno può riconoscersi. Per quanto mi riguarda, mi diverto un mondo a incanalarmi nella parte dell’uomo ‘cavernicolo’ e ogni volta mi sbizzarrisco nell’introdurre qualche elemento nuovo o improvviso qualcosa, sorprendendo anche i tecnici! In tale contesto, vorrei rilevare che il monodramma ‘Il papà’, messo recentemente in scena dal Dramma Italiano con protagonista Giulio Settimo, diretto da Marco Di Stefano (tratto dal testo originale dell’autore islandese Bjarni Haukur Thórsson, che per primo ha affrontato il summenzionato ruolo) è la continuazione di questa performance, per cui vi si possono riconoscere svariati momenti in comune. Questa pièce, non facilissima da reggere sul palco da soli, tradotta da Bojana Bajić, ma che ho riadattato molto, tra breve raggiungerà la centesima esibizione – questa è stata l’82esima –, vuole riflettere su come far conciliare le differenze tra gli uomini e le donne, sulle ragioni che portano alle incomprensioni. Sulla sua scia stiamo preparando un nuovo pezzo, un adattamento che richiederà l’impegno di tre attori, altrettando focalizzato su argomenti simili”.

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