Raffaella Carrà, un’icona della moda italiana (foto)

La mostra «Com'è bello da Trieste in giù» allestita nella Sala Sbisà del Magazzino 26 di Porto Vecchio a Trieste attraversa epoche e stili diversi, con una passerella di costumi della donna di spettacolo che ha influenzato tutta l'Europa

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Raffaella Carrà, un’icona della moda italiana (foto)
Una parte degli abiti in mostra

Un armadio di scena caleidoscopico e scintillante tra lustrini, paillettes, pietre Swarovski, trasparenze, chiffon e tulle che hanno segnato la storia della televisione italiana, legati a programmi e spettacoli di grande successo. Da qualche giorno nel Magazzino 26 di Porto Vecchio a Trieste si respira aria di festa. Gli abiti di scena di Raffaella Carrà, che hanno dettato mode e tendenze, rivivono nell’esposizione “Com’è bello da Trieste in giù” organizzata dal Comune di Trieste e realizzata da Prandicom – IES Trieste Lifestyl e allestita nella Sala Sbisà fino al 16 febbraio 2025.

L’esposizione ci trasporta, come una macchina del tempo glamour sfavillante, attraverso trent’anni di televisione, spettacolo, evoluzione sociale e del costume, sulle ali di uno dei personaggi più iconici e amati in Italia e in tutto il mondo.

Paillettes dorate per un abito da sogno

35 abiti straordinari
Gli abiti esposti sono stati realizzati con grandissima maestria, ogni capo è un capolavoro di sartoria. La mostra è l’ennesima prova di come il Made in Italy rappresenti ancora oggi un punto di riferimento nel mondo in termini di qualità e creatività.
Il percorso espositivo – lo ha annunciato il Comune di Trieste alla vigilia dell’inaugurazione della mostra – è brillante, come è stata la carriera della “Raffa” italiana, star evergreen: un’icona dello spettacolo fra le più note e amate, da Trieste in giù, a tutto il pianeta. Salendo le scale di Magazzino 26 notiamo appesi sulle pareti dei manifesti che ci invitano a visitare la mostra adatta al periodo prenatalizio.
Sala Sbisà attende impaziente il visitatore di tutte le età, maschi e femmine, giovani e anziani. Ad accoglierci sono 35 straordinari abiti dall’archivio privato di Giovanni Gioia e Vincenzo Mola (collezioni Carrà) e due capi donati dall’autore Rai Massimiliano Canè, consulente artistico per i video d’epoca che, scorrendo accanto ai costumi di scena, ricostruiscono oltre tre decenni di storia dello spettacolo, della TV e della società italiana.

L’abito a firma del costumista Gabriele Mayer

Un viaggio nel mondo dello show
Lo show del 1978 “Ma che sera” è rimasto indelebilmente nella memoria italiana anche per il ritornello della sigla d’inizio, “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù!”: Raffaella Carrà, inconsapevolmente, aveva creato una specie di inno del capoluogo giuliano. Collezioni Carrà ha estratto dal suo archivio una collezione di abiti che ci proiettano nei programmi-cult della TV italiana, e non solo: attraverso tournée e produzioni cinematografiche che hanno visto protagonista Raffaella Carrà in Italia e a tante latitudini del pianeta, impegnata in coreografie indimenticabili oppure alla conduzione di talk show che hanno cambiato la filosofia della televisione, dal mattino al prime-time serale. Viaggiamo così dal tour di “Forte, forte, forte” (1976) al fortunatissimo show “Carràmba! che fortuna” (2008), passando attraverso format di successo straordinario come “Pronto, Raffaella?” e “Buonasera, Raffaella”, ma anche “Domenica In” e varie edizioni di “Fantastico”, il film “Barbara” e spettacoli on stage come “Millemilioni”.

L’abito disegnato da Luca Sabatelli (1983), alcuni bozzetti di vestiti e il video con Raffaella Carrà

Eleganze maliziose e costumi da sera
Taglie dalla 38 alla 42, vestiti che pesano anche dieci chili, abiti disegnati da note griffe dello spettacolo come Gabriele Mayer e la sua sartoria artistica (dalla quale sono usciti anche molti abiti di Renato Zero e Lorella Cuccarini o i costumi di film come “Marie Antoinette” di Sofia Coppola). A firmare gli abiti sono anche molti altri professionisti del mondo dello spettacolo, come Corrado Colabucci e Luca Sabatelli: vestiti che rappresentano un patrimonio culturale e artistico, dai quali si sprigiona al visitatore lo stile del personaggio Carrà nel suo impeccabile caschetto biondo, nelle eleganze maliziose e negli eccessi indossati con ironia. Abiti di lustrini, costumi da sera e tute ma anche giacche, motivi dall’optical al super chic, tante mise sospese fra il bianco, il nero e il rosso – i colori più amati – ma anche l’oro, il blu notte e l’argento. 35 “scrigni” fruscianti, che schiudono l’icona, mito del varietà, ma anche la storia della televisione italiana così come Raffaella Carrà l’ha incarnata.

L’abito rosso con richiami alla cultura spagnola

Ricami e… pietre Swarovski
Prima tappa dell’esposizione è dunque l’abito che ci focalizza sulla carriera della Carrà. Nel 1976 incide uno dei suoi successi più clamorosi “A far l’amore comincia tu” e, proprio per esibirsi sulle note di questo brano, il costumista Corrado Colabucci disegna l’abito che troviamo esposto, confezionato poi dalla storica Sartoria G.P. 11 di Gabriele Mayer. Ed è questo uno dei più usati nella tournée “Forte forte forte” del 1978: un vestito lungo, in tessuto tulle trasparente effetto nudo, in gran parte rivestito di paillettes argento e oro. Un vertiginoso spacco sul davanti, sul collo e nell’abito decorazioni e ricami con pietre Swarovski. Proprio con questo vestito – viene riportato accanto all’abito stesso – in molte occasioni ha cantato anche la title-track dell’esposizione triestina, “Tanti auguri”.
E ancora, spaziando fra gli abiti, troviamo selezioni dal film “Barbara” del 1980, dove Carrà indossa uno degli abiti che le hanno conferito il titolo di “Icona di stile”, disegnato dal costumista Luca Sabatelli. Fu indossato per cantare il brano “Io non vivo senza te”, dallo spettacolo “Millemilioni” del 1981 (un bolerino di chiffon, color arancio, paillettato) e da una delle prime edizioni di “Fantastico”, quella 1982-1983 abbinato alla Lotteria Italia: anche in questo caso è Luca Sabatelli a firmare il vestito che vedeva in scena la Carrà accanto a Corrado, Gigi Sabani e Renato Zero.

L’abito da sera realizzato da Luca Sabatelli nel 2008 completamente rivestito di cristalli Swarovski

Le creazioni di Colabucci e Sabatelli
Dal 1986 Raffaella Carrà conduce il programma “Domenica In” e anche questa volta conquista un primato, è infatti la prima donna che presenta questo prestigioso contenitore domenicale. I costumi di scena sono disegnati da Corrado Colabucci che per la sigla iniziale realizza un abito, indossato solo per pochi secondi, con un tripudio di tessuti diversi fra loro, trapunto di pietre e Swarovski. Sempre a “Domenica In” Raffaella si ritaglia, in ogni puntata, un piccolo spazio personale dove canta le sue canzoni: per interpretare “Ballo ballo”, Corrado Colabucci le disegna un abito unico nel suo genere, composto da due pezzi: un body, effetto carne, rivestito di borchiette argento e strass neri. Le maniche lunghe e ricamate con canottiglie. La gonna, in georgette, caratterizzata da una baschina interamente ricamata in canottiglie a tinta e strass. Nel 1988 Raffaella Carrà firma un contratto con le reti Fininvest e il suo primo programma è il “Raffaella Carrà show”. Per la prima puntata Luca Sabatelli disegna e realizza quello che nel corso del tempo sarà definito “l’abito cofanetto”, a seguito di una divertentissima battuta del comico Gianfranco D’Angelo. La particolarità è da ricercarsi nei disegni cashmere tutti realizzati con cannette Cristal multicolor.
Nel settembre del 1990, per la conduzione della prima puntata dello special televisivo “Uno, due, tre … Rai vela d’oro”, in onda su Rai Uno, affiancata da Toto Cutugno e Fabrizio Frizzi, Raffaella indossa un abito disegnato da Corrado Colabucci completamente ricoperto di piccole paillettes dorate e completato dai cristal Swarovski.
Nel 1992, dopo una lunga assenza, dalla Spagna Raffaella torna sugli schermi di TVE1 per condurre il programma “Hola Raffaella”. In tutte e tre le edizioni canterà i suoi vecchi successi, riproporrà alcuni spettacolari balletti sempre con gli abiti del costumista Corrado Colabucci.
Nel fortunatissimo show “Carràmba! che fortuna” (1999), che ogni settimana presenta incredibili e divertenti storie di chi è stato baciato dalla fortuna e di chi invece l’ha solo sfiorata, Raffaella indossa una serie dei suoi abiti iconici di fine anni Novanta: rimane celebre quello della decima puntata, presente nell’allestimento, un body con un pantalone in velluto in seta disegnato da Corrado Colabucci.

Pantaloni, body e gilet realizzati da Pera

Schizzi di vestiti e video
Nel 2008 Raffaella Carrà torna su Rai1 con la quarta edizione di “Carràmba! che fortuna”. I costumi di scena sono affidati a Luca Sabatelli che crea un abito da sera in tulle elastico completamente rivestito di circa 18mila pietre Swarovski.
Ogni vestito è accompagnato da una spiegazione, che indica il costumista, la manifattura, l’anno di realizzazione, lo spettacolo nel quale è stato indossato dalla Carrà e alcune informazioni legate al periodo. Tra gli abiti esposti, sulle pareti vengono presentati alcuni bozzetti degli abiti fatti a matita o penna e colorati.
Oltre ai vestiti alcuni video presentano al visitatore performance canore e programmi TV con protagonista Raffaella Carrà. L’esposizione è senza dubbio un’immersione nello spettacolo e nella carriera di un’icona pop immortale. La mostra vuole raccontare non solo la moda legata al personaggio, ma anche porre luce sulla figura di Raffaella Carrà nel suo complesso, una persona che anche nelle sue canzoni, guardando ai temi affrontati nei testi, è stata una pioniera.

Il vestito a firma di Corrado Colabucci (1993)

Un’opera di Corrado Colabucci (1986)

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