Racconti di un Festival… d’altri tempi

Nella Galleria Cvajner di Pola hanno avuto inizio gli incontri che introducono le celebrazioni per il 70.esimo anniversario della rassegna cinematografica polese

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Racconti di un Festival… d’altri tempi
Il sindaco Filip Zoričić. Foto: VANJA STOILJKOVIC

Quest’anno il Festival del film di Pola festeggia i 70 anni. Un importante anniversario che il team dietro alla più longeva rassegna cinematografica nel Paese ha già iniziato a celebrare con “Racconti del Festival”, pensato come una serie di incontri tra chi nel passato vi ha collaborato o partecipato. In qualsiasi veste, per scoprire un po’ quelle storie, personali(ssime), che lega ciascun personaggio al Festival. Un discorso anche sul suo passato e presente, ponendoli a confronto, per cercare di capire dove il Festival si possa collocare in un futuro.

Protagonisti del primo incontro, tenutosi l’altra sera presso la Galleria Cvajner di Pola, Mario Benčić, Mate Ćurić, Miro Tatić, Bruno Langer e Gorka Ostojić Cvajner. A moderare è stata Sonja Marušić. Presenti pure la direttrice del Festival del film di Pola, Tanja Miličić, il direttore artistico Danijel Pek e il sindaco Filip Zoričić, che ha seguito l’interessante incontro dal pubblico.

Un evento da dimenticare
A rompere il ghiaccio Sonja Marušić, che ha definito Pola come “città di filmofili” e i polesi come coloro che “hanno il film nel DNA”. Per un’edizione del Festival, ricorda, era stata ingaggiata come presentatrice, e nel momento in cui avrebbe dovuto presentare la troupe di un film, si era riscontrato un problema tecnico.
“Il pubblico di fronte, l’Arena ovviamente piena fino all’ultimo dei posti, il microfono non funziona. Che fare? Ho cominciato a parlare, o meglio a urlare, nella speranza che almeno qualcuno mi senta. Sì, c’era il pubblico che fischiava, ma io ho proceduto, non c’era altro da fare, bisognava per forza andare avanti”, ha raccontato Marušić.

L’entusiasmo di John Malkovich
“Gli anni d’oro del Festival erano sicuramente gli anni Ottanta, la Città era in pieno sviluppo”, ha spiegato la storica dell’arte Gorka Ostojić Cvajner, che per molti anni ha guidato il Festival. “Allora in città c’era una trentina di ditte, che erano sempre pronte ad aiutare, giorno e notte, il senso di appartenenza, di collegialità era grande” – ha continuato. Parlando di Festival, ha individuato tre località che erano al centro degli eventi culturali, l’Arena, la Casa dei difensori croati e l’Hotel Riviera. Ha ricordato con piacere un aneddoto legato all’attore John Malkovich: “Aveva chiesto di visitare la Città da solo… quattro ore dopo è ritornato affascinato dalla città e dai suoi monumenti antichi”. Nell’occasione, Tanja Miličić, che è oggi a capo del Festival, era servita da traduttore: “Un incarico che assolutamente non mi aspettavo, ero terrificata. Fortunatamente il signor Malkovich parlava lentamente… e poco, in effetti”.

Una lenta ripresa
L’ex direttore tecnico del Festival, Miro Tatić, si è detto orgoglioso del fatto che a soli quattro anni aveva presenziato al 1º Festival e precisamente alla proiezione del film “Vesna”. Ha ricordato che la città si era sviluppata proprio grazie al Festival del cinema, poiché Pola allora era piena di rovine, e l’evento aveva contribuito a ripulire la città dai resti dei bombardamenti.
Molti dei lavori di ristrutturazione delle facciate furono finanziati da società e distributori cinematografici e iniziò una pianificazione sistematica circa le nuove capacità turistiche che all’epoca mancavano.

Ricordi e memorie
Il giornalista Mario Benčić, che nell’ambito del Festival redigeva il bollettino e si occupava delle conferenze, ha ricordato il suo primo incontro con il grande schermo.
“A quel tempo non avevamo la televisione in casa, pochi vicini avevano la radio, quindi quando vidi per la prima volta la proiezione in Arena, mi sembrò di essere nello spazio”. Ha aggiunto che andare al Festival è sempre stata quasi una festa a cui si sarebbe unita tutta la via: “Purtroppo i soldi per i biglietti mancavano, spesso assieme agli amici ho dovuto saltare il recinto. Sì, ho visto ‘Neretva’ e ‘Sutjeska’ senza pagare il biglietto”.
Mate Ćurić, giornalista in pensione, ha parlato della sua esperienza quale membro della giuria, ma anche degli inizi del suo lavoro giornalistico, da cui in seguito si è profilato come critico cinematografico. Bruno Langer degli “Atomsko sklonište” ha rivelato come Boško Obradović, ideatore della band, aveva diretto l’apertura di una delle tante rassegne, facendo suonare il gruppo, che vi aveva presentato la canzone (vietata) “Kinematograf našeg detinjstva”.

Una rassegna contemporanea
All’incontro, come si diceva, ha partecipato pure il sindaco Filip Zoričić, che ha affermato di essere lui stesso un appassionato di cinema, sottolineando l’importanza del Festival: “L’arte è sempre al di sopra della politica”. Per quanto riguarda il concetto di programmazione, il direttore artistico Danijel Pek ha sottolineato che la 70ª edizione sarà aperta a tutti i generi, ma con l’accento sempre sui lungometraggi.
Il glamour? “Sempre presente – ha concluso Tanja Miličić – quello non se ne è mai andato. Sì, il Festival non è quello di una volta, ma è giusto così. I tempi cambiano e anche il nostro Festival segue i tempi. Per il 70º daremo il meglio”.

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