Preziosa serata sinfonica al Teatro fiumano

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Preziosa serata sinfonica al Teatro fiumano

FIUME | Serata sinfonica di alto profilo artistico al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”, con l’Orchestra dell’Opera di Fiume diretta dal Maestro ospite Philippe von Steinaecker e la partecipazione del pianista italiano Federico Colli, artista singolare, che sta conquistando la scena del concertismo internazionale. Il gustoso programma comprendeva brani di Wagner, Grieg e Brahms.

L’apertura del concerto è stata affidata all’Ouverture dei “Maestri Cantori di Norimberga”, settima opera wagneriana, che sintetizza e riassume in nuce lo spirito dell’azione scenica tramite cinque leitmotiv, che simboleggiano personaggi e sentimenti dell’opera: i due temi principali legati alla maestà della Corporazione, i motivi dell’amore di Walther von Stolzing… Il Maestro nella sua lettura nitida e severa, ha esaltato in massima misura le specifiche caratterialità tematiche del Preludio: l’energica pomposità della Corporazione, la liricità delicata e cangiante dei leitmotiv amorosi, il contrapputismo sferzante ed energico, dando luogo a un costrutto architettonico impeccabile (al cemento armato).
Il popolare Concerto per pianoforte e Orchestra di Edvard Gieg fu composto nel 1868 – nel solco del raffinato pianismo romantico – e fino a oggi non cessa di incantare per la freschezza delle idee musicali e per l’eleganza dell’orchestrazione, articolata secondo il personalissimo stile di Grieg.

Incantevole Federico Colli

Federico Colli ha offerto un’interpretazione intelligentissima, assolutamente interiore e quintessenziata, in cui le ampie parentesi liriche erano pervase di sognato e delicatissimo intimismo. Un incanto che si è protratto nell’Adagio, in cui l’artista con timbro vellutato, “chopinianamente sussurrato”, ha espresso la tenera preziosità di queste pagine. Nondimeno è emersa la poderosa incisività sonora del pianista, vissuta puntualmente come espressione di spinte interiori impellenti e affermative, senza nulla concedere al mero effetto esteriore. Perfetto il controllo del suono, con tutta una gamma di “piani e “pianissimi” da fare invidia. Come bis ha offerto un Haendel – “Lascia ch’io pianga la dura sorte” – molto meditato ed eseguito con suono quasi immateriale. Magari potrà essere considerata da molti come una lettura stilisticamente poco ortodossa, ma sicuramente non priva di fascino.

L’«ultima sinfonia»

Il concerto è proseguito con la Seconda Sinfonia di Johannes Brahms, che egli compose quasi di getto – cosa insolita per il Maestro di Amburgo – nell’estate del 1877, durante una vacanza in Carinzia. Per il suo carattere sereno, bucolico, quasi danzante, fu da alcuni denominata “Pastorale”, alludendo all’omonima sinfonia beethoveniana. Altri, per il suo spirito eminentemente melodico e “cantante” la definirono “l’ultima sinfonia di Schubert”.
L’organicità dell’insieme, la bellezza dei temi – un canto “tenero, malinconico, sottilmente doloroso” fu così qualificato da Rostand il tema del secondo movimento; altri invece lo percepirono come misterioso, quasi inquietante – l’elaborazione sapiente, un ultimo movimento di classicistica limpidezza, caratterizzano questa sinfonia di Brahms.
Il Maestro Steinaecker, dotato di notevole carisma personale, è riuscito, grazie anche all’ottima risposta di tutti i settori dell’Orchestra, a effondere la luminosità e gioiosa energia di questa stratificata partitura, in una restituzione intensa, fortemente partecipata e compresa in ogni suo dettaglio, ottenendo quella trasparenza e compattezza formale che si addicono a tali pagine. Sapiente e preciso il dosaggio delle parti. Un elogio particolare va ai fiati, che hanno svolto il loro ruolo prominente in modo sentito e disciplinato.
Entusiasta la reazione del pubblico, che ha remunerato i valenti musicisti con applausi scroscianti e prolungati.

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