«Première». La lotta per un rientro del corpo alla vita

Nell'ambito della 68.esima Estate spalatina la Compagnia Balletto di Roma presenta oggi sul palco di Sustipan la sua nuova produzione con la coreografia di Andrea Costanzo Martini. Ad anticipare la serata di danza realizzata in collaborazione con l'Istituto Italiano di Cultura di Zagabria è il ballerino Paolo Barbonaglia

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«Première». La lotta per un rientro del corpo alla vita
Foto: GIUSEPPE DISTEFANO

S’intitola “Première”, la nuova produzione del Balletto di Roma con la coreografia di Andrea Costanzo Martini, artista attivo sulla scena internazionale, che va in scena oggi, alle ore 21, sul palco di Sustipan a Spalato. Dopo il debutto del 23 luglio scorso al Teatro Rossini di Civitanova Marche, il balletto si presenta in Croazia per un primo grande ritorno internazionale post-pandemico. La proficua collaborazione tra il Teatro Nazionale Croato di Spalato e l’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria ha reso possibile che la pièce venga proposta dinanzi al pubblico della Dalmazia nell’ambito della 68.esima Estate spalatina.

Un esperimento di «creatività a distanza»
Il lavoro, la cui creazione era stata originariamente prevista “in presenza” nel maggio 2020 al Festival di Civitanova Danza, ha dovuto far fronte all’esplosione dell’emergenza sanitaria, ma proprio da questo “ostacolo” è nato un inedito esperimento di “creatività a distanza” (CAD) che – in un momento di storica lontananza – ha unito virtualmente due metropoli: Tel Aviv, dove da tempo risiede il coreografo Andrea Costanzo Martini e Roma, città di residenza dei membri dell’ensemble. Martini ha infatti guidato i danzatori della Compagnia durante le prove nelle sale a Roma. L’intero processo è stato condotto in collegamento web generando una vera e propria sfida che ha dato vita a nuovi principi d’ideazione e realizzazione della danza a distanza. Nel dicembre 2020 una prima esecuzione della produzione è stata eccezionalmente trasmessa in streaming dal Teatro Quirino di Roma per verificare la validità di questa nuova modalità creativa. Oggi, “Première” trova il suo naturale epilogo in presenza portando in scena non solo uno spettacolo di danza, ma l’esperienza di voler applaudire sempre e con gioia le visioni della vita. Il brano è stato perciò realizzato interamente online con il sostegno di Regione Lazio, MIC e di SIAE nell’ambito del programma Per Chi Crea.

La riapparizione sul palco
In scena gli interpreti della Compagnia diretta da Francesca Magnini: Paolo Barbonaglia, Francesco Moro, Alessio Di Traglia, Lorenzo Petri, Giulia Strambini, Serena Marchese, Carola Puddu e Roberta De Simone. A dare corpo all’allestimento finale di “Première” sono il disegno luci di Fabiana Piccioli, light designer di Akram Khan Dance Company e altre grandi realtà internazionali e i costumi ideati da Shira Wise, israeliana che negli ultimi 15 anni ha disegnato costumi per decine di produzioni teatrali, di danza e operistiche, vincendo numerosi premi.
“Première” celebra l’umanità, indaga le biografie, le storie uniche e irripetibili di ognuno. Quale allineamento di stelle e pianeti ha permesso loro di essere sul palcoscenico, pronti e disposti a sacrificare qualcosa per noi spettatori? Il ballerino Paolo Barbonaglia, che avremo occasione di vedere esibirsi a Spalato, ci svela che una compagnia di danza in fondo è un villaggio, una tribù, con i suoi bisogni primari che tentano di essere soddisfatti dall’organizzazione in codici e regole, tra luci e ombre, come sotto i riflettori.
Specialmente alla luce degli avvenimenti legati alla pandemia, dopo una lunga pausa forzata, lontani dalle sale di teatro, è sorta spontanea la domanda: come tornare su un palcoscenico? E cosa, di noi, è impossibile nascondere quando l’ensemble è in scena? La pièce diventa quindi un rito fatto di commossi e intensi applausi, unico punto di contatto degli artisti stessi con il pubblico mancato. Una dedica a tutti coloro che hanno lavorato e stanno ancora lottando per un rientro del corpo alla vita. Una celebrazione in cui la danza è medium capace di ricreare le condizioni per ricominciare.

Il pubblico partecipe dello spettacolo
Nell’intervista concessaci, Paolo Barbonaglia spiega nel dettaglio la nascita e lo sviluppo della nuova produzione del Balletto di Roma.

“Première” è uno spettacolo realizzato completamente da remoto. Ci descriva l’esperienza che hanno vissuto i ballerini.
“È stata un’esperienza nuova e molto particolare. Abbiamo iniziato a settembre 2020. Le prove erano un po’ come le riunioni d’ufficio, si lavorava in smart working. Non avendo Andrea Costanzo Martini in sala fisicamente – il nostro è un lavoro d’interazione diretta con il coreografo – è stato complicato però d’altro canto è stato pure stimolante in quanto bisognava impegnarsi moltissimo per raggiungere i risultati voluti”.

Qual è il filo conduttore di “Première”?
“La produzione ha vari scenari, si sviluppa non solo su una linea. Il concetto è quello di dedicarsi al pubblico; essere coscienti del fatto che ci sono degli spettatori che ci osservano e quindi non evitarlo. S’inizia con la parte basata sui classici, la scena è molto virtuosa ed energica. Il tutto per dimostrare di essere felici di trovarci sul palco soprattutto per avere superato il periodo in cui eravamo tutti chiusi in casa. È una gioia essere nuovamente tra il pubblico. Da qui si giunge a una trasformazione; a un nuovo modo di comunicare tra noi otto ballerini. Riusciamo quindi a trovare dei codici, parole e gestualità per arrivare al culmine durante il quale ringraziamo il pubblico facendolo diventare parte di noi tramite una sezione di applausi. C’è lo scambio in cui non è soltanto il pubblico ad applaudire ma siamo anche noi che battiamo le mani in segno d’approvazione”.

Un’esperienza limitativa
Quali sono le sfide cui siete andati incontro?
“Una delle sfide è stato sicuramente il fatto di fare l’intera pièce da remoto siccome è stata un’esperienza molto limitativa. Siamo una compagnia di base neoclassica. Non abbiamo praticato mai fino ad allora quello stile in modo tanto intenso. C’è stata tutta una questione di formazione da parte del coreografo per avvicinarci al suo linguaggio”.

Aspetti positivi?
“Abbiamo scoperto un nuovo modo di fare creazioni. Il fatto di non poter essere sempre presenti fisicamente ora non è più un limite. Il lavoro da remoto dipende molto dalla bravura di chi sta dietro la telecamera, sia da parte dei ballerini che da parte del coreografo”.

Negativi?
“Sicuramente si apprende di più in modo diretto e in presenza. Martini ha la capacità di renderti chiara qualsiasi sua intenzione di movimento. Mi è mancata la comunicazione non verbale e la gestualità”.

Il ritorno alla normalità
Come è stato salire sul palco dopo due anni di pausa forzata?
“Nonostante sia un pezzo estremamente faticoso e bisogna essere molto concentrati, hai una sensazione di gratitudine e appagamento per il lavoro che ti hanno fatto svolgere”.

Quanto è importante il contatto con il pubblico e l’esibizione dal vivo?
“È fondamentale, soprattutto in un pezzo del genere. Nel dicembre del 2020, dopo tre mesi di esercizi da remoto, avevamo fatto una prova sul palcoscenico ovviamente senza spettatori ma con il pubblico che ci seguiva su Zoom. Era un sogno vedere le persone che ci guardavano in modalità online”.

Qual è il significato del movimento e della danza in generale?
“La danza è bisogno primordiale che nasce dall’unione del movimento e della musica. Con lo studio uno approfondisce l’arte della danza. È un metodo di comunicazione estremamente funzionale”.

Qual è il messaggio che vorrebbe lanciare agli spettatori che avranno il piacere di seguirvi a Spalato?
“Speriamo di essere sia io che i miei colleghi all’altezza del nostro pubblico”.

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