Porto Vecchio. Una location più unica che rara

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Porto Vecchio. Una location più unica che rara

TRIESTE | A marzo il cast de “La porta rossa”, ha incontrato il pubblico di Trieste durante una serata al teatro Rossetti. È la serie tv più lunga mai girata in loco, con riprese realizzate interamente a Trieste, da maggio a ottobre 2018, per 120 giornate di shooting, e che ha avuto un grandissimo successo di spettatori, con numeri record per Rai2 e vendite estere in più di 130 Paesi. È diventata anche uno dei temi delle passeggiate in Porto Vecchio proposte dalla Casa del Cinema, da un progetto di Elisa Grando (il 2 luglio alle ore 21 l’ultimo appuntamento). Il programma, partito ad aprile, prevede ancora il 15 giugno alle ore 10.30 una passeggiata sul tema del film “Il silenzio dell’acqua” e la visita dedicata ad altri luoghi del cinema in città il 5 luglio.

Atmosfera surreale

Quello in Porto Vecchio è un itinerario completamente dedicato a una delle location più suggestive della città. La prima curiosità è il fatto che per entrare sia necessario esibire la carta d’identità, e non tutti lo sanno, anzi, spesso è fonte di stupore, come nel caso si voglia visitare Magazzino 18, dove sono custodite le masserizie degli esuli giuliano-dalmati, perché è porto franco con un regime particolare sin dal dopoguerra. Cinquantaquattro strutture, solo alcune sono state restaurate ed è proprio l’atmosfera surreale che le avvolge ad aver affascinato l’ambiente cinematografico che, dopo alcuni sopralluoghi, l’hanno scelto ogni volta come set a cielo aperto. Così è stato per varie produzioni, a partire da “Il paziente inglese” ma anche per “Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores o ancora il film di Elisabetta Sgarbi, che parte proprio da una riflessione di Geraldine Chaplin davanti ad uno degli edifici del porto.

Un penoso abbandono

Maestosi e fatiscenti, bellissimi esempi di archeologia industriale ispirata ai porti del nord che l’Austria-Ungheria aveva preso ad esempio, resi leggeri dall’infilata delle colonne in ferro con capitelli che sostengono i ballatoi. Particolari architettonici ricercati li rendono oltremodo gradevoli, eleganti nella loro destinazione essenziale. Sono solo magazzini per lo stoccaggio della merce, eppure svelano molto di più. Piace pensare a una lungimiranza antica, un messaggio lasciato ai posteri. Le vie sono ampie, gli edifici allineati e tutto collegato da rotaia. Tutto incredibilmente vuoto, in disuso e abbandono, eppure pronto a risorgere.
“Forse siamo gli ultimi a vedere il porto in questo stato – commentano i partecipanti alla passeggiata – magari la trasformazione è vicina…”
Sogni, speranze che durano da decenni e che ogni tanto sembra di toccare veramente con mano, per arenarsi subito dopo e consegnarsi ancora una volta allo scorrere del tempo.
La visita, destinata a una ventina di persone, ha diverse opzioni, dipendentemente dal programma in calendario.
“Maggio è stato un disastro – avvertono le professioniste che ci accolgono – il cattivo tempo ha vanificato i nostri sforzi”. Eppure cerchiamo di immaginare il Porto Vecchio con la pioggia, poesia che s’aggiunge alla poesia.

700mila metri quadrati di spazio

È Elisa Grando, giornalista e critico cinematografico, ad aver guidato il numeroso gruppo che lo scorso fine settimana si è dato convegno davanti alla Casa del Cinema, per partire a piedi verso l’entrata al Porto Vecchio, a fianco della stazione ferroviaria e degli autobus. Una porta di Bradenburgo che ancora divide la città dal fronte del porto, il mare lambisce le rive e la serie di palazzi-deposito, qualcuno in migliori condizioni, altri in uno stato di incredibile degrado. I partecipanti indossano giacche catarifrangenti. Il traffico in porto è episodico, ma meglio non correre rischi. 700mila metri quadrati di spazio sono tanti, meglio non disperdersi. Rischio scongiurato dall’interessante intervallarsi delle spiegazioni della Grando e di Francesca Castagna, aiuto regista che ha avuto modo di vivere la realizzazione di alcuni film dall’interno.

Una ricchezza storica negata

“Ci vogliono ore e ore per preparare il set, per girare a volte anche solo un minuto”, spiega cercando di far immaginare il via vai di maestranze, una sessantina di persone impegnate nel singolo progetto. Impossibile per i visitatori entrare nei palazzi, sono fatiscenti, sarebbe pericoloso. Ecco perché le operatrici, tutte donne, hanno distribuito dei visori che permettono uno sguardo virtuale agli interni. Saloni imponenti, stucchi e spazi regali. Ma è questa la ricchezza che Trieste si nega da tanto tempo? Incredibile non pensarci.
E sul fronte mare, attraccati alle rive, rimorchi, imbarcazioni varie di servizio per il porto. Una suggestione senza precedenti, un cuore pulsante su cui domina l’Ursus, la gru recuperata e, in fondo, la città di Trieste adagiata e lontana, quasi una visione. Bastano già queste inquadrature per capire la suggestione del luogo e i motivi per cui viene scelto: una Cinecittà reale, senza facciate di cartone. Altro elemento la luce che a Trieste è resa brillante dalla posizione geografica, dall’ombra degli edifici teresiani e dalla luce del mare che si riflette sul Carso circostante.

Frammenti di scene coi visori

Con i visori si possono vedere anche frammenti di scene dai film qui girati. Oltre a quelli citati anche “La migliore offerta” di Tornatore. Sembra di vedere il commissario Laurenti nato dalla penna dello scrittore Veit Heinichen, aggirarsi in questi luoghi scelti da tanti registi come ambientazione per le loro storie.
Anche le passeggiate hanno una loro storia fatta di episodi ed aneddoti di quanti vi partecipano cogliendo suggestioni e nuove esperienze in un incontro con una città diversa, dentro la città ma assente alla stessa in un dibattito infinito.
Lasciamo il gruppo per scattare foto, qui le immagini valgono più delle parole. Per partecipare è necessaria l’iscrizione entro le ore 18 del giorno precedente la passeggiata, via email all’indirizzo [email protected] (costo 15€). Oltre alle date in calendario, è possibile organizzare delle passeggiate per gruppi di minimo 10 persone previa prenotazione. A rispondere saranno le donne del gruppo: Cristina Sain (responsabile editoriale), Francesca Castagna (aiuto regista), Elisa Grando (critico cinematografico), Giulia Resi (staff tecnico), Manuela Marchesan (segreteria organizzativa), Paola De Cassan (social media manager), Federica Marchesich (ufficio stampa), Chiara Valenti Omero (Casa del Cinema), Gianluca Novel (FVG film commission).

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