Pola. Isabella Salmoirago «si confessa» agli alunni delle scuole CNI

La scrittrice e illustratrice italiana ospite al «Monte Librić» per dare voce alla foresta e ai suoi abitanti

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Pola. Isabella Salmoirago «si confessa» agli alunni delle scuole CNI
Isabella Salmoirago, maga del racconto di fanta-ecologia. Foto: Arletta Fonio Grubiša

La scrittrice Isabella Salmoirago ha “confessato” tutto ieri mattina alla rassegna del libro per l’infanzia polese, davanti alle terze e quarte dell’elementare italiana “Giuseppina Martinuzzi” di Pola. È stata l’inquietudine nei confronti del mesto destino della natura a spingerla a creare la sua piccola opera d’arte intitolata “Il re del bosco”, un romanzo fantaecologico che, come sentito, dà voce a chi non ce l’ha: la foresta e i suoi abitanti. La storia cucita su misura di ragazzi trae ispirazione da una catastrofe: la tempesta battezzata Vaia che nel 2018 ha radicalmente cambiato l’aspetto di boschi e montagne in Veneto e Trentino Alto Adige, e in parte anche in Friuli Venezia Giulia e Lombardia, falciando milioni e milioni di alberi. Il collegamento con i cambiamenti climatici e la giustificata preoccupazione per il Pianeta entrano a ragione in quelle che sono le più valide e nuovissime espressioni della letteratura italiana per l’infanzia, proponendo pagine belle, seducenti e commoventi. Sono un invito a riflettere, anche stamane, per le terze e quarte della scuola elementare italiana di Rovigno e per tutte le classi inferiori dell’istituzione italiana di Buie alla riproposta presentazione del libro. Si è appreso proprio tanto, già da ieri, in sede di conversazione tra gli allievi e Isabella Salmoirago, illustratrice, editor, ghostwriter e autrice di romanzi per ragazzi e giovani adulti che insieme a Marco Rosso ha vinto nel 1993 il premio Andersen Baia delle Favole, con il racconto “Re Puzzone” e altri premi prestigiosi. È cosa nota, che il suo maggiore apprezzamento è riservato al pubblico dei bambini e ragazzi, in quanto più sincero ed esigente, il più capace di riconoscere subito una buona storia. E ieri, quella de “Il re del bosco” l’hanno scoperta eccome: Dov’è il libro? possiamo prenderlo? quanto costa? aspetti che mamma mi porti i soldi! Non sono state espressioni consumistiche da piccoli materialisti nati nell’era dello spreco, esseri a due zampe “accumulatori di cose” (definizione attinta dall’autrice), ma la voglia entusiastica di appropriarsi di un’opera letteraria eccome avvincente e attuale al punto da correre il rischio di rendere “tramontabili” quei “soliti” classici per lettori in erba. Inutile aver giocato di fantasia. Zombi, vampiri, mummie, scheletri, fantasmi, orchi, dinosauri non popolano il bosco di Isabella e nemmeno fanno più paura quanto i fenomeni meteorologici estremi. I personaggi condannati al gramo destino sono gli alberi parlanti, dalla chioma rigogliosa e sempreverde, dal fusto forte ma non abbastanza da sopravvivere alle anomalie atmosferiche. Metaforicamente parlando, la salvezza sta nell’esistenza di Sghembo, il piccolo larice cresciuto storto, avvinghiato ad una roccia, il “fragile” dalle foglie caduche, diremmo anche il “diverso” o apparentemente diverso, che sopravvive alla tempesta e che grazie ai suoi amici – Blatta, il cervo mangia corteccia, Picchio Beccolungo l’impiccione – entra in comunicazione con un essere umano in grado di nutrire rispetto per l’ambiente, Azzurra la bimba-volpe (per via dei capelli legati a coda). Inutile passare in rassegna farmacie e ambulatori medici. La natura, l’albero, nella cui “testa di legno”, l’autrice si è magistralmente immedesimata, non hanno scampo se non entra in campo tutto lo scibile umano racchiuso nei luoghi della coscienza e della (cono)scienza. Simbolicamente, nel libro, nella biblioteca che offrono lettura e studio, sensibilità, amore, altruismo, esperienza, sapere e volontà di agire per porre riparo ai torti inferti al mondo e per il bene dell’intero creato.

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