Da bambino, mia nonna Rina, scomparsa quest’anno, mi cantava con dolcezza e soavità le melodiche parole di “Carissimo Pinocchio”, interpretata da Gigliola Cinquetti. Similmente alla canzoncina per bambini “Il coniglietto e il ruscellino” (Zeko i potočić), queste sue interpretazioni mi mandavano in un trans malinconico lasciandomi in uno stato di turbamento, ben lontano dal senso di pace con cui affrontare il buio della notte e il sonno che mi attendeva. Ritornando a Pinocchio più di tre decenni dopo, ho provato di nuovo una sensazione di straniamento, questa volta però molto più piacevole e positiva, derivante dal rendermi conto che la sua storia è qualcosa di ben più profondo di una semplice fiaba per bambini, creata dal suo autore Carlo Collodi ben 140 anni fa.
Un progetto ideato a Milano
Sabato scorso, infatti, al Museo Etnografico di Zagabria si è tenuta l’apertura della mostra “Carissimo Pinocchio. Designer e grafici italiani ridisegnano il burattino più famoso del mondo”, realizzata dall’ADI Design Museum di Milano nel 2023 e avviata nel capoluogo lombardo prima di partire per un tour in diverse sedi internazionali. Tra il pubblico presente nella capitale anche il direttore dell’IIC di Zagabria, Gian Luca Borghese.
Il curatore della mostra è Giulio Iacchetti, un giovane designer. L’idea è nata dall’ADI Design Museum, uno dei più grandi musei d’Europa dedicato al design che accoglie tutti i pezzi vincitori del Premio Compasso d’Oro, che ha organizzato questa mostra per celebrare i 140 anni della nascita del mito di Pinocchio, reinterpretandolo non solo come fiaba, ma come icona del design. Pinocchio, con le sue forme semplici – il cono come naso, la sfera come busto – viene proposto come archetipo di qualsiasi oggetto di design: un semplice pezzo di legno che acquisisce valore grazie alla bravura di un artigiano, nel suo caso Geppetto. Dopo l’esordio a Milano, la mostra è stata offerta a vari Istituti di Cultura Italiana nel mondo e numerose sedi hanno mostrato interesse a ospitarla. Tra questi anche il Museo Etnografico di Zagabria, con il supporto dell’Ambasciata Italiana. La mostra è già stata presentata in altre città, come Belgrado, e proseguirà il tour a Smirne, in Turchia, dopo l’esposizione di Zagabria.
Opere grafiche e artistiche
La mostra è stata adattata allo spazio particolare della sala, che ha una disposizione a “L” anziché circolare come nelle altre sedi. La prima sezione si trova al centro della sala e raccoglie oggetti di design italiani ispirati a Pinocchio: il famoso imbuto di Stefano Giovannoni realizzato per la ditta Alessi, la maschera da sub “Pinocchio” di Cressi, un cavatappi, una pasta con la forma del Grillo parlante, un temperamatite o un candelabro. Questa collezione centrale è circondata da una serie di opere grafiche e artistiche di giovani artisti e designer, che hanno reinterpretato Pinocchio esprimendo attraverso la loro arte un aspetto personale della storia o un messaggio che la vicenda ha suscitato in loro. Ogni pezzo è accompagnato da una spiegazione trilingue (in italiano, inglese e ora anche in croato) in cui i progettisti raccontano il loro rapporto con il nostro burattino protagonista e illustrano il significato della propria opera. “Pinocchio porta con sé un messaggio di ribellione: inizialmente è un personaggio libero, che si diverte, ma poi si conforma e diventa un bambino. Questa ribellione riguarda un po’ tutti noi, rappresentando una libertà che, pur attraversando fasi di spensieratezza, finisce per rientrare in un quadro più serio”, ha affermato l’architetto Matteo Vercelloni, curatore della mostra e collaboratore di riviste di settore. Vercelloni è coinvolto anche in progetti di installazioni e collabora spesso con il Museo ADI per il Compasso d’Oro, noto premio al design industriale italiano.
Più di una fiaba
Le opere esposte alla mostra saranno battute all’asta, offrendo ai visitatori un ampio margine interpretativo. “C’è davvero di tutto, e il pubblico può cogliere diversi significati, vedendo la stessa cosa da prospettive estremamente diverse e soggettive. Questo stimola a pensare, ricordando che Pinocchio è molto più di una semplice fiaba”. Pinocchio è infatti un simbolo riconosciuto della cultura italiana, tradotto in quasi tutte le lingue, la storia è ormai un bestseller della letteratura italiana. Diventato persino icona del regime fascista con la figura del “Pinocchio balilla”.
Alla domanda sul successo internazionale del design italiano, Vercelloni ha risposto: “Credo che il nostro approccio umanistico sia il fattore chiave. A differenza della cultura anglosassone, che privilegia la funzionalità, in Italia un progetto viene affrontato con uno sguardo più ampio, che include la letteratura e altre espressioni culturali. È un elemento che attraversa la nostra storia, dandole profondità, e spero non lo perderemo mai, perché è proprio questo aspetto umanistico a rendere vincente la nostra cultura”.
Un’esposizione per grandi e piccoli
Abbiamo parlato con la direttrice del Museo Etnografico, Zvjezdana Antoš, che ci ha raccontato: “La mostra è nata grazie alla collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Italiana e il nostro Museo, poiché abbiamo ritenuto importante presentare al Museo Etnografico una storia che fa parte dell’infanzia di quasi tutti e proporla al pubblico di Zagabria proprio in questo periodo dell’Avvento, in occasione del 140esimo anniversario dalla nascita di questa celebre fiaba. Sarà un’attrazione non solo per gli adulti, ma anche per i bambini, che potranno vedere Pinocchio in varie versioni di burattino. Questo apre per noi una grande opportunità di stimolare la creatività. In collaborazione con il Museo della Scuola, organizzeremo laboratori pedagogici e di fumetto. È un bel connubio di varie attività. Inoltre, abbiamo anche narratori all’interno del nostro programma museale, e la storia di Pinocchio è un’ottima fonte di ispirazione per i bambini e i loro genitori, incoraggiando la creazione di nuove storie. È stato l’ambasciatore Trichilo a proporci questa collaborazione, e l’Ambasciata ha supportato finanziariamente l’intera mostra”.
Collaborazione ventennale
Alla domanda su come questa iniziativa dia risalto alla cultura italiana, Antoš ha risposto: “noi che ci occupiamo di diverse culture mondiali siamo ben consapevoli che Pinocchio, pur avendo ormai una dimensione internazionale, ha radici profondamente italiane. E l’Italia, che è il nostro vicino e condivide una cultura affine, ci permette, attraverso questa fiaba, di avvicinarci ulteriormente alla sua cultura. Con l’Italia intratteniamo da tempo una collaborazione proficua, che risale al 2006, quando abbiamo partecipato al progetto europeo ‘Carnevale Re d’Europa’, che io stessa ho diretto e che fu finanziato dal programma culturale europeo Europa Creativa. Coinvolgeva vari musei etnografici d’Europa, e il coordinatore era il Museo degli usi e costumi della Gente trentina di San Michele all’Adige. Da quel progetto ha preso il via una collaborazione sempre più stretta con le istituzioni culturali italiane. Partecipiamo anche alla mostra ‘100 Presepi’ in Vaticano, dove esponiamo il nostro presepe da ormai una ventina d’anni”.
Il Made in Italy
Anche l’ambasciatore italiano in Croazia, Paolo Trichilo, ha raccontato gli inizi. “Tutto è partito dalla lettura di un testo scritto da alcune studiose che hanno approfondito la storia delle traduzioni croate di Pinocchio. Da lì mi è venuta l’idea di collegare quella splendida iniziativa, proponendo al Museo Etnografico di Zagabria di ospitare la mostra, e loro hanno accettato con grande entusiasmo. Pinocchio suscita sempre un forte interesse, probabilmente per la sua storia complessa e per i numerosi significati che offre anche agli adulti. Inoltre, il focus della mostra tocca il concetto di design italiano, che per noi è sempre fondamentale. Si tratta di una delle numerose iniziative per diffondere la cultura italiana in Croazia, e Pinocchio è sicuramente un brand che funziona sempre. Come gli artigiani italiani, capaci di creare bellezza e funzionalità con pochi materiali, anche il mito di Pinocchio è nato, in fondo, da un semplice pezzo di legno. Esso rappresenta un po’ tutto ciò che è il nostro design: moda, cucina, ingegneria, architettura e quell’estetica unica che siamo riusciti a sviluppare nel tempo”.
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