“Tutto questo è meraviglioso!”, ha esclamato, quasi incredulo, il pluripremiato musicista Zvjezdan Ružić, pianista virtuoso, arrangiatore, compositore, unico nel suo genere, perenne romantico alla continua ricerca della verità, entrando nella magica (e bagnata) “scena” degli splendidi Giardini americani abbaziani, dedica d’amore del commerciante ungherese Mihaly Paulus Kuczor alla moglie Hilda von Hortenau dopo aver fatto fortuna in America, per offrire al numeroso pubblico sparso sull’erba, sui muretti e sulle gradinate, stoicamente munito di ombrelli e copertine, il concerto di presentazione del nuovo originalissimo progetto “Pianotron”. Un sogno, a suo dire, che dopo il brutto momento della pandemia, di qualche anno di ricerca e altalenanti stati d’animo, grazie alla sua eccellente squadra di collaboratori, ma soprattutto alla fidanzata Paola, si sta realizzando e che rappresenta un nuovo inizio, un’altra fase della vita, una novità musicale che ha messo d’accordo, amandolo senza compromessi, la critica e il pubblico, in cui ha fatto confluire tutti i suoi studi e le sue conoscenze, le esperienze, le sperimentazioni, le emozioni, facendolo metaforicamente rinascere e credere nella bellezza della vita. Una meraviglia che non ha potuto, né voluto, nascondere di fronte alle tante persone giunte ad ascoltarlo per assistere a un concerto che, vuoi per l’incantevole ambientazione, vuoi per l’eccellenza dell’artista, si annunciava, confermandolo in seguito, un momento esperienziale unico e irripetibile. Ed effettivamente è stato così e tutte le promesse sono state più che mantenute.
Un nuovo inizio
“Oggi ho imparato la migliore delle lezioni, ovvero che dobbiamo allentare il bisogno di controllare tutto e lasciare che le cose vadano come devono andare”, ha detto sedendosi al pianoforte sito sotto un bianco gazebo teso a proteggere gli affascinanti strumenti, spiegando che “siccome c’era l’intenzione di registrare un video relativo al concerto, tutto il giorno ripetevo ai cameramen di esprimersi liberamente, di concedersi la gioia di essere creativi, di improvvisare, basta che il tutto risulti diverso e speciale. Nonostante ciò ho immaginato la performance contornata da una serie di elementi, quali il tramonto del sole e un’atmosfera romantica, che tutto sommato rappresentano dei cliché. Mi trovo in una fase della vita che per me rappresenta un nuovo inizio e ho preparato tante cose, nella speranza che smetta di piovere. Nel mentre, però, per esprimervi la mia gratitudine, partiremo nel modo in cui tutto è iniziato, con il solo pianoforte. Siete fantastici e non posso credere che siate qui. Grazie”. Con queste parole il poliedrico artista ha introdotto in versione unplugged le note della carezzevole, soave e raffinata melodia del brano “Dandelion” (Dente di leone) riproposta più in là in quella arricchita con il mellotron. In tale contesto Ružić ha raccontato che malgrado i nostri sforzi di soffiatura, adagiatosi dall’altra parte del prato questo fiore ne creerà di nuovi, facendo nascere altre vite, il che metaforicamente ci insegna che ogni insuccesso, ogni fine sono in effetti nient’altro che dei nuovi inizi.
Riflessioni acustiche
Da lì, come per incanto, la sottile pioggerellina s’è fermata, gli ombrelli si sono chiusi, il tendone rimosso e gli strumenti sono stati scoperti, pronti a regalare un ventaglio di suoni nuovi, potenti e al contempo delicati, sofferti e gioiti, toccanti, appassionati e appassionanti, coinvolgenti, in concerto con il milieau tradotto in una tondissima luna, nei profumi dell’erba bagnata, di sporadiche cascate di fiorellini rosati e nell’affettuoso venticello abbaziano, nel paesaggio mozzafiato, tutti i sensi. Sposando quelli del pianoforte ai ritmi del mellotron e all’abile e scattante uso dei pedali, raccontando le motivazioni e la nascita delle composizioni, tutte intessute di momenti vissuti e interpretandole letteralmente con tutto il corpo, l’eclettico innovatore musicale fiumano è riuscito a creare ammalianti sonorità paesaggistiche, a ispirare, emozionare e far riflettere gli spettatori, a tratti andando a toccare corde profonde.
Dediche sentite
Così è stato proponendo la struggente melodia “Who taught you that” (Chi te l’ha insegnato) dedicata all’afroamericano George Floyd e agli ultimi istanti della sua vita spezzata da un poliziotto, che nel 2020 suscitò grande indignazione a seguito della circolazione di un video che mostrava quest’ultimo mentre gli teneva il ginocchio premuto sul collo e l’uomo ansimava, ripetendo per ben venti volte la frase “Non riesco a respirare”. La composizione, incredibilmente forte e amara, accompagnata virtualmente da un magnifico coro gospel newyorkese perfettamente adattatosi alle sue impressioni sonore e allo stile, ha unito tutti in una contemplazione silenziosa, atta a scavare e a ricercare le motivazioni che a volte spingono l’uomo a non esserlo più. Non da meno le commuoventi note composte in omaggio alla mamma, ai ricordi relativi all’infanzia e al Natale, alla giovane Anamarija scomparsa nel terremoto di Zagabria, all’abbondanza e alla pace, allo scrittore e amico Luko Paljetak recentemente venuto a mancare (con la sua voce sullo sfondo), agli amori interrotti e/o sbagliati, allo sentirsi invisibili, all’unicità delle persone e a tanti altri contenuti. Inevitabile il bis, ripetuto per ben tre volte.
Il cuore pieno e caldo
“Mi sento pieno di emozione e gratitudine. In qualche modo nella mia vita tutto è partito da Abbazia, dai primi ingaggi e lo suonare l’armonica sulle navi turistiche al progetto ‘Pianotron’, avviato nel 2019. Ora, sia a livello musicale che personale, è iniziato un nuovo episodio e l’ho nuovamente scelta per raccontarlo. Stasera abbiamo lanciato nell’Universo messaggi importanti e concreti, tra cui quello che vi è sempre la possibilità di ricominciare. In effetti i cambiamenti più grandi e rilevanti accadono in modo quasi impalpabile, basta avere voglia di accettarli e a dimostrarmelo è stata la mia giornata odierna, iniziata con il sole e conclusasi con la pioggia, ma con il cuore pieno e caldo”, ci ha riferito il musicista al termine del concerto.
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