Percorsi di pace e collaborazione avviati da fiumani esuli e rimasti

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Percorsi di pace e collaborazione avviati da fiumani esuli e rimasti

Nell’immagine emblematica che vede sull’altare della Chiesa parrocchiale di Castua (Croazia), Amleto Ballarini e il parroco Don Jurčević, mentre danno il commiato, il 15 settembre 2018, ai resti raccolti in sette urne dei nostri connazionali rimasti sepolti senza umana e cristiana sepoltura per lunghissimi 73 anni, si conclude un’iniziativa lunga, difficile, complessa e dolorosa. L’operazione di ricerca delle vittime di Fiume partì nel lontano 1992 da Amleto Ballarini, che insieme al parroco croato arrivò a scoprire il luogo esatto in cui un reparto di partigiani jugoslavi seppellì sommariamente, dopo averli trucidati, un gruppo di italiani alla cui testa figurava il Senatore del Regno d’Italia, Riccardo Gigante.

Una pratica barbara

Accanto a quelle povere ossa sono fuoriusciti anche resti di animali: era una pratica barbara che veniva effettuata in più fosse e foibe dai “giustizieri” di allora. Chi era il fiumano Riccardo Gigante, lo si può leggere nel bel libro di Amleto Ballarini intitolato “Quell’uomo dal fegato secco. Vita di Riccardo Gigante senatore fiumano”, edito dalla Società di Studi Fiumani. L’iniziativa di ricerca di quest’ultima, che si è conclusa a Castua in quest’ultimo periodo con la riesumazione dei resti curata istituzionalmente da Onorcaduti italiano e il corrispettivo ente croato, entrò a suo tempo a fare parte anche di un vasto progetto di ricerca bilingue, conclusosi nell’ormai lontano 2002, dal titolo “Le Vittime di nazionalità italiana a Fiume (1939-1947)”, condotto da Amleto Ballarini, allora presidente della Società di Studi Fiumani, e da Mihael Sobolevski, incaricato dall’Istituto Croato per la Storia di Zagabria. Ebbi io stesso, su incarico di Ballarini, il privilegio di collaborare a quel progetto seguendo le fasi tecniche e amministrative, ma anche le traduzioni dal croato all’italiano.
Con quella ricerca, la Società di Studi Fiumani e l’Istituto Croato per la Storia di Zagabria sancirono il diritto a migliaia di vittime italiane dimenticate degli orrori della guerra e del dopoguerra, di trovare il loro giusto posto nella Storia. Bisogna ricordare che, solo dopo la fine delle ostilità, si contarono a Fiume 652 italiani vittime della repressione guidata dall’OZNA (polizia segreta jugoslava).

Vittime accertate

Durante la guerra circa 1.600 furono le vittime fiumane accertate. Un numero assai considerevole di morti dimenticati per decenni negli anni della Guerra fredda. Un’opera senza precedenti in Europa veniva condotta dalla Società di Studi Fiumani con pochi sostegni, ma che riuscì dignitosamente, tanto da risultare agli atti del Ministero per i beni culturali, che ne finanziò la stampa in un bel volume.
In quei frangenti e in quegli anni molto fertili per il dialogo instaurato dalla Società di Studi Fiumani, Giovanni Stelli e Marino Micich, con altri illuminati dirigenti hanno sempre dato il supporto necessario nelle iniziative ideate dal presidente Ballarini. Anche il senatore Leo Valiani, nativo di Fiume e presidente onorario della Società di Studi Fiumani, seguì e sostenne tali attività finché ebbe vita. Nel 1999 la Società di Studi Fiumani riuscì insieme alla Città di Fiume, guidata dall’allora sindaco Slavko Linić, con la collaborazione della Comunità degli italiani di Fiume e dell’Università Popolare di Trieste, a organizzare il primo Convegno Internazionale nel capoluogo quarnerino, nella terra d’origine. Il Convegno “Fiume nel Secolo dei grandi mutamenti”, al quale parteciparono oltre venti qualificati relatori italiani, croati, serbi e ungheresi, rappresentò un’inversione di rotta nel panorama culturale fiumano dell’epoca. Un Convegno eccezionale, che fu possibile grazie al dialogo e ai rapporti allacciati a Fiume dalla Società di Studi Fiumani con la municipalità, con le istituzioni della minoranza italiana superstite a Fiume dopo il grande esodo avvenuto dopo la Seconda guerra mondiale, e con le istituzioni culturali della maggioranza croata, in particolare col Museo civico di Fiume diretto da Ervin Dubrović e con la Galleria moderna dove operava Daina Glavočić. Successivamente, altre collaborazioni nacquero con lo storico Luciano Giuricin, l’archivista Nenad Labus, lo studioso Aljoša Pužar, il compianto William Klinger e le professoresse Gianna Mazzieri Sanković, Ilaria Rocchi, Erna Toncinich e Melita Sciucca. Prezioso fu pure l’apporto dato al dialogo con la Società di Studi Fiumani da Ezio Mestrovich, scomparso troppo presto per una grave malattia, e anche da Valerio Zappia.
Dietro a queste iniziative brillava la collaborazione con la Scuola Media Superiore Italiana, guidata per lungo tempo dalla prof.ssa Ingrid Sever e il conseguente Premio letterario indetto dalla Società di Studi Fiumani, sin dal 1990, per gli studenti delle scuole italiane di Fiume. Col tempo si rese partecipe al dialogo con valide iniziative l’Associazione del Libero Comune di Fiume in esilio, con a capo Guido Brazzoduro, coadiuvato in particolare da Mario Stalzer, Laura Calci e Fulvio Mohoraz e dal direttore de “La Voce di Fiume”, Rosanna Turcinovich Giuricin. Il Libero Comune di Fiume custodiva in particolare il ricordo della Fiume entrata a far parte del Regno d’Italia nel 1924, dopo le alterne vicende dannunziane e zanelliane, le memorie degli esuli e il patrimonio sparso nelle tombe italiane di Cosala. Il Libero Comune di Fiume in esilio ha cambiato l’anno scorso denominazione in quella più moderna di Associazione Fiumani Italiani nel Mondo: un segno di cambiamento e della volontà di dialogare con la città d’origine. Un’altra dimostrazione tangibile della collaborazione e interazione tra la Società di Studi Fiumani e la Comunità degli Italiani di Fiume, allora presieduta da Orietta Marot, è stata l’iniziativa che ha portato, nel 2016, all’assegnazione del Premio Città di Fiume “Targa d’Oro” da parte della municipalità ad Amleto Ballarini per la sua vasta opera svolta a favore della città d’origine con studi, ricerche e iniziative culturali di spessore e originali. Tale premio conferito all’esule fiumano Amleto Ballarini, è stato inteso da noi dirigenti anche come un riconoscimento alla Società di Studi Fiumani, che produce semestralmente la rivista di studi adriatici “Fiume”, curata da anni dall’attuale presidente Giovanni Stelli e che rende fruibile giornalmente a studenti e a ricercatori la documentazione e la mostra permanente dell’Archivio Museo storico di Fiume, da me diretto. Vengono promosse conferenze e seminari sempre più numerosi nelle scuole: il Museo di Fiume a Roma è stato visitato soltanto quest’anno da oltre mille studenti. Da Ballarini a Stelli, da Marot a Sciucca, la tradizione del dialogo prosegue bene fra le istituzioni fiumane in Italia e quelle degli italiani di Fiume. Quello che l’esodo e la politica del regime jugoslavo di Tito hanno cercato di dividere per sempre non ha funzionato. I valori della fiumanità sono stati più forti di ogni avversità. Nel novembre 2017 il sindaco di Fiume, Vojko Obersnel, faceva visita all’Archivio Museo storico di Fiume, seguendo la scia del progetto Fiume Capitale europea della Cultura 2020, offrendo quindi interesse e volontà di collaborazione alla Società di Studi Fiumani. Una visita storica quella di Obersnel, impensabile fino a qualche anno fa, ma che è avvenuta nonostante i detrattori, gli scettici e i “profeti del nulla”. Questo significa dialogare, ed è l’unica via affinché l’italianità a Fiume riesca a sopravvivere, come anche la sua storia, per lungo tempo distorta e taciuta per convenienze ideologiche.

Ulteriore evoluzione dei rapporti

L’ingresso recente di Giovanni Stelli e di Marino Micich nel Gruppo di lavoro della Comunità degli Italiani per il bilinguismo visivo a Fiume, è un dato concreto di ulteriore evoluzione dei rapporti, come lo è anche la collaborazione col Dipartimento di italianistica dove operano a livello dirigenziale Corinna Gerbaz Giuliano e Gianna Mazzieri Sanković. Con la SMSI di Fiume, di cui da qualche anno è preside Michele Scalembra, subentrato alla prof.ssa Sever, i rapporti sono ottimi e si può continuare così per molto ancora senza mai dimenticare l’opera della Casa editrice EDIT e del quotidiano “La Voce del popolo”, sempre a noi vicini con Roberto Palisca e Ilaria Rocchi. Interessante l’attività di Laura Marchig in vari ambiti cittadini.
Da menzionare in questa carrellata anche l’importante visita ufficiale di Maurizio Tremul all’Archivio Museo storico di Fiume a Roma, avvenuta qualche mese fa quand’era ancora presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana (oggi presidente della stessa), e quindi anche l’impegno di nuovi giovani per fare crescere le istituzioni della minoranza italiana a Fiume quali Marin Corva e a seguire Moreno Vrancich, Gianfranco Miksa e tanti altri. A mio avviso, molto importante risulta la continuità del dialogo, senz’altro garantita dalla neo presidente della Comunità degli Italiani di Fiume, Melita Sciucca.

Il ruolo di Castua

Il merito, infine, di Giovanni Stelli di avere composto e dato alle stampe per tutti noi una “Storia di Fiume” completa e molto apprezzata a livello di pubblico e di mondo accademico, fa ben sperare per il futuro, come pure il suo impegno in qualità di presidente della Società di Studi Fiumani. Il mondo dei giovani fiumani è oggi più aperto, spetta loro afferrare il testimone nei prossimi anni. Anche Castua, in questo contesto, ha una sua specifica valenza e illuminerà la strada futura a tutti coloro i quali intendono fare di Fiume una vera e propria Capitale europea di cultura e civiltà. Castua ha voluto dimostrare tra le altre cose, che è possibile sviluppare i rapporti tra Italia e Croazia anche attraverso una serie di percorsi forse più aspri e difficili, dai quali non possiamo prescindere se vogliamo credere nei valori più alti della civiltà europea tra cui la pace.

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