Passeggiata nella storia del vernacolo di Fiume

Il connazionale Albert Merdžo ha presentato a Palazzo Modello il saggio che gli è valso il «Premio Ambra Beggiato per la cultura veneta nel mondo»

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Passeggiata nella storia del vernacolo di Fiume
Albert Merdžo. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

“Fiume: tra dialetto e poesia, toponomastica e arte”, è con questo tema che inizia la Settimana della cultura fiumana. L’appuntamento ha visto il connazionale Albert Merdžo presentare il suo saggio, che l’anno scorso è stato premiato alla seconda edizione del “Premio Ambra Beggiato per la cultura veneta nel mondo” vincendo nella categoria “Testi, racconti e poesie”. Ambra Beggiato è stata una giovane ricercatrice veneta, appassionata di genealogia, musica e cultura, venuta a mancare a 27 anni nel 2019.

Il saggio, selezionato tra 37 lavori pervenuti da tutto il mondo, si divide in vari filoni, che riguardano la nostra parlata, gli autori fiumani e alcuni testi, la toponomastica e altro, ciascuno dei quali offre interessanti spunti di riflessione su vari aspetti del fiumano, ma anche del ciacavo.
Nel suo testo, infatti, Merdžo parla della storia delle lingue parlate in città e pone la giusta attenzione non solo sul fiumano, ma anche sull’altro dialetto cittadino, che in molti censimenti del passato e in vari documenti emerge come una lingua presente e viva sia nei rioni periferici di Fiume sia nella Cittavecchia, che è comunque per secoli stata a maggioranza italofona. “Volevo che i veneti sappi de sta roba, de sta complessità linguistica e de sta richeza che qua era sempre presente”, ha affermato Albert Merdžo.
Il suo intervento inizia però con il passato remoto, ossia con le origini del dialetto fiumano, arrivato indubbiamente dal veneto, nonostante Fiume sia stata sotto Venezia soltanto per circa un anno, fra il 1508 e il 1509. “Xe però evidente una grande presenza veneziana nela lingua e nela cultura anche prima de quel periodo”, ha affermato Merdžo. Egli cita infatti un documento del senato veneziano del 1291 nel quale l’organo ordina ai suoi mercanti di abbandonare Fiume, in quanto la città è ostile. In base all’interpretazione dello storico, però, questo non fa che dimostrare una presenza già radicata dei mercanti veneziani nella regione.
Si è parlato poi dei già noti testi del cancelliere Antonio de Reno, fra i quali Merdžo ha scovato tre brevi tracce in dialetto che non erano precedentemente mai state prese in considerazione: “le se gaveva perso nela mole de material del Reno”, ha osservato.

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