Paolo Valerio: «Partire dal ‘900 triestino»

Il direttore del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia «Il Rossetti», ha presentato i progetti in cantiere. «Non escludo collaborazioni con il Dramma Italiano»

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Paolo Valerio: «Partire dal ‘900 triestino»

Politeama Rossetti. Slanciato, magro, gentile, parla lentamente, Paolo Valerio è arrivato a Trieste in punta di piedi, dopo un lungo periodo turbolento in cui sembrava che nominare il nuovo direttore dello Stabile Regionale fosse impresa impossibile. “Il teatro per me – racconta – è un progetto di vita molto importante, Trieste è in questo contesto una città unica, la sola in Italia ad avere un assessore ai teatri, sottolineandone così lo straordinario ruolo che essi assumono nel contesto civile della città. La prima sfida che mi aspetta è l’apprendistato che dovrò sostenere per conoscere l’affascinante e complessa città che mi ha accolto”.

 

 

Tenere viva la creatività
Torna più volte sull’argomento della chiusura dei teatri, afferma come sia inutile protestare oggi, e come sia invece più produttivo utilizzare il momento per essere pronti quando finalmente il pubblico potrà tornare. “Siamo nella pandemia – dice Valerio –, non voglio perdere tempo facendo previsioni, programmi e calendari, con pazienza dobbiamo costruire per aprire in sicurezza e avere il desiderio di farlo tutti assieme. Questo momento della nostra vita creativa è fondamentale, dobbiamo considerarlo una sorta di clausura creativa. La creatività dobbiamo tenerla viva, con lo streaming, ma si tratta soprattutto di utilizzare questo tempo per crescere e rinascere con grandi progetti. Il pubblico avrà bisogno di ritrovare la libertà di vivere e andare a teatro”.

Paolo Valerio

Omaggio a Strehler
Poi racconta delle sue intenzioni. “La prima fase – rammenta – sarà destinata al recupero di tutti quegli spettacoli sospesi e rimandati, che potranno essere riprogrammati. Nel frattempo ritengo si debba partire dalla costruzione dei giacimenti culturali del territorio. Il ‘900 triestino è stato segnato da artisti di fama internazionale, che hanno lasciato il segno per sempre; si tratta di capire con quali letterati e poeti si possa costruire il filo drammaturgico dei prossimi anni; penso a Svevo, Joyce e Rilke”.
“Per la fase di nuova progettazione – afferma – vorrei dedicare un progetto a un triestino che ha reso grande il teatro nel mondo, a Giorgio Strehler, a cent’anni dalla sua nascita. Il suo credo teatrale, sociale, politico è fondamentale. Ha lasciato al mondo un’eredità, avendo fatto rinascere una nuova drammaturgia; ha riscoperto Goldoni, che era stato ridotto a teatro comico di scarsa qualità. Con lui il teatro italiano è andato in tutto il mondo, ha posto la giusta attenzione a Brecht e Shakespeare, a Milano ha fondato un teatro cittadino, nazionale ed europeo; un uomo che ha saputo significare un amore per il teatro come pochi hanno potuto fare”.

 

Il Rossetti all’aperto
Un altro progetto che Valerio si propone è la realizzazione del turismo culturale. La sua provenienza veronese e l’esperienza di quella realtà lo portano a ritenere che anche a Trieste ci sia spazio per queste iniziative, che la città diventi punto di riferimento di progetti eccellenti di turismo culturale, realizzati all’aperto, piccole performance o eventi articolati su spazi importanti della città: il Rossetti all’aperto. “Trieste può fare moltissimo sul tema del turismo culturale, l’unico aspetto importante è che lo si faccia con qualità, perché è necessario lasciare un segno indelebile nel cuore del turista, che è bene culturale in movimento, testimone dell’esperienza”.

Da sinistra il presidente del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Francesco Granbassi, l’assessore comunale ai Teatri, Serena Tonel e il direttore Paolo Valerio

Giornata della memoria
“Domani (oggi per chi legge) è la Giornata della memoria, non potevamo non dedicare questo giorno al mondo della scuola con un momento di riflessione per gli studenti ma non solo – ricorda il neo direttore –. Stamattina in streaming le scuole vivono questo impegno attraverso un video che li porta ai luoghi della sofferenza. La registrazione incomincia con le immagini del sipario del Rossetti che si apre su sei attori, che recitano le parole di Primo Levi ‘… a voi che vivete comodamente…se questo è un uomo…’; parole dette, ma anche scritte perché c’è più forza nelle parole scritte. Una vicenda cupa e drammatica, che accompagni i ragazzi perché capiscano che questa memoria è loro vicina”.

 

La storia degli esuli e quella dei rimasti
Da subito comincia un’altra impresa, quella di celebrare il 10 febbraio. “Cominciamo oggi a lavorarci – racconta –. Nel 2005 a Verona ho realizzato un piccolo spettacolo, ‘Per non dimenticare’, nato dalla testimonianza di Renato Campacci, primario ortopedico di Verona, esule di Fiume. Abbiamo raccontato la sua esperienza, dalle terre felici alla via dolorosa e alla resurrezione, otto quadri, a partire dal campo profughi di Brindisi. Due anni dopo, assieme a Marco Ongaro, per Bonaccorso editore, ne abbiamo fatto un libro. Ci sono testimonianze che rimangono indelebili, come Norma Cossetto, Flaminio Rocchi, e altre, tra cui la madre di Umberto Smaila, Mary, che è ancora viva; vorrei accompagnarle con i luoghi di Trieste, Basovizza, i campi profughi. Negli anni intendo proseguire sulla sorta di quest’esperienza, spettacoli importanti, ma anche monologhi, testimonianze. Con il Dramma Italiano di Fiume, ho debuttato a Fiume con ‘Le baruffe chiozzotte’ e poi ho girato nelle varie realtà delle Comunità degli Italiani. Ho ascoltato i rimasti, le loro storie piene di soprusi e prevaricazioni, ma anche di tanta nostalgia. I rimasti sono un patrimonio importante, la memoria dell’italianità dell’Istria, con cui trovare un percorso culturale. Non escludo che si possa, quando torneremo alla normalità, trovare forme di collaborazioni con le loro realtà culturali e con il Dramma Italiano di Fiume”.

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