
Dopo vent’anni come produttrice della maggior parte dei film di Sean Baker, con il quale aveva co-diretto “Take out” nel 2004, Shih-Ching Tsou firma il suo primo lungometraggio da solista. “Left-handed girl”, che vede come co-sceneggiatore, produttore e montatore proprio il regista statunitense vincitore della Palma d’oro lo scorso anno con “Anora”, è stato presentato nella sezione parallela della Semaine de la Critique durante il Festival di Cannes 2025. La pellicola è incentrata sulla storia di tre donne taiwanesi: la madre single Shu-Fen (Janel Tsai) e le sue due figlie, la ventenne I-Ann (Shih-Yuan Ma) e la piccola mancina I-Jing (Nina Ye), che viene ammonita dal nonno a non utilizzare la “mano del diavolo”.
Sono passati oltre vent’anni dall’inizio della sua carriera nel mondo del cinema: come si è evoluto nel tempo il suo rapporto con la regia?
“Nel 2004 ho co-diretto ‘Take out’ insieme a Sean Baker. Da allora ho prodotto la maggior parte dei suoi film, dove ho debuttato anche come attrice. Mi sono fatta le ossa sul set e questo mi ha insegnato a fidarmi completamente di chi sa fare il proprio lavoro. Ecco perché durante le riprese di ‘Left-handed girl’, il mio primo film da solista, non ho mai imposto nulla agli attori. Sono stata io a sceglierli e quindi non avevo dubbi che potessero interpretare i ruoli che gli avevo assegnato facendo affidamento sulla loro professionalità e sulle loro esperienze di vita. Li ho lasciati liberi di esprimere sé stessi e credo che sia proprio questo il valore aggiunto dei miei personaggi”.
Quali sono state le sue emozioni nel presentare il suo primo film da solista a Cannes?
“È stato letteralmente surreale. Per la prima volta sono salita sul palco da regista di un film tutto mio. Inoltre, essendo di origini taiwanesi, è stato davvero speciale ed emozionante farlo insieme al cast e alla troupe provenienti da Taiwan. Per non parlare della standing ovation finale. Sento ancora i brividi”.
È nata e cresciuta a Taiwan, prima di trasferirsi a New York: com’è stato effettuare le riprese nel suo Paese d’origine?
“Vivo a New York da circa 25 anni ma torno ogni anno a Taiwan, soprattutto da quando è nata mia figlia, che adesso ha 9 anni. L’ho sempre sentita casa mia e non ho mai perso il mio legame con il territorio. Tuttavia, girare un film è completamente diverso. Non conoscevo nessuno all’interno dell’industria cinematografica taiwanese e dovevo reperire le risorse economiche necessarie. Perciò mi sono sentita come una regista alle prime armi e all’inizio ci è voluto un po’ di tempo per trovare le persone giuste con cui lavorare. Non è stato facile anche perché, avendo lavorato per tanti anni con un grande regista come Sean Baker, sono molto esigente ed ho acquisito un modo tutto mio di fare cinema”.
Qual è il suo rapporto con Sean Baker?
“Lavorare con lui è sempre stato molto divertente e stimolante. Abbiamo scritto insieme la sceneggiatura di ‘Left-handed girl’ e lui si è occupato anche della produzione e del montaggio. Purtroppo non è riuscito a venire a Taiwan durante le riprese, ma mi è stato molto vicino. Appena avevo un dubbio o un problema lo chiamavo e sapeva subito darmi il suggerimento migliore. Collaboriamo da oltre vent’anni, quindi ormai ci capiamo al volo”.
Come è nata l’idea di “Left-handed girl”?
“Molto tempo fa. Io sono nata mancina, ma nel lontano 2001 mio nonno mi ha esortato a non utilizzare più la mano sinistra perché, secondo una nota credenza popolare, sarebbe la mano del diavolo. Chissà quante altre bambine e adolescenti sono state costrette a utilizzare la mano destra. Quando ho raccontato questo episodio a Sean Baker, che avevo conosciuto due anni prima al corso di montaggio, abbiamo intuito subito che sarebbe potuta diventare una bella storia per un film.
Come mai ci avete messo tutto questo tempo per realizzarlo?
“All’epoca era davvero difficile trovare i fondi per effettuare le riprese a Taiwan e così, nonostante ci fossimo anche recati sull’isola per realizzare un breve trailer, abbiamo deciso di mettere da parte questo progetto per concentrarci su ‘Take out’, un film sull’immigrazione clandestina che è costato soltanto tremila dollari.
E poi?
“Dopo ‘Take out’ ho prodotto tanti altri film di Sean Baker: ‘Starlet’, ‘Tangerine’, ‘The Florida project’ e ‘Red rocket’. In realtà la prima bozza della sceneggiatura di ‘Left-handed girl’ era già pronta da anni. L’avevamo scritta durante un viaggio a Taipei nel 2010 quando ci eravamo imbattuti nel mercato notturno in cui è ambientato il film e avevamo conosciuto una bambina di 5 anni che viveva lì proprio come il nostro personaggio. Ma non avevamo soldi per un progetto così grande”.
Alla fine come avete risolto?
“Dopo aver cercato invano finanziamenti al Film Independent Fast Track Finance Market negli Stati Uniti e al Golden Horse Film Project Market di Taiwan, ci siamo recati a Cannes per sottoporre la nostra sceneggiatura alla società di distribuzione Le Pacte. A loro è piaciuta molto e da lì è stato tutto in discesa”.
Il film verrà portato nelle sale italiane da I Wonder Pictures: le piace l’Italia?
“Assolutamente. Guardo molto cinema italiano e vorrei anche fare un film in Italia un giorno. C’è già una sceneggiatura sulla quale sto lavorando”.
Cosa spera che il pubblico possa trarre da “Left-handed girl”?
“Il mio auspicio è che ogni essere umano si senta amato per la sua unicità. Ognuno di noi è diverso, ognuno di noi è speciale. In particolare, spero che tutti i bambini vengano lasciati sempre liberi di essere sé stessi. A proposito, vorrei raccontare un aneddoto…”
Prego.
“Nina Ye, la piccola attrice di 9 anni che interpreta una delle protagoniste del film, era mancina di nascita. Essendo stata forzata all’uso della mano destra, quando l’abbiamo scritturata ha dovuto reimparare a utilizzare la mano sinistra. È giunta l’ora di porre fine a queste storie!”.
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