Nudo alla meta, spassoso spettacolo alla CI di Fiume

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Nudo alla meta, spassoso spettacolo alla CI di Fiume

FIUME | Piacevole appuntamento ieri alla Comunità degli Italiani di Fiume, che ha ospitato lo spettacolo spassoso e divertente “Nudo alla meta”, una delle commedie più note di Enzo Duse, messa in scena dalla storica compagnia Teatro Veneto “Città di Este” – gruppo diretto da Stefano Baccini, considerato un vero “specialista” delle opere di Duse che è anche regista dello spettacolo –, che nel tempo ne ha fatto un proprio cavallo di battaglia.
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A fare gli onori di casa è stata la presidente della CI di Fiume, Orietta Marot, evidenziando nel suo discorso come l’amicizia del sodalizio di Palazzo Modello con gli atestini sia una tradizione di lunga data. Non a caso, nel pubblico era presente Walter Pieressa a cui si deve il duraturo rapporto di amicizia che la Comunità degli Italiani di Fiume ha instaurato e continua a mantenere con Este e Mario Micheli. Grazie a loro è nato un rapporto di grande amicizia culminato nell’ormai lontano 2004 con la sottoscrizione di un accordo di gemellaggio tra Fiume ed Este.
Al numeroso pubblico della Sala delle Feste si è rivolto anche Stefano Baccini, regista dello spettacolo e direttore della compagnia Teatro Veneto “Città di Este” – la più antica filodrammatica del Veneto fondata nel 1914 –. Baccini ha salutato il pubblico, ricordando di essere già stato nella CI di Fiume nel 2003, con lo spettacolo “Quel sì famoso” sempre di Enzo Duse. Questa commedia debuttò nel 1952 al Teatro Novelli di Rimini, all’apice della collaborazione artistica tra Duse e la storica Compagnia Veneta di Carlo Micheluzzi.
Il sipario di questa divertente commedia si apre sulla periferia di Padova, tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Gervasio (Stefano Baccini), modesto contabile in una grossa ditta (produttrice di turaccioli), fa condurre alla propria famiglia una vita di ristrettezze, motivo di continue recriminazioni da parte della moglie Cosma (Marina Bertoncin), proveniente invece dalla ricca borghesia terriera; unico suo pensiero accasare decentemente la figlia Bice (Lucrezia Guzzon) con Zelindo (Enrico Bovo), il cui padre è un astuto uomo d’affari, il cavalier Onofrio (Franco Fortin).
Proprio la mattina in cui questi – per altro contrario al fidanzamento – fa la prima visita ai Cristofoletti, Gervasio rientra a casa sconvolto: ha smarrito una grossa busta con dieci milioni in contanti (circa 300 mila euro di oggi) che stava per depositare in banca. O meglio, egli afferma di averla smarrita, ma teme gli sia stata rubata a sua insaputa, perché non ricorda nulla di cosa gli sia successo da quando si è allontanato poco prima da casa, al culmine dell’ennesima discussione con la moglie. Tra i presenti comincia a serpeggiare la convinzione che, dopo trent’anni di grigia esistenza, Gervasio voglia prendersi una rivincita, simulando il fatto per appropriarsi del denaro. All’improvvisa constatazione del dubbio di disonestà nei suoi confronti, Gervasio non resiste, decidendo d’impeto il suicidio (fortunatamente sventato). Il gesto, che mette di nuovo in crisi tutta la famiglia, è talmente efficace che lo stesso titolare della fabbrica rinuncia a perseguire il dipendente, d’altronde alle soglie della pensione, dopo una vita lavorativa ineccepibile e con una transazione “alla pari”, gli conferisce pure una medaglia, riconoscendo la sua integrità morale.

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