«Non siamo la pecora nera del Teatro!»

Alla riunione, convocata dal Consiglio delle minoranze della Città di Fiume, Giulio Settimo, direttore del DI, ha spiegato il perché di alcune scelte programmatiche

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«Non siamo la pecora nera del Teatro!»

La crisi che ha contrassegnato la situazione finanziaria del Dramma Italiano nel 2018 sembra essere sedata e almeno per il momento la produzione artistica procede senza intoppi. Gli amanti del teatro avranno notato, però, che quest’anno il DI non ha prodotto nessuno spettacolo autonomo, ma ha presentato esclusivamente coproduzioni con il Dramma Croato o con esterni. Per fare chiarezza su questi e altri punti, la presidente del Consiglio della minoranza della Città di Fiume, Irene Mestrovich, ha convocato un incontro con il direttore del Dramma Italiano, Giulio Settimo, al quale hanno partecipato sia i consiglieri, che la presidente dell’Esecutivo e il presidente dell’Assemblea della CI locale, Melita Sciucca e Moreno Vrancich, il presidente e il vicepresidente del Consiglio regionale delle minoranze, Flavio Cossetto e Sandro Vrancich, e la stampa.

Irene Mestrovich. Foto: Ivor Hreljanović

Il Dramma Italiano non è solo!
“Vogliamo sostenere innanzitutto il Dramma Italiano e far vedere che il Consiglio cittadino per le minoranze offre un supporto e vuole incentivare la comunicazione tra gli enti della minoranza – ha esordito Mestrovich –. Vogliamo che il DI continui a operare e a essere presente, anche perché l’apertura di falle nella nostra compagnia teatrale compromette il discorso della presenza italiana sul territorio”.
Giulio Settimo, ha subito puntato alle critiche legate all’autonomia economica e artistica. “Prima di entrare nel vivo dell’argomento – ha spiegato – voglio precisare che quando sono arrivato a Fiume mi è stato detto che il DI è indipendente sia a livello artistico che economico. Questo postulato è falso. È vero che siamo indipendenti a livello artistico, ma solo all’interno della sovrintendenza, nel senso che i direttori artistici presentano dei programmi che devono venire approvati. È pure vero che siamo indipendenti a livello economico, nel senso che siamo sovvenzionati dall’Italia, in parte dalla Slovenia e pure dal Consiglio per le minoranze croato e dalla Città di Fiume, ma è anche vero che non abbiamo un conto bancario indipendente e non decidiamo come fare i pagamenti. Il DI è parte integrante e paritaria dello ‘Zajc’: questo è importante da capire per comprendere sia le scelte artistiche che economiche. Avere un direttore artistico e amministrativo dà indipendenza, ma non possiamo esistere senza lo ‘Zajc’”.
Mancanza di pubblico
Settimo ha fatto presente che in cinque anni sono cambiati quattro direttori e ciò porta instabilità. I problemi di natura finanziaria sono legati al commissariamento dell’UPT, che ha allungato le tempistiche dei finanziamenti. Risolto il problema economico e i debiti del 2018 e stabilito un bilancio per il 2019 e, grazie all’UI e al nostro console, Paolo Palminteri, risolto probabilmente pure quello del 2020, non resta che parlare del pubblico. “La presenza del pubblico italiano ai nostri spettacoli e il numero degli abbonati sono dati desolanti – così Settimo –. La media degli abbonamenti è di 9-10, se non consideriamo il boom dell’anno scorso dovuto a una manovra di marketing assieme alla ‘Voce del popolo’, in cui abbiamo regalato una trentina di abbonamenti, ma nonostante ciò nessuna di queste persone è venuta a Teatro. Attualmente gli abbonamenti sono 15; l’interesse è troppo basso e manca il rinnovo del pubblico. Mancano i giovani”.
Ovviamente, il tema dei giovani non può venire trattato senza chiamare in causa le scuole, che ultimamente non spronano minimamente i ragazzi a frequentare il Teatro. Settimo ha dichiarato che i ragazzi devono venire invogliati, mentre nel 2019, una sola scuola ha fatto l’abbonamento. Allo spettacolo “Rodaridiamo” hanno assistito solo tre classi delle nostre scuole e una di una scuola croata. Per le SMSI Settimo ha annunciato di volere annullare l’obbligo di quattro spettacoli in italiano, ma permetterà ai ragazzi l’opzione di due spettacoli in italiano e altri due a scelta. Farà in modo di attirare il pubblico tra i 30 e i 60 anni, che è il meno presente.

L’incontro a Palazzo Modello. Foto: Ivor Hreljanović

CI e DI: unire le forze
Settimo ha annunciato che una parte degli spettacoli verrà presentata pure in CI, per far vedere che si tratta di due forze l’una legata all’altra e che il teatro si può fare anche in Comunità. Si tratta di istituzioni che devono sopravvivere insieme e l’unione è una strategia che può portare all’incremento della produzione. Un’altra strategia è la collaborazione con il Concorso artistico Istria Nobilissima, che finora non è stato sfruttato abbastanza dal DI. I testi possono venire messi in scena, anche se è difficile programmare i finanziamenti.
I fondi del DI come materiale di ricatto
Flavio Cossetto, ex dipendente del DI, ha spiegato che anche se non gli è stato rinnovato il contratto, la sua critica non deve venire letta come una rivalsa, ma come una semplice richiesta di delucidazioni riguardo ai finanziamenti che arrivano dall’esterno e che vengono usati come una sorta di ricatto dal sovrintendente Marin Blažević. A detta di Cossetto, infatti, i soldi del DI fanno gola a tanti e danno adito a una sorta di discriminazione, in quanto le altre sezioni del Teatro non ottengono aiuti esterni eppure la loro esistenza non ne è minacciata. Forte dell’esperienza decennale al timone del DI, Laura Marchig ha chiamato in causa i vertici dell’UI e il rappresentante della minoranza italiana al Parlamento, Furio Radin, i quali non si impegnano abbastanza a tutelare le istituzioni, il DI, Radio Fiume e altri.
A dare voce alle preoccupazioni di tutti quanti è stato pure Sandro Vrancich, il quale ha dichiarato che teme che il DI tra qualche anno farà la “fine” di Radio Fiume e verrà assimilato da quello Croato. Vrancich ha criticato pure Settimo per il fatto che troppo spesso è insensibile alle problematiche della minoranza italiana autoctona non sentendone l’appartenenza, e non tutela a sufficienza i suoi interessi.

Sandro Vrancich e Flavio Cossetto, vicepresidente e presidente del Consiglio della minoranza della Regione. Foto: Ivor Hreljanović

Bollette e posti di lavoro
Vrancich ha chiesto delucidazioni pure per quanto riguarda le spese fisse del Teatro per le bollette (luce, acqua, gas), alle quali il DI fa fronte, nonché per il fatto che dopo il pensionamento di Elvia Nacinovich al suo posto sia arrivato un attore del Dramma Croato, Aleksandar Cvjetković.
“Per quanto riguarda i finanziamenti nel 2018 – ha chiarito Settimo – la Città di Fiume ha dato un milione e 300mila kune per le paghe degli attori, la Slovenia circa 200mila kune, la Regione istriana 23mila kune, il Consiglio per le minoranze della Repubblica di Croazia 500mila kune, il Ministero per gli affari esteri 880mila kune, per un totale di un milione e 600mila kune. A parte i finanziamenti degli stipendi, la Città di Fiume ha versato al TNC circa 2 milioni e 800mila kune per le spese fisse (luce, gas, acqua), mentre un milione e 200mila kune rimanenti è stato diviso in quattro parti uguali. Il DI, tra l’altro obbligato da contratto a far fronte al 30 per cento delle spese, ha pagato un quarto dell’importo”.
“Per quanto riguarda i posti di lavoro ci tengo a precisare che gli stipendi di tutti gli attori sono aumentati e che Elena Brumini è ritornata al DI. Il primo attore del DC, Aleks Cvjetković parla perfettamente l’italiano ed è stato messo a nostra disposizione, anche se non lo finanziamo noi”.
I giovani come ancora di salvezza
Settimo ha risposto pure alle accuse legate alla perdita di autonomia spiegando che la soluzione dei problemi si dovrebbe fare tramite un ridimensionamento (da effettuare di comune accordo con il sovrintendente Blažević) del DI e che il DI non smetterà di esistere. A conclusione dell’acceso dibattito, Irene Mestrovich ha espresso le proprie paure non soltanto per la mancanza di giovani agli spettacoli del DI, ma anche per il prossimo censimento della popolazione, che quasi sicuramente registrerà un calo nel numero di italiani in Croazia, il che potrebbe dare adito a rivendicazioni sulle nostre istituzioni. Il problema del rinnovo generazionale diventa più cocente di anno in anno e se non si prenderanno provvedimenti il calo demografico risulterà in una perdita di continuità con le nuove generazioni.

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