Neli Ružić: «L’arte è la forma più alta di speranza»

L'artista spalatina Neli Ružić racconta la sua visione artistica e il significato della scritta luminosa collocata sulla facciata del Museo di Arte moderna e contemporanea (MMSU) di Fiume

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Neli Ružić: «L’arte è la forma  più alta di speranza»
La facciata dell’MMSU. Foto: Ivor Hreljanovic

Sulla facciata del Museo di Arte moderna e contemporanea (MMSU) di Fiume campeggia da alcune settimane una curiosa scritta luminosa che recita “È troppo tardi per rinunciare” (Prekasno je za odustajanje), la quale con la sua semplice franchezza può intrigare l’osservatore e farlo riflettere. L’intervento artistico, collocato sulla facciata laterale del Museo rivolta verso il Quartiere artistico Benčić, è opera dell’artista spalatina Neli Ružić, mentre il suo obiettivo – a detta dell’artista stessa – è quello di creare uno spazio di intimità e cura e di incoraggiare e dare un po’ di speranza a coloro che si trovano in una situazione difficile. Nell’intento di conoscere più a fondo la sua attività artistica e il significato dell’intervento sulla facciata dell’MMSU, l’abbiamo contattata per una breve intervista.

Neli Ružić.
Foto: Ivor Hreljanovic

Come descriverebbe la scritta “È troppo tardi per rinunciare”? Si tratta di un messaggio ottimista, oppure vuol dire rassegnazione? Qual è la sua visione della situazione attuale nel mondo, c’è spazio per l’ottimismo?
“L’intervento luminoso ‘È troppo tardi per rinunciare’ indica l’urgenza e l’unione, crea uno spazio di rafforzamento, intimità e speranza, richiama la perseveranza malgrado i tempi insicuri nei quali viviamo, la nostra epoca immersa nella crisi ecologica e nelle terribili guerre delle quali siamo testimoni. Questa frase si basa su una parte del testo del progetto ‘Hitnost’ (Urgenza) che ho scritto nel 2020 per l’Almissa Open Art Festival ad Almissa (Omiš): ‘Da tanto tempo è troppo tardi per qualsiasi cosa. Ma è troppo tardi anche per rinunciare’. Allo stesso modo, questo intervento artistico collocato sulla facciata fatiscente del Museo di Arte moderna e contemporanea risponde al contesto dell’edificio e dell’istituzione, come scrive la curatrice Ksenija Orelj: ‘Illuminato 24 ore al giorno sette giorni alla settimana nel cortile del Quartiere artistico, splende verso Fiume e soprattutto verso il futuro’. Si rivolge alla popolazione locale, invita a essere svegli e richiama la speranza e una costanza pressoché utopistica. Si riallaccia alle storie individuali, intime, ma soprattutto alle preoccupazioni comuni e alla situazione nella quale ci siamo imbattuti.
L’anno scorso, la scritta luminosa, in un intervento organizzato dal Padiglione artistico, era stata collocata sulla facciata della Stazione ferroviaria principale di Zagabria e si rivolgeva ai passeggeri, ai migranti e ai passanti. Considerata la grande fluttuazione di persone di diverse culture e di migranti nella Stazione principale, nei pressi dell’ingresso era stata collocata una tabella incisa con una frase tradotta in inglese, arabo, francese, farsi, spagnolo, tedesco e curdo. Essa si trova oggi sulla facciata dell’MMSU. ‘È troppo tardi per rinunciare’ introduce una dimensione poetica nello spazio pubblico, richiama all’ultimo momento di cambiamento e alla responsabilità verso le generazioni future”.

Incentivi statali per gli artisti
Ha lavorato e vissuto per un periodo relativamente lungo in Messico. Ci sono differenze nella percezione dell’arte contemporanea in quel Paese in confronto con la Croazia?
“La scena artistica messicana è grande, vibrante e variegata, l’arte contemporanea si trova in una posizione privilegiata, mentre l’ambiente del discorso critico e teorico è estremamente stimolante. Il mercato d’arte contemporanea è abbastanza diramato e va dalle fiere artistiche alle collezioni private come la Jumex fino a numerosi musei e istituzioni private e pubbliche. Negli ultimi sessant’anni il sistema tributario messicano permette agli artisti di pagare le tasse con opere d’arte, che quindi diventano parte della collezione statale. Sia in Messico che in Croazia esistono incentivi statali destinati agli artisti, ma ci sono delle differenze. Se in Messico essi sono in forma di borse studio annuali e pluriannuali per la produzione e vengono versate su base mensile, in Croazia gli incentivi sono organizzati in base ai progetti. Tuttavia, in proporzione con la grandezza della scena artistica, nel nostro Paese è più probabile che un artista riceva l’incentivo statale. D’altro canto, in Croazia il mercato d’arte è praticamente inesistente, mentre l’interesse del vasto pubblico per l’arte contemporanea è esiguo. Nonostante ciò, vantiamo una scena artistica molto forte e riconosciuta anche a livello internazionale”.

Qualche settimana fa, la sua scritta sull’MMSU è stata temporaneamente spenta. Qual è stato il motivo?
“È stata spenta perché abbiamo voluto unirci allo Sciopero per Gaza su invito dell’iniziativa Za K.R.U.H. & l’Iniziativa per la Palestina libera che invitano gli artisti/artiste, gli operatori culturali e tutti gli altri a fermare, interrompere, oscurare, rimandare i loro programmi artistici in nome della solidarietà, contro il silenzio e la normalizzazione del massacro e del terrore che vengono inflitti al popolo palestinese. Ci siamo unite allo sciopero spegnendo temporaneamente la scritta e affiggendo il manifesto ‘Sciopero per Gaza!’ sotto il lavoro, come pure distribuendo la documentazione di quest’azione sui social”.

Realtà diverse a confronto
Qual è il suo campo d’interesse nell’arte? Secondo lei, qual è la missione dell’arte in generale? Si può considerare l’arte una missione?
“Fare arte è una vocazione e un bisogno. Come dice Rainer Maria Rilke, un’opera d’arte è buona soltanto se nasce dal bisogno. Ritengo che l’arte sia indispensabile per la sopravvivenza e per il senso dell’esistenza, in quanto senza di essa non ci sarebbe nemmeno umanità nella sua piena espressione.
Per quanto riguarda il mio campo artistico, mi interessa mettere in relazione diverse realtà e raggiungere un passante casuale. L’arte è libera e può essere indirizzata soltanto a un gruppo limitato di conoscitori. Non è nemmeno necessario che sia comunicativa. Tuttavia, la questione della quale mi occupo fin dall’inizio della mia attività artistica è in che modo l’arte può essere accessibile a tutti? Di che cosa l’arte è capace? Gli spazi fuori dagli ambienti tradizionali di musei e gallerie sono per me i più emozionanti. Il lavoro fuori dai limiti di una galleria offre un contatto diretto con la realtà, porta a dei cambiamenti nelle percezioni consolidate, rende più sorprendente la realtà e introduce il pensiero critico nella quotidianità e così potenzialmente anche quello politico. Sono sicura che l’arte possa creare unità, influire sulla coesione sociale, può stimolare i cambiamenti che accadono nel campo delle sensazioni”.

Ha sempre voluto occuparsi di arte, oppure un tempo immaginava diversamente la sua vita?
“Fin da giovane avevo il bisogno di riconoscere una sensibilità diversa, mi attiravano le persone nelle quali la percepivo. L’impulso principale che mi ha guidata era il bisogno di bellezza, la crisi, l’empatia, la rabbia per le ingiustizie… L’arte modifica la percezione della realtà, la rende più stratificata e le dà un senso. Quest’ultimo, infatti, manca sempre di più in quest’epoca dominata dal tardo capitalismo, soprattutto nelle generazioni nate in una società incentrata sui consumi. L’arte – come disse a suo tempo l’artista tedesco Gerhard Richter – è la forma più alta di speranza. È capace di creare uno spazio di rapporti al posto dell’individualismo e della solitudine. È un catalizzatore della socialità e della comunità ed è forse l’ultima difesa della libertà e della critica sociale”.

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