“Zadarski memento” è stato il titolo del piacevole concerto tenutosi l’altra sera al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume, che ha avuto in veste di protagonisti il Quintetto dell’Orchestra da camera di Zara. L’appuntamento con la musica da camera ha avuto luogo nell’ambito del ciclo di concerti della Croazia KONCI.HR, organizzato dall’Associazione nazionale degli organizzatori musicali assieme ai partner di tutta la Croazia. Si tratta di un’iniziativa di qualità che arricchisce il panorama musicale di tutto il Paese e offre al pubblico la possibilità di sentire un repertorio meno eseguito, ma meritevole di attenzione. È stato così anche martedì, quando i valenti musicisti dell’Orchestra da camera di Zara hanno proposto tre brani di celebri compositori scritti per tre formazioni da camera, un trio per pianoforte, violino e violoncello, un quartetto d’archi e un quintetto per pianoforte, due violini, una viola e un violoncello.
Una parodia di Papandopulo
Il concerto è stato aperto dal brano “Papandopulijada” in Do maggiore di Boris Papandopulo, concepito, come spiega Marco Graziani nel programma di sala, come una parodia della musica del compositore stesso. Questo trio per pianoforte, violino e violoncello contiene tutti gli elementi che caratterizzano la musica di Papandopulo: verve, vivacità, un ritmo incalzante, umorismo e una straordinaria inventiva. La parte centrale del brano è dominata da una melodia drammatica che dona un carattere diverso alla composizione. I tre musicisti hanno reso le esuberanti pagine di Papandopulo con la giusta energia, eseguendo con particolare slancio la bella linea melodica.
La serata è proseguita con il Quartetto d’archi in Sol maggiore, op. 76, n. 1 di Joseph Haydn. Come noto, il quartetto per archi occupa una posizione fondamentale nell’opera di Haydn, in quanto questo genere musicale subì una trasformazione decisiva proprio grazie alla sua opera perdendo la funzione di musica d’occasione e d’intrattenimento leggero, per assumere invece il ruolo di forma classica per definizione, ancor più della sinfonia e della sonata per pianoforte. Haydn viene considerato il creatore del quartetto per archi, dato che portò questa forma a un elevatissimo grado di perfezione di scrittura, nel rispetto dell’equilibrio tra le diverse parti di ogni composizione. Non è noto il numero esatto di quartetti d’archi composti da Haydn, ma attualmente gli sono attribuite da 81 a 97 composizioni di questo genere (per alcune di esse i musicologi nutrono dubbi di autenticità).
La quintessenza del classicismo
Il Quartetto d’archi in Sol maggiore, op. 76, n. 1 fa parte del gruppo di quartetti che furono pubblicati nel 1799 e dedicati al conte Josef Erdödy, per cui sono anche detti Quartetti Erdödy. Si tratta di composizioni che sono la quintessenza del classicismo, in cui l’eleganza e l’equilibrio della forma corrispondono alla serenità, limpidezza e delicatezza della musica. Anche qui i musicisti, questa volta come quartetto d’archi, hanno saputo cogliere lo spirito della composizione, che si articola in quattro movimenti (Allegro con spirito, Adagio sostenuto, Minuetto. Presto e Finale, Allegro ma non troppo). Particolarmente impegnativo si è rivelato il quarto movimento ricco di passaggi virtuosistici, in cui un ruolo di rilievo è occupato dal primo violino, qui suonato da Marco Graziani con notevole abilità tecnica.
La carrellata nelle varie formazioni da camera si è conclusa con il Quintetto per pianoforte e archi in sol minore, op. 57, di Dmitrij Šostakovič, una delle sue composizioni da camera più conosciute. È scritto per pianoforte e quartetto d’archi (due violini, viola e violoncello). Šostakovič iniziò a comporlo nell’estate del 1940 e lo completò il 14 settembre dello stesso anno. Fu scritto per il Quartetto Beethoven, come molti dei suoi quartetti per archi, e la sua prima esecuzione (con lo stesso Šostakovič al pianoforte) ebbe luogo il 23 novembre 1940 al Conservatorio di Mosca, con grande successo. Nel 1941 vinse il Premio Stalin di 100.000 rubli e ad oggi risulta uno dei quintetti più eseguiti sui palchi concertistici. Al Quintetto è legata pure una curiosità: inizialmente, l’opera doveva essere un quartetto d’archi, ma Šostakovič decise di inserirvi anche una parte per pianoforte per motivi prettamente pratici. Infatti, come spiegò egli stesso, suonando la parte del pianoforte Šostakovič avrebbe avuto l’opportunità di viaggiare assieme al Quartetto Beethoven per esibirsi ai vari concerti.
Una struttura sinfonica
Il Quintetto per pianoforte e archi è una composizione che si articola in cinque movimenti e richiede un grande affiatamento tra i musicisti, come pure una notevole preparazione in quanto Šostakovič lo concepì con una struttura sinfonica. Come tutte le composizioni del grande compositore russo, anche questa è caratterizzata da un’infinita inventiva e creatività nell’elaborazione del materiale musicale. Nei primi due movimenti, il compositore si è ispirato ai preludi e alle fughe di Bach, mentre il vivace e festoso Scherzo: Allegretto è ispirato alle danze spagnole, che sono spesso presenti nella sua musica. Seguono il lirico Intermezzo e il Finale: Allegretto caratterizzato da un’atmosfera più leggera, che si conclude in maniera piuttosto atipica, senza un particolare impatto dinamico. Di conseguenza, la fine del concerto è stata un po’ sottotono, soprattutto per il fatto che l’ensemble non si è cimentato con un bis, nonostante il modesto pubblico avesse dimostrato il suo apprezzamento per il programma offerto. Forse l’effetto finale sarebbe stato più incisivo se il Quintetto avesse deciso di suonare Papandopulo per ultimo, ma tant’è.
A esibirsi nel quintetto dell’Orchestra da camera di Zara sono musicisti affermati quali Marco Graziani e Ankica Šoša Graziani al violino, Lucija Brnadić alla viola, il violoncellista Branimir Pustički e la pianista Katja Repušić.
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