«Mrgari». I fiori in pietra di Bescanuova

La mostra di fotografie di Sanjin Ilić, allestita negli spazi della Galleria del Museo archeologico (AMZ) di Zagabria fino al 7 aprile prossimo, abbraccia l'architettura dei muri a secco

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«Mrgari». I fiori in pietra di Bescanuova

Una tecnica antichissima, quasi primordiale, per erigere muretti in pietra portanti, dal fascino che nessun altro sistema moderno può eguagliare. La costruzione di muri a secco è una delle prime invenzioni dell’uomo; sin dai tempi più antichi, questo metodo costruttivo si è diffuso in tutto il mondo abitato e da allora le metodiche hanno subito un’evoluzione modesta.

Nonostante questo è difficile rimanere insensibili di fronte alla bellezza e al fascino che esprime questo tipo di costruzione. Non vi è mai alcun impatto estetico contrastante con i luoghi circostanti, anzi, spesso è addirittura accresciuto il valore paesaggistico dell’intero contesto. In più, nulla come la costruzione in pietra a secco rappresenta l’unicità del manufatto, assolutamente irripetibile. Ma i motivi storici della diffusione di questa tecnica di costruzione non sono bellezza e fascino. Prima fra tutti è stata la disponibilità di materia prima sul luogo. Un secondo motivo è che la tecnica non prevede leganti: un passo vincente sin dai primordi, quando certamente non esistevano le malte cementizie. Ma alla base di tutto, come denominatore comune, c’è la capacità dell’uomo. Dalla costruzione più semplice alla più complessa, il metodo della pietra a secco richiede di combinare elementi irregolari, facendo in modo che l’ultimo pezzo messo partecipi a immobilizzare i precedenti.

I muri a secco visti dall’alto.
Foto: ANJIN ILIĆ

Una destinazione immancabile

L’isola di Veglia è unica sotto molti aspetti. La sua vicinanza e accessibilità la rendono una destinazione immancabile per molti turisti da tutta l’Europa ma l’isola è anche ricca di varie risorse naturali, bellezze nascoste e patrimoni culturali e storici.

Alcune delle bellezze costruite in pietra sono gli specifici “mrgari” ovvero delle costruzioni di muri a secco a forma di fiore. Le particolarità di queste opere d’arte in pietra chiamate “rožice od gromač” (cioè fiori in pietre) possono essere osservate fino al prossimo 7 aprile nella Galleria del Museo archeologico (AMZ) di Zagabria.

Spazi usati per custodire le pecore

La mostra di fotografie del fiumano Sanjin Ilić, originario dell’isola di Veglia, denominata “Mrgari – fiori in pietra di Bescanuova” (Mrgari – kameni cvjetovi Baške) è dedicata al più bell’esempio di tecnica di costruzione di muri a secco fatti da pietre disposte una sull’altra e tenute insieme senza l’ausilio di leganti. Questa tecnica da costruzione è antichissima ed è tipica dell’isola di Veglia. Tali muretti, “mrgari” per l’appunto, sorgono a 300 metri di altezza e sono degli spazi a forma di fiori che venivano usati per custodire le pecore.

Come spiegato dalla Società Sinjali, organizzatrice dell’esposizione zagabrese, grazie al supporto dell’Ente per il turismo del Comune di Bescanuova e del Comune stesso, i muretti consistono in uno spazio centrale comune, la sala, da cui si diramano come i petali di un fiore i “mrgarići”, di proprietà di ciascun pastore. Venivano utilizzati in modo da poter radunare le pecore dall’area di pascolo verso l’entrata del “mrgar”, a forma d’imbuto. Dopo essere state raccolte nella sala, l’entrata veniva chiusa e ogni pastore separava le sue pecore, rinchiudendole nel proprio “mrgarić”. Al termine del suo lavoro nel “mrgarić” (controllo delle pecore, tosatura o altro), il pastore faceva uscire nuovamente le pecore dall’apertura del “mrgarić” verso l’area di pascolo.

La particolarità di questi “fiori” in pietra è che sono presenti solo nella parte meridionale dell’isola di Veglia. I “mrgari” si trovano infatti nelle località di Bescanuova, Jurandvor e Batomalj. In totale ce ne sono dieci sull’isola di Veglia e cinque sull’isola di Provicchio (Prvić). Oltre che sull’isola di Veglia tali muretti in pietra sono presenti soltanto nel Galles (Gran Bretagna), in Islanda e nelle Alpi svizzere (Cantone Vallese).

I muretti venivano usati per custodire il gregge.
Foto: SANJIN ILIĆ

Il contributo di Fiume CEC

Va ricordato che la tecnica di costruzione dei muri a secco era stata particolarmente valorizzata nell’ambito di Fiume Capitale europea della Cultura 2020, tanto che nella galleria “Zvonimir” di Bescanuova, a maggio del 2021 era stata allestita la mostra “Goccia dopo goccia, pietra dopo pietra – una vita” (Kap po kap, kamen po kamen – život) realizzata della Società Sinjali e da Sanjin Ilić.

Un’immagine scattata nell’ambito di Fiume CEC.
Foto: KRISTIJAN VUČKOVIĆ

Manutenzione continua

Se tutto questo un tempo era dominio comune, tramandato di padre in figlio per necessità, oggi la pratica della costruzione a secco è sempre più relegata a mera espressione delle nostre tradizioni e, come tale, il rischio è di perdere il patrimonio, non più incrementato quantitativamente, anzi, spesso disperso per incuria e abusi edilizi.

Ma il patrimonio che si perde è anche quello culturale, visto che mancando la trasmissione ai figli di questo “saper fare”, sono sempre meno le persone in grado non solo di elevare nuove costruzioni col metodo della pietra a secco, ma anche di effettuare soltanto manutenzione e riparazioni sull’esistente.

E dato che sono abbastanza fragili, i “mrgari” necessitano di un trattamento di conservazione e restauro costante e continuo.

Sebbene i “mrgari” ebbero in passato uno scopo pratico, oggi tale pietra è simbolo di un tempo che fu e un monumento all’impegno umano e al suo legame con la natura.

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