Mirjana Crnić Novosel. «La nostra lingua madre è ciò che ci definisce»

La ricercatrice e dirigente della sede dislocata dell’Istituto di lingua e linguistica croata che opera in seno alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume traccia un quadro generale delle minoranze nazionali a livello di Paese spiegando perché è di essenziale importanza – nel momento in cui l’idioma fiumano ha un futuro incerto – puntare sull’iscrizione del dialetto fiumano nel Registro del patrimonio culturale immateriale della Repubblica di Croazia

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Mirjana Crnić Novosel. «La nostra lingua madre è ciò che ci definisce»
Mirjana Crnić Novosel. Foto: RONI BRMALJ

La lingua è molto più di un semplice mezzo di comunicazione. Essa non è soltanto un mezzo di espressione per individui e gruppi e di scambio tra essi, ma, prima e oltre a questo, ogni lingua è l’espressione di una particolare comunità linguistica ed è portatrice della sua esperienza, della sua visione del mondo, del suo sistema di valori estetici ed etici: il tesoro accumulato attraverso le epoche, trasmesso ed arricchito da una generazione all’altra. La lingua è legata all’essere umano, è parte inscindibile di lui. La sostituzione di una lingua (o di un dialetto) così come la diffusione di una lingua, ritiene Breton, esprime un aumento o una diminuzione dell’influenza delle relative comunità di parlanti.

Secondo giudizi sociolinguistici, lingua (soprattutto quella standard) non è un termine prettamente linguistico che include caratteristiche intrinseche linguistiche, genetiche, tipologiche e strutturali, ma soprattutto politiche, geografiche, storiche, sociologiche e culturali. La funzione base del linguaggio è la comunicazione tra le persone, lo scambio di pensieri, idee, esperienze e sentimenti (questi ultimi vengono espressi soprattutto in dialetto, nel caso degli appartenenti alla CNI di Fiume). Il linguaggio stesso riflette ciò che avviene nella comunità sociale, i cambiamenti nella sfera politica, economica e culturale.
Il capoluogo quarnerino, sede di ben 22 minoranze nazionali, è ideale per lo studio del multilinguismo ovvero del multiculturalismo e dell’interculturalità.

RENA: tutela delle lingue minoritarie
Abbiamo raggiunto la scienziata Mirjana Crnić Novosel, dirigente della sede dislocata dell’Istituto di lingua e linguistica croata che opera in seno alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume, la quale, a partire dall’anno scorso fa parte del progetto RENA, acronimo di “Repozitorij nacionalnomanjinskih jezika u Hrvatskoj” (Deposito delle lingue delle minoranze nazionali in Croazia), il progetto interdisciplinare e interistituzionale, promosso dall’Istituto per la lingua e la linguistica croata (IHJJ) in collaborazione con l’Istituto per le migrazioni e le nazionalità (IMIN), un programma di ricerca che potrebbe offrire uno strumento preciso ed efficace allo studio, alla tutela e alla valorizzazione delle lingue delle minoranze nazionali presenti sul territorio croato. Il dialetto fiumano è un esempio di lingua urbana della minoranza autoctona che, a causa della progressiva riduzione della comunità che lo usa e per la funzione del complesso multilinguismo nel quale è immerso, risulta essere a rischio di estinzione. La presenza del dialetto oggi a Fiume è relegata all’ambito familiare e comunitario nonché nella comunicazione quotidiana tra gli appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana presente sul territorio del capoluogo quarnerino. Oltre a tracciare un quadro generale delle minoranze nazionali a livello della Croazia e quello cittadino, Mirjana Crnić Novosel, autrice di tre ricerche pubblicate sul dialetto fiumano, spiega perché è di essenziale importanza – nel momento in cui l’idioma fiumano ha un futuro incerto – puntare sull’iscrizione del fiumano quale uno degli idiomi veneti dell’Adriatico nel Registro del patrimonio culturale immateriale della Repubblica di Croazia.

L’anno scorso è entrata a far parte del progetto RENA. Qual è l’obiettivo del progetto coordinato dagli scienziati Kristian Lewis e Filip Škiljan?
“In breve, l’obiettivo del progetto è quello di proporre le lingue delle 22 minoranze nazionali presenti in Croazia, con particolare attenzione al loro insegnamento nelle scuole. Al fine di ottenere informazioni quanto più complete, si prevede di includere dati aggiuntivi sulle circostanze dell’immigrazione dei membri di una specifica minoranza nazionale, le tendenze storiche del loro numero e lo stato demografico attuale. A tale scopo, sono state create mappe interattive con luoghi contrassegnati in cui una particolare lingua minoritaria nazionale viene insegnata in modo organizzato. La bibliografia sulle lingue minoritarie e sulle minoranze nazionali in Croazia verrà elencata e sarà disponibile sulla pagina del progetto (www.rena.jezik.hr, ndr). Per far conoscere il progetto al pubblico, organizziamo tavole rotonde, colloqui con i membri delle minoranze nazionali e presentazioni del progetto a livello nazionale.
Alla fine di febbraio, in occasione della Giornata internazionale della lingua madre, a Fiume avevamo celebrato il primo anno d’attività presentando i risultati del progetto, il sito web e i lavori pubblicati, il che è stato seguito anche dal vostro quotidiano. Colgo l’occasione per ringraziarvi anche in quest’ambito”.

Sono complessivamente 22 le minoranze nazionali in Croazia. Qual è il rapporto tra croato standard e lingua minoritaria?
“La maggior parte dei nostri interlocutori membri delle minoranze nazionali, ritiene che il quadro giuridico che prevede la protezione, la tutela e l’insegnamento delle lingue delle minoranze nazionali in Croazia sia di alto livello. Alcuni Paesi europei che possono vantare un ‘mandato democratico’ più lungo non prevedono una gamma così ampia di diritti linguistici per i membri delle loro minoranze nazionali, figuriamoci per loro 22. A livello nazionale, in termini di sostegno dello Stato all’insegnamento e alla tutela delle lingue delle minoranze nazionali, non si segnalano problemi significativi. Per quanto riguarda il rapporto tra lingua standard croata e lingue minoritarie nazionali, tale relazione non è competitiva, ma si basa su una collaborazione. Ciascuna lingua madre è ugualmente importante e preziosa. Il croato standard ha una funzione speciale e cioè deve essere utilizzato come mezzo di comunicazione generale in Croazia. Si tratta di una lingua indipendente dai dialetti, non è una lingua madre di nessuno e tutti devono impararne le regole durante l’istruzione scolastica. Pertanto, sia i membri delle minoranze nazionali che i membri del popolo croato imparano a scuola la lingua croata standard per avere l’opportunità di partecipare a una comunicazione senza ostacoli in tutti gli ambiti della vita nel loro Paese. In poche parole, la lingua standard ci aiuta a capirci meglio, ma non limita il diritto di nessuno a parlare la propria lingua madre”.

Una città multietnica
Il capoluogo quarnerino è il centro con il maggior numero di rappresentanze di minoranze nazionali in riferimento al numero complessivo di abitanti. Quanto sono visibili a livello cittadino le lingue usate dagli appartenenti delle minoranze nazionali a Fiume?
“Un fatto interessante che caratterizza Fiume da molti anni è il numero di minoranze nazionali che equivale al numero di minoranze nazionali presenti in Croazia. Appunto per questo ci vengono attribuiti il multiculturalismo, la multietnicità e l’apertura alla diversità. Di un totale di 22 minoranze nazionali presenti in città, i rappresentanti di 10 minoranze nazionali partecipano al Consiglio cittadino e i rappresentanti di 14 minoranze nazionali sono attivi nel Consiglio regionale. Tutte le minoranze, grazie all’attività delle loro comunità, coltivano le tradizioni, la cultura, il folklore e la lingua del loro Paese. La maggior parte di loro ha una lunga presenza a Fiume. La minoranza più numerosa nella nostra città è quella serba, seguita da quella bosgnacca e italiana. Nel corso dei secoli, ovviamente, era diverso. Tuttavia, come è noto da sempre, il tempo, le varie circostanze storiche, politiche e sociali modificano la struttura della popolazione, come accade anche a Fiume. La visibilità di tutte le nostre minoranze e delle loro lingue madri – chi più, chi meno a seconda del numero dei membri e dell’impegno della comunità – si manifesta in numerosi eventi in cui ognuna di esse promuove il proprio Paese e i valori culturali/tradizionali. Qui rientra certamente anche la lingua della minoranza. Trattasi delle giornate in cui vengono presentate le SAC, i cori, gli scrittori, ma anche i rappresentanti di un determinato gruppo minoritario. Il Festival più gettonato che promuove le tradizioni è il Porto etno, che vuole presentare la multiculturalità di Fiume mediante la musica e la gastronomia. La celebrazione di varie feste religiose e nazionali è inoltre estremamente importante per aumentare la consapevolezza del valore di ciascuna minoranza che compone questa specifica città”.

Stando al Censimento 2021 alcune minoranze a livello nazionale hanno fatto registrare il minimo storico, almeno da quando vengono raccolti ufficialmente i dati riguardanti la popolazione residente sul territorio. Rispetto al 2011 la Comunità italiana è numericamente scesa di oltre il 20 p.c. Secondo lei quali sono le ragioni di questa diminuzione della presenza degli italiani su questi territori?
“Per quanto riguarda le minoranze, rispetto al Censimento del 2011, è diminuito non soltanto il numero di una determinata minoranza, ma di tutte quelle presenti in città. Con la riduzione del numero di membri per lo più giovani, si perde la possibilità di trasmissione intergenerazionale, il che non permette di lasciare in eredità tradizione, cultura e lingua. Secondo il Censimento del 2011, in città c’erano 31.745 membri di minoranze nazionali mentre nel 2021 il numero è sceso a 12.104. Ovvero, quando si parla di minoranza nazionale italiana, negli ultimi dieci anni è stato registrato un calo di 876 membri. L’emigrazione della popolazione soprattutto giovane è legata alla graduale apertura dei confini e alla mobilità della popolazione dall’ingresso della Croazia nell’Ue, nonché alle condizioni lavorative, di istruzione e soprattutto alla qualità di vita nel Paese. Purtroppo, mi sembra che debbano ancora arrivare nuove ondate di emigrazione, sia tra la popolazione fiumana che a livello nazionale. Tali indicatori demografici non favoriscono la sostenibilità delle lingue minoritarie, in particolare quelle meno rappresentate e soprattutto i dialetti. Il numero di persone è diminuito, di conseguenza anche la comunicazione nella lingua minoritaria è stata ridotta. La diminuzione del numero di membri di una certa comunità, soprattutto una minoranza, non dipende soltanto dall’emigrazione, ma anche dal tasso di mortalità. Inoltre, va sottolineato che il pericolo d’estinzione o la scomparsa di una lingua non è legato esclusivamente al numero di parlanti, ma la sua estinzione è influenzata dal ridotto uso nella comunicazione quotidiana”.

Le zone di insediamento storico della minoranza italiana sono per lo più l’Istria, Fiume e la Dalmazia. La lingua ufficiale della CNI è l’italiano standard, ma sul territorio istro-quarnerino sono presenti diversi dialetti italiani. In quale contesto possiamo collocare l’istroveneto, l’istrioto e il dialetto fiumano e in quali situazioni vengono usati tali idiomi?
“Sul territorio del Litorale croato settentrionale ovvero nell’Istria, nel Quarnero e nelle sue isole, sin dalla preistoria hanno vissuto numerosi popoli e tribù, il che ha lasciato traccia sul piano culturale, linguistico ed etnologico. Ad esempio, in questa zona a suo tempo vivevano i Liburni (Quarnero) e gli Histri (Istria), che furono gradualmente romanizzati con l’arrivo dei Romani.
Durante il VII secolo, le zone succitate erano abitate dagli Slavi. Questo fu l’inizio della simbiosi culturale slavo-romanza, la quale si manifesta sia nella cultura che nelle parlate. Nella presente zona, oltre alla parlata ciacava della lingua croata, le più numerose sono le parlate romanze.
L’istrioto o l’istroromanzo, che è ancora vivo nella parte sud-occidentale dell’Istria, è una lingua romanza autoctona sviluppata direttamente dal latino volgare, mentre l’istroveneto (nell’area dell’Istria) e il fiumano (a Fiume) sono lingue venete che si sono diffuse soprattutto in quest’area con il dominio veneziano sopprimendo le lingue romanze autoctone. Ancora oggi, questi dialetti rappresentano la lingua della comunicazione quotidiana tra una parte della popolazione presente nella Regione istriana e in quella litoraneo-montana. La loro importanza sta innanzitutto nel fatto che rappresentano la lingua madre o prima lingua di una parte degli appartenenti alla minoranza nazionale italiana nella Repubblica di Croazia e nel fatto che rappresentano il secolare circolo culturale adriatico. Tuttavia, a causa dell’indebolimento della trasmissione intergenerazionale, tutti questi possono essere considerati lingue a rischio di estinzione e l’istrioto è stato confermato tale insieme all’istrorumeno e dialetto albanese degli Arbanasi sul territorio della Croazia, tanto da far parte dell’elenco delle 24 lingue europee a rischio di estinzione.
Sotto l’influenza dell’istroveneto dominante, come pure delle parlate ciacave della zona e della lingua italiana standard che lo sopprime, l’istrioto viene usato oggi da poco meno di mille parlanti. D’altro canto, secondo le stime, il numero odierno di parlanti del veneto nell’area dell’Istria e del Quarnero è pari a 20.000. Il loro uso è per lo più limitato alla conversazione all’interno della comunità minoritaria in una determinata area e molto spesso questi dialetti vengono usati esclusivamente in un ambiente familiare. Mediante opere lessicografiche e dialettologiche, la letteratura dialettale e varie manifestazioni dialettali, si raggiunge una certa visibilità pubblica. Di vitale importanza sono poi i laboratori dialettali per studenti e insegnanti nelle scuole, l’informazione disponibile in Rete sul dialetto e, soprattutto, la trasmissione di generazione in generazione. In base a tali categorie l’istroveneto è stato iscritto nel Registro del patrimonio culturale immateriale della Croazia ottenendo lo status di bene immateriale da tutelare presso il Ministero della Cultura e dei Media della Repubblica di Croazia, mentre l’istrioto è attualmente in fase di iscrizione nello stesso Registro. Per il dialetto fiumano finora non è stata presentata alcuna domanda del genere. La tutela di questi beni culturali è estremamente importante per la comunità italiana perché rappresenta la lingua madre della maggior parte dei membri della minoranza nazionale italiana in Croazia, ma anche perché dal punto di vista storico, da secoli or sono, occupano una posizione importante nella formazione della popolazione, nella loro cultura e tradizione sul territorio istro-quarnerino”.

Il sostegno dell’Ue
Quanto vengono apprezzate la pluralità e la ricchezza linguistica a livello nazionale e di Unione europea?
“Esistono molti documenti importanti a livello europeo dedicati alle lingue. Questi mettono in evidenza la conservazione e la tutela del ricco patrimonio linguistico. Una delle principali caratteristiche dell’Ue è la sua diversità culturale e linguistica, perché le lingue parlate nei Paesi dell’UE sono un segmento importante del patrimonio culturale. Pertanto, l’Ue sostiene il multilinguismo nei suoi programmi e nell’operato delle sue istituzioni, come sancito dall’articolo 22 della Carta dei diritti fondamentali, che recita: ‘L’Unione rispetta la diversità culturale, religiosa e linguistica’. In questo contesto, va menzionata anche la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, una fonte giuridicamente vincolante del diritto internazionale delle minoranze, adottata dal Consiglio d’Europa nel 1992. La Carta succitata è una Convenzione internazionale giuridicamente vincolante dedicata esclusivamente alla protezione e alla promozione delle lingue regionali e minoritarie. Finora ha incluso circa 80 lingue di oltre 200 comunità linguistiche e la Repubblica di Croazia è parte della suddetta Carta dal 1º marzo 1998. Tuttavia, un’attenzione particolare dovrebbe essere prestata alle lingue in pericolo di estinzione. Nel suo Atlante interattivo delle lingue a rischio di estinzione nel mondo, l’UNESCO conferma un numero sempre maggiore di lingue in pericolo. Quindi, oltre all’UE e allo Stato, ciascuna comunità linguistica, in collaborazione con le istituzioni che possono assicurare un aiuto, dovrebbe occuparsi anche della propria lingua, del suo stato attuale e del futuro prossimo”.

La sua disciplina è la dialettologia. Collabora con le comunità minoritarie, associazioni e con le Cattedre del Sabor ciacavo della Regione litoraneo-montana dedicandosi alla tutela e alla promozione del patrimonio culturale croato. Oltre ad aver pubblicato numerosi articoli scientifici e un libro incentrato sulle parlate e sugli idiomi del Gorski kotar, ha fatto – anche in collaborazione con Nina Spicijarić Paškvan, dell’Accademia croata delle Arti e delle Scienze (HAZU) – un’approfondita ricerca sul dialetto fiumano. La sua indagine sociolinguistica sul dialetto fiumano ha preso in considerazione il contesto storico e la sua evoluzione. Quali sono i dati emersi dalla ricerca?
“La collega dott.ssa Spicijarić Paškvan e io abbiamo avviato la ricerca nel 2014 spinte dal fatto che all’inizio del XXI secolo non siamo a conoscenza del dato di quanti siano i fiumani ovvero i parlati del dialetto fiumano nella città di Fiume. Per poter dare una risposta a questa domanda, userò la definizione che abbiamo posto nei nostri articoli (sono stati pubblicati tre – due in Croazia e uno in Italia): il dialetto fiumano è equiparato all’identità linguistica di Fiume; è una lingua coloniale veneziana sviluppatasi nell’antico insediamento urbano usata dai fiumani – la popolazione bilingue (e plurilingue) presente da secoli sul territorio. Il dialetto fiumano è sopravvissuto fino ad oggi ed è un codice di comunicazione vivente tra i membri delle famiglie fiumane. Come c’era da aspettarsi, il dialetto viene utilizzato soprattutto dalla popolazione fiumana più anziana, seguita dalla generazione di media età, mentre come mezzo di comunicazione viene usato in minor misura dai giovani. Il fiumano è ben inserito nelle attività extrascolastiche e negli asili italiani e, oltre che nell’ambito familiare, la maggior parte della comunicazione in questo idioma avviene negli spazi della Comunità degli Italiani e tra i fiumani che si frequentano fuori dal contesto familiare. L’idioma fiumano è vitale e le prospettive per la sua conservazione sono relativamente buone. Bisogna accennare che l’uso del fiumano è in declino e che con il passare del tempo, un piccolo numero di parlanti e/o la comunicazione in fiumano solamente tra la popolazione più anziana minaccerà la sopravvivenza di questo dialetto”.

Lingua = identità
Qual è l’identità dei fiumani?
“In questo caso lingua equivale a identità. I fiumani sono innanzitutto una minoranza linguistica. Essi si sentono fiumani, parte della popolazione autoctona della città che chiamano Fiume, e all’interno della quale formano oggi un’importante comunità minoritaria dal punto di vista culturale e storico. Quest’appartenenza locale e patriottica ha superato l’identificazione nazionale che risulta essere meno forte rispetto all’identità fiumana. Stando all’interpretazione dei fiumani stessi, si tratta di fiumani nati a Fiume i cui antenati hanno trasmesso loro il dialetto fiumano. Ritengono il loro dialetto sia bello, simpatico e vicino; ci sentono, pensano e scrivono. Nonostante nutrano emozioni e sentimenti sia per il dialetto che per l’identità che ne è parte inscindibile, i fiumani si sentono preoccupati per la sopravvivenza del dialetto fiumano, esprimendo critiche verso uno scarso impegno per un’adeguata valorizzazione e conservazione del loro dialetto”.

Il fiumano può essere collocato tra le lingue in pericolo di estinzione? Qual è il suo futuro?
“Innanzitutto bisognerebbe determinare il numero effettivo di parlanti l’idioma fiumano. Finora ciò non ha avuto successo, il che non sorprende siccome non esistono dei parametri esatti per determinare la competenza linguistica e l’identificazione dei parlanti di una certa comunità linguistica. Tuttavia, grazie alla ricerca fatta finora sull’idioma fiumano, soprattutto a livello sociolinguistico e con la descrizione del suo livello di vitalità nell’odierna Fiume, è chiaro che il dialetto è sempre meno in uso e sempre più minacciato. Nel futuro il suo destino diventerà incerto. Una debole comunicazione intergenerazionale, l’uso del dialetto racchiuso nell’ambito familiare e il calo del numero di parlanti, portano inevitabilmente all’estinzione della lingua.
Solo con un’attività proattiva e con progetti completi di conservazione della lingua, compresa la documentazione linguistica, la comunità italiana a Fiume può mantenere la continuità di questo idioma tradizionale, che è di estremo valore per la comunità minoritaria italiana, ma anche per l’identità fiumana. Un primo passo in questa direzione sarebbe l’iscrizione del fiumano quale uno degli idiomi veneti dell’Adriatico nel Registro del patrimonio culturale immateriale della Repubblica di Croazia. Pertanto, il suo futuro è esclusivamente nelle mani dei singoli e viene sostenuto dalla comunità e dalle istituzioni. Ossia, è importante rendersi conto che la lingua locale, la nostra lingua madre, è ciò che ci definisce e ciò a cui apparteniamo e che la lingua può essere mantenuta viva soltanto mediante una trasmissione intergenerazionale, cioè comunicando tra anziani e giovani nella lingua che vogliamo preservare. Il fatto se i fiumani in futuro, pur frequentando le scuole in lingua standard (l’italiano) ed essendo immersi in una società che fa uso dell’italiano, del croato o qualsiasi altra varietà, tuteleranno il fiumano dalla scomparsa, dipende dal singolo. La società è quella che deve sostenere e prendersi cura di tale valorizzazione attraverso laboratori e manifestazioni varie. Un buon esempio di pratica nella conservazione della lingua è il Festival ‘Canzonette fiumane… Ricordando’ tenutosi l’anno scorso. È necessario dunque pensare in questo senso per il futuro”.

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