«Mille occhi» rivolti a corpo, sguardo e silenzio

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«Mille occhi» rivolti a corpo, sguardo e silenzio

TRIESTE | Ogni anno grandi nomi, grandi scelte e un occhio di riguardo alle produzioni di nicchia, che spesso non raggiungono il grande pubblico. Una formula che “I mille occhi”, Festival internazionale del cinema e delle arti, ha adottato con grande successo, giungendo inossidabile alla sua XVII edizione. Titolo del Festival di quest’anno è “Corpo, sguardo e silenzio”.

Dal 14 al 20 settembre al Teatro Miela di Trieste, con un’anteprima l’11 e 12 a Roma, presso il Cinema Trevi della Cineteca Nazionale, il Festival propone come di consueto un ricco programma articolato tanto in proiezioni quanto in incontri esclusivi con registi e attori, tutti a ingresso libero. Il programma è inoltre accompagnato da un catalogo di documentazione bilingue, in italiano e inglese, con materiali informativi e saggi originali il tutto grazie ad una cordata vincente di autori e produttori, ma soprattutto di main partner istituzionali quali La Cineteca del Friuli – Archivio Cinema del Friuli Venezia Giulia e Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, che consentono peraltro di proiettare la massima parte dei film in programma nei formati originali, preservando quell’attenzione e rispetto per il 35mm che è una delle eccellenze del Festival (non solo a livello italiano).

Omaggio a Franco Basaglia

Oltre all’anniversario del ‘68, particolare attenzione viene dedicata a un’altra rivoluzione che si coronava nel ‘78, grazie all’opera di Franco Basaglia al quale il Festival rende omaggio, riformatore della stessa concezione moderna di salute mentale. Basaglia, che fece proprio di Trieste la città cardine della sua attività, è al centro di proiezioni e incontri, a partire dal reportage di Sergio Zavoli intitolato “I giardini di Abele”, per arrivare a una serie di conversazioni interrotte fra lo psichiatra e la classe politica dell’epoca. Il programma è realizzato con la preziosa consulenza di Michele Zanetti, presidente dell’Associazione Anno Uno.
Momento atteso, legato alla propria vocazione per la contaminazione senza confini fra arti e linguaggi, il Festival ha scelto di consacrare quest’anno il Premio Anno Uno all’opera di Franco Giraldi, regista di origini giuliane, che nel suo cinema si è continuamente interrogato sul concetto di frontiera, evidenziando un pluralismo di identità che eccede qualsiasi univocità nazionale e nazionalistica. La sua produzione, che spazia dall’eurowestern postmoderno di Sugar Colt fino alla commedia all’italiana più “d’autore” (La bambolona, Cuori solitari), è stata infatti capace di tradurre sul piccolo e grande schermo anche le atmosfere e i personaggi di grandi narratori di livello europeo come Joseph Conrad (la miniserie televisiva “Il corsaro”), Pier Antonio Quarantotti Gambini (La rosa rossa) e Mario Soldati (La giacca verde). Con “Un anno di scuola” e “La frontiera”, Giraldi ha inoltre raccontato Trieste e la Dalmazia, inquadrandole come terre di mezzo in cui la storia del Novecento ha messo alla prova le radici spirituali di una cultura cosmopolita. Alla premiazione, oltre allo stesso regista, sarà presente come ospite l’attrice Senta Berger, star internazionale amata da Sam Peckinpah e Dino Risi, protagonista di “Cuori solitari” e “La giacca verde”.
L’omaggio a Giraldi si inserisce in un più ampio percorso pluriennale di rilettura e attualizzazione del grande cinema italiano del passato, che in questa edizione ruota intorno al ‘68, anno cardine celebrato senza museificazioni con i sorprendenti film di Pietro Germi, Vittorio De Seta e Giorgio Bianchi, di cui si riscoprono corrispondenze segrete e inattese con registi come Marco Ferreri, Carmelo Bene ed Ermanno Olmi. Tutti autori su cui il Festival svolge da anni un lavoro costantemente in progress, valorizzandone i lati meno studiati attraverso accostamenti e scelte di programmazione al di fuori di qualsiasi accademismo, nella convinzione che proprio liberandole da inutili classificazioni si possa finalmente cogliere al meglio la grandezza di queste opere da riscoprire.

Cinema tra Croazia e Serbia

Prosegue, dopo il successo della scorsa edizione, il percorso dedicato al cinema sperimentale fra Croazia e Serbia, iniziato con una panoramica su Mihovil Pansini, Ivan Martinac e Tom Gotovac. Quest’anno la selezione, curata dalla fiumana Mila Lazić, si espanderà alla produzione serba di Lazar Stojanović, con quattro film realizzati fra il 2005 e il 2008, a cui si aggiungono i due cortometraggi firmati da di Jean-Luc Godard (“Je vous salue, Sarajevo” e “Dans le noir du temps”). Il cinema diventa così tentativo di raccontare la follia della guerra che ha sconvolto l’ex Jugoslavia, che sarà anche al centro di una tavola rotonda che si terrà lunedì 17 presso il Palazzo Gopcevich, con l’intervento del giornalista Mirko Klarin e di Nataša Kandić, candidata al Nobel per la pace 2018.
S’inizierà sabato, 15 settembre alle ore 21 con un film di Ivan Martinac del 1992, grande rivelazione dell’edizione precedente, con la presentazione di Mirko Klarin, introdotto da Mila Lazić. Seguiranno domenica 16 settembre alle ore 19 un ricordo di Lazar Stojanović, lunedì 17 settembre ore 17 alla sala Bazlen di P.zzo Gopcevich il dibattito su “La guerra della follia”, incontro a cura di Mila Lazić, con Nataša Kandić, Mirko Klarin, Franco Rotelli e Diana Nenadić. Ancora Martinac martedì 18 settembre alle 14.30 e ancora Stojanović, mercoledì 19 settembre alle ore 14.30.
Una scorpacciata di cinema al Teatro Miela, per chi vuole conoscere altre prospettive.

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