MFF: film ricchi di emozioni spensieratezza e umorismo

Il Montona Film Festival si svolgerà dal 26 al 30 luglio. In programma le migliori pellicole indipendenti provenienti da tutto il mondo, con particolare accento sulla Svezia

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MFF: film ricchi di emozioni spensieratezza e umorismo
Lukas Moodysson: Mostrami l’amore. Foto: MONTONA FILM FESTIVAL

Si svolgerà dal 26 al 30 luglio, il Montona Film Festival (MFF) proporrà i migliori film indipendenti provenienti da tutto il mondo, con un accento particolare sulla cinematografia svedese, mentre il premio onorario Maverick verrà assegnato al regista Goran Marković.

”È difficile organizzare un Festival spensierato in tempi di preoccupazione, o è questo proprio ciò di cui abbiamo bisogno? I responsabili del programma del nostro Festival cercano di presentare un mondo migliore – film ricchi di emozioni, gioia e umorismo”, ha dichiarato il direttore del Festival, Igor Mirković. Ha inoltre annunciato che quest’anno, per la prima volta nella storia del Festival, verrà proiettato il film di un regista che durante lo svolgimento del Festival sarà impegnato sul fronte di guerra. Si tratta del giallo “Rihno” di Oleg Sentsov, il quale ha trascorso cinque anni nelle carceri russe dopo l’annessione della Crimea, mentre ora lotta con l’esercito ucraino. Il film non parla della guerra, ma il destino del regista è la testimonianza dei tempi e dell’atmosfera in cui si svolgerà il Festival di quest’anno.

Le pellicole del Paese partner
Oltre a questo film, verranno proiettati altri 18 film indipendenti provenienti da tutto il mondo, selezionati da Milena Zajović e Jurica Pavičić.
Il Paese partner del Festival di quest’anno è la Svezia, per cui verranno proposti dieci film svedesi dall’epoca del film muto fino ad oggi, tra cui quelli di Bergman, Andersson, Moodysoon e altri autori che hanno dato lustro alla cinematografia svedese. Il programma “Film del cambiamento”, selezionato dall’Istituto cinematografico svedese, proporrà quattro titoli che hanno superato i confini della Svezia e hanno ispirato generazioni di cineasti in tutto il mondo. Tra questi c’è il controverso film muto “Le streghe” di Benjamin Christensen, uno dei primi horror, che quest’anno celebra cent’anni. Verrà proiettato anche film “Il capitano” di Jan Troell, premiato con un Orso d’argento per la regia a Berlino nel 1992, basato su un fatto realmente accaduto. La selettrice Sigrid Hadenius ha preparato un ciclo di film sui giovani per i giovani “Giovani e disobbedienti” e una selezione di cortometraggi svedesi realizzati negli ultimi dieci anni.
Il Montona Film Festival omaggia con il premio Maverick i cineasti che hanno seguito la loro visione senza scendere a compromessi, mentre quest’anno questo verrà assegnato al regista belgradese Goran Marković, autore dei film “Specijalno vaspitanje”, “Nacionalna klasa”, “Variola Vera”, “Deja Vu” e “Tito i ja”.

Sempre controcorrente
Come rilevato dagli organizzatori del Festival, Marković girò numerosi film che gli hanno assicurato lo status di hitmaker e beniamino del pubblico, mentre ultimamente è diventato persona non grata e meta di incredibili attacchi mediatici per la sua forte etica. Come spiegato da Jurica Pavičić, selettore del Festival, Montona Maverick è un premio solitamente destinato ai cineasti che sono sempre stati controcorrente: contro il gusto dominante, contro le forme gradite dai più, contro la popolarità di massa.
”Goran Marković, a primo acchito, non sembra rientrare in questa categoria – ha osservato Pavičić –. Nella maggior parte della sua carriera, i suoi film erano molto popolari e amati. Già dal primo, ‘Specijalno vaspitanje’ (1977), Marković era accettato dalla critica jugoslava come la voce della prima generazione davvero cresciuta sull’asfalto. I suoi film degli anni Ottanta erano popolari e – perché no? – populisti. I film come ‘Nacionalna klasa’ (1979) e ‘Variola vera’ (1982) furono visti da centinaia di migliaia di persone, divennero parte della cultura di massa, mentre le scene, le canzoni e le repliche tratte da queste pellicole divennero parte della cultura urbana. Inoltre, Marković fu sempre propenso a occuparsi di generi cinematografici che erano popolari e che lo sono ancora: dal film giovanile sportivo, al film catastrofico, all’horror psicologico (Već viđeno, 1987). Era apprezzato, accettato e popolare. A prima vista, era tutto fuorché un ‘maverick’. E invece è un’impressione sbagliata perché sono pochi i registi che, come lui, sono andati sempre contro il mainstream, contro le ideologie e le norme vigenti del gusto cinematografico, come lo faceva e lo fa ancora Marković”.

Devastante vivisezione della società
“I suoi film popolari degli anni Ottanta sono stati sempre una devastante vivisezione del tardo socialismo – spiega Pavičić –. In questi film esso viene rappresentato come una società – è dovuto ribadirlo – così dannatamente simile alle varie società post-jugoslave: una società di dichiarazioni altisonanti, ma vuote, dei figli di papà, di opportunisti profittatori sotto false bandiere, figli indegni della grande storia. Non si tratta di film ‘dissidenti’. No, perché Marković comprendeva già a quell’epoca, come pure in seguito, che la storia vera non erano il potere e il partito. La vera storia erano gli opportunisti urbani con i loro meccanismi pragmatici di coabitazione con il potere. Questo è il tema di ‘Nacionalna klasa’, ‘Majstori, majstori’ (1980), ‘Tajvanska kanasta’ (1985) e del film conclusivo del suo opus jugoslavo – ‘Tito i ja’”, spiega Pavičić, aggiungendo come Marković girava film anticomunisti mentre il comunismo era ancora vivo.

Analisi del nazionalismo
”A partire dagli anni Novanta, analizzerà allo stesso modo anche il nazionalismo – prosegue il selettore –. Girò ‘Srbija godine nulte’ (2000), un film che riassume l’era di Milošević. Nel primo anno del governo democratico girerà ‘Kordon’ (2002), un film sulla ribellione a Milošević, anche se nemmeno in questo film i protagonisti non sono dei ribelli. Sono invece degli agenti di Polizia incaricati a proteggere il regime. Marković continua a elaborare il suo tema preferito: si chiede in che modo le persone si arrendano. In quale momento scompare il loro senso della moralità? In quanti passi ciò accade? È necessario che siano delle persone particolarmente cattive affinché succeda? Oppure – ahimè! – può succedere anche a me? Goran Marković è stato un artista popolare in tutti i regimi, un hitmaker. Il pubblico amava il suo lavoro. Al contempo, nessun potere lo ha mai amato, per cui non lo ama nemmeno quello attuale. Nel momento in cui ottiene questo riconoscimento, nel suo Paese egli è vittima di un aggressivo attacco mediatico. Il che non sorprende perché Marković in tutti i suoi film insiste a pungere nel punto dolente. È un cronista della borghesia che si è venduta, della corruzione che non è necessariamente legata al denaro, ma alla comodità, alla neutralità, all’inerzia. Egli non attacca il potere, ma noi. E ciò, dobbiamo ammetterlo, fa più male. Per questo motivo, Goran Marković è il Maverick perfetto del Festival di Montona”.

I cortometraggi
Alla sezione dei cortometraggi sono pervenuti 728 film provenienti da 69 Paesi, di cui la selezionatrice Inja Korać sceglierà 25 che concorreranno per i premi. Il vincitore dei corti di quest’anno entrerà nella rosa dei candidati al Premio cinematografico europeo, mentre al migliore film croato verrà assegnato il premio “Corto montonese”.

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