«Memoria civitatis»: la realtà di un’epoca

Lo spettacolo messo in scena all’Export in Delta è una co-produzione dell’HKD e dello StudioK di Budapest

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«Memoria civitatis»: la realtà di un’epoca

È stato uno spettacolo coinvolgente quello intitolato “Memoria civitatis/Memoria delle città” e messo in scena mercoledì nel suggestivo spazio dell’Export in Delta dinanzi a un nutrito pubblico (nutrito secondo gli standard pandemici, ovviamente, in quando le misure antiepidemiche non permettono grandi assembramenti). La co-produzione della Casa croata di Cultura (HKD) di Sušak e dello StudioK di Budapest, diretta da Edvin Liverić, racconta il fenomeno sociale e politico dell’emigrazione all’inizio del XX secolo.

Storia su due binari
Fiume, che a cavallo tra il XIX e il XX secolo era un porto ungherese, fu il punto dal quale gli emigranti ungheresi, romeni e appartenenti ad altri popoli partivano alla volta degli Stati Uniti alla ricerca del guadagno e di una vita migliore. Lo spettacolo non si basa sulla storia di un personaggio particolare o di una famiglia, ma racconta questo fenomeno, spesso in maniera umoristica, facendo uso in maniera ingegnosa dei dati rinvenuti nei documenti d’archivio. Lo spettacolo procede su due binari: uno riflette sulla natura e l’identità delle città, mentre l’altro si concentra sulle persone e sulle loro migrazioni.

Atmosfera vivace e cosmopolita
La pièce si impegna a riflettere la realtà dell’epoca, per cui si parla in ungherese, croato, italiano, inglese, tedesco, in dialetto fiumano e in ciacavo. Le città dell’Impero austro-ungarico erano, infatti, dei veri e propri melting pot all’epoca. Lo spettacolo ricostruisce l’atmosfera vivace e cosmopolita che caratterizzava Fiume a cavallo tra il XIX e il XX secolo presentando dati legati alla vita quotidiana, prendendo come esempio la prostituzione e le case di tolleranza disseminate in centro città. Lo spettacolo riflette sulla natura di Fiume, sul suo carattere pragmatico, esprimendo pure un atteggiamento un po’ critico nei suoi confronti descrivendola come una città a cui non interessa da chi è governata se vi si può guadagnare e vivere bene. Immancabile il riferimento ai sette Stati che hanno governato a Fiume (è forse da qui che proviene l’espressione “sette bandiere” che descrive una persona chi si adatta a ogni potere?), rappresentati con spiccato umorismo.

Gli attori hanno presentato il passato della città di Fiume in sette lingue

Fiume porto ungherese
Il secondo tema dello spettacolo sono, come detto, le migrazioni e in questo segmento veniamo a sapere diversi dati interessanti relativi al numero di persone, circa 50mila, che partono ogni anno dal porto di Fiume verso l’America all’inizio del XX secolo. Viene menzionato anche il modernissimo albergo Emigranti che si erge ancora in via Milutin Barač e che venne costruito dalle autorità ungheresi proprio per accomodare le migliaia di migranti che giungevano in città per imbarcarsi su una delle navi della Cunard Line. La parte finale dello spettacolo è dedicata agli immigrati che negli Stati Uniti si realizzarono ed entrarono nella storia. Uno dei più grandi è il genio Nikola Tesla.
“Memoria civitatis” è uno spettacolo intrigante, che lascia spazio per la riflessione e offre uno sguardo sulla Fiume dell’inizio del XX secolo dimostrando quanto i problemi e le sfide che i migranti, in questo caso gli immigrati negli Stati Uniti, dovettero superare, non differiscono molto da quelle che i migranti devono affrontare anche oggi in tutto il mondo.

Unico neo
L’allestimento ha sfruttato molto bene lo spazio dell’ex magazzino, che si presta benissimo a diversi tipi di attività culturale. L’unico neo è stato il fatto che il pubblico che occupava le file più alte e i lati esterni delle tribune aveva difficoltà a leggere la traduzione dei dialoghi in ungherese proiettate su uno schermo sovrastante la scena, in primo luogo perché impossibili da vedere quando tutta la scena era illuminata dai riflettori e in secondo luogo perché gli stessi riflettori occultavano lo schermo.
Gli autori dello spettacolo sono Kata Gyarmati, drammaturga ed Edvin Liverić, il quale ha curato la regia e la musica. I costumi sono firmati da Viktória Boros e le luci da Berta Ninett. Hanno fatto un buon lavoro e divertito il pubblico gli attori Katalin Homonnai, Júlia Nyakó, Melitta Pallagi, Nina Sabo, Nika Ivančić, Deni Sanković, Gábor Nagypál, György Sipos e Dániel Lovas. Lo spettacolo è stato realizzato in collaborazione con l’Ambasciata ungherese in Croazia e l’Istituto ungherese di Zagabria e fa parte del progetto Fiume Capitale europea della Cultura.

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