
La tragica storia di “Manon Lescaut”, la terza opera di Giacomo Puccini, ha fatto ritorno dopo 13 anni sul palcoscenico del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume con un allestimento a metà strada tra il tradizionale e il contemporaneo. Lo spettacolo è una coproduzione europea che, oltre allo “Zajc”, coinvolge anche Fondazione Festival Pucciniano, Fondazione Teatro Regio di Parma, Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari, nonché l’Opera Nazionale di Bucarest. L’opera è stata allestita l’anno scorso a Torre del Lago in occasione del centenario della morte di Puccini e sta facendo il giro dei teatri lirici europei. Ispirata al romanzo dell’abate Antoine François Prévost “Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut” (1731), fu composta fra l’estate del 1889 e l’ottobre del 1892. Si tratta della prima opera matura di Puccini, nella quale il compositore ha espresso tutta la grandezza del suo genio e in cui l’intensa musica pucciniana e il libretto concorrono a creare un insieme coerente e coinvolgente.
Un’immagine sontuosa
La regia, la scenografia, le luci e i costumi sono stati curati da Massimo Pizzi Gasparon Contarini, la cui grande esperienza nell’allestimento di opere lo ha portato a rispettare le indicazioni contenute nel testo di Prévost, nel quale “la trama si svolge in un periodo preciso, ovvero a Parigi nella prima parte del Settecento, con uno stile decisamente Luigi XV, un rococò francese specifico e non un barocco casuale”, come ci ha riferito nell’ambito di un’intervista. Il regista ha deciso di portare in scena il rococò dei dipinti di Boucher e Rigaud, optando per costumi dai colori sgargianti, che si presentano fedeli alla moda dell’epoca, ma comunque stilizzati. Lo stesso approccio è stato applicato anche nella scenografia, dove al centro del palcoscenico troneggia una fontana barocca con in cima il gruppo scultoreo raffigurante il ratto di Proserpina ispirato a Bernini. Il luogo dell’azione (la città di Amiens, Parigi, il palazzo di Geronte de Ravoir, la nave e il deserto) è indicato dal video, realizzato da Matteo Letizi, che viene proiettato sullo sfondo del palcoscenico. Si tratta di pochi elementi, che tuttavia, assieme ai costumi variopinti, compongono un’immagine sontuosa. Di bell’effetto si è rivelata la scena del porto di Le Havre nel terzo atto, con ai lati le gabbie con le donne accusate di vari crimini, tra cui anche Manon, mentre sullo sfondo si vedono il porto, il mare e un veliero che sta per approdare e che porterà Manon e il suo amore Renato Des Grieux in America.
Prova brillante per Kristina Kolar
Nonostante il suo successo immediato, “Manon Lescaut” è oggi un’opera che si trova piuttosto raramente nei repertori dei teatri lirici, in quanto richiede un cast di cantanti di particolare bravura. Nel ruolo di Manon Lescaut ha brillato la primadonna nazionale Kristina Kolar, la quale ha offerto un’interpretazione coinvolgente della protagonista combattuta tra il desiderio di vivere negli agi e il suo amore per Des Grieux, nonostante il primo domini sul secondo e porterà entrambi alla rovina. Considerati i tempi in cui la trama si svolge, e in cui le donne non avevano molte possibilità di modellare il proprio destino e prendere attivamente parte alla società, non è difficile comprendere il motivo per il quale molte sceglievano di voltare la schiena ai sentimenti e sposarsi per interesse. Il soprano fiumano ha dominato la scena e si è imposta con la sua interpretazione sensibile ed espressiva e la sua voce voluminosa. È stato un Des Grieux convincente, innamorato, leale e incapace di resistere a Manon, il tenore Bože Jurić Pešić, la cui intesa con Kristina Kolar ha dato vita a dei bei momenti in scena. Dal punto di vista vocale, il tenore si è dimostrato sicuro e solido, anche se in determinati momenti mancava un po’ più di volume. Robert Kolar, nei panni di Lescaut, ha offerto un’interpretazione misurata e vocalmente potente. Imponente con la sua voce e la sua statura Slavko Sekulić nei panni di Geronte de Ravoir. Bravo Marko Fortunato come Edmondo e spassoso Marijan Padavić nei panni del maestro di danza. Hanno fatto bene anche Ena Lešić Jovanović, Sergej Kiselev, Lovro Matešin e Saša Matovina.
Autentico slancio emotivo
Sempre all’altezza del proprio compito il Coro dell’Opera, istruito dal Maestro Matteo Salvemini. Si è dimostrata azzeccata e logica la decisione del regista di inserire tra il terzo e il quarto atto lo splendido Intermezzo, che di solito viene eseguito tra il secondo e il terzo atto. Bellissimo e struggente il passo a due, coreografato da Gheorghe Iancu, dei ballerini Yurika Kimura e Benjamin Cockwell con il mare sullo sfondo.
L’Orchestra sinfonica di Fiume, sotto la direzione del Maestro Valentin Egel, ha seguito con precisione gli interventi dei solisti e del Coro, sostenendo con la giusta enfasi i momenti più drammatici dello spartito. Ci sono stati pure attimi di grande poesia, primo fra tutti il meraviglioso Intermezzo, interpretato con autentico slancio emotivo. Maestro concertatore è stata Vivijana Rogina.
Prolungati e copiosi applausi
La prima replica dello spettacolo, sabato, ha visto in veste di protagonisti il soprano Alessandra di Giorgio (Manon Lescaut), Jure Počkaj (Lescaut), Davide Piaggio (Des Grieux) e Luka Ortar (Geronte de Ravoir).
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