«Make a wish». Opere in dialogo con lo spazio

Al Museo d’Arte moderna e contemporanea (MMSU) di Fiume è in visione la mostra di Nikola Ukić, artista fiumano che vive e lavora in Germania

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«Make a wish». Opere in dialogo con lo spazio
Le braccia che si tengono per mano. Foto: HELENA LABUS BAČIĆ

“Make a wish” (Esprimi un desiderio) è il titolo della mostra di Nikola Ukić al Museo d’Arte moderna e contemporanea (MMSU) di Fiume, che rientra nel ciclo di presentazione di autori della scena fiumana formatisi negli anni Novanta e che hanno trovato un ambiente più stimolante per esprimersi con la loro arte fuori dai confini della Croazia. Nikola Ukić, dopo aver concluso gli studi all’Accademia di Belle arti di Zagabria, ha proseguito la sua formazione all’Accademia di Düsseldorf (2000 al 2004), dove è in seguito rimasto a vivere e lavorare. È occasionalmente presente sulla scena artistica croata, soprattutto a Zagabria, Spalato e a Fiume.

Lavori di grande formato
La presente mostra, che si può visitare fino al 21 maggio, comprende una selezione di nuovi lavori caratterizzati da una produzione impegnativa e di grande formato, che si sviluppano – si legge nella presentazione – in un dialogo con lo spazio e indirettamente fanno riferimento alla storia dell’edificio dell’MMSU e alla sua trasformazione da una funzione industriale a quella museale. La mostra si basa su oggetti che si inseriscono in uno spazio intermedio tra la scultura e l’architettura e in cui l’interesse per l’esplorazione dei materiali rimane un aspetto importante, ma che si focalizza su nuovi argomenti.
“Se prima osservava la materia come una componente indipendente dell’opera, in parte domata nella forma arbitraria che l’autore le impone, ora questa ci coinvolge nell’esperienza fisica dello spazio nella quale il corpo del visitatore diventa una componente importante – si legge ancora -. L’allestimento stesso assume l’aspetto di una messinscena nella quale il visitatore partecipa con la propria presenza, incerto dinanzi agli oggetti ambigui di Ukić che appartengono sia al mondo della quotidianità che a quello della finzione”.

Una deviazione della tradizione
Le configurazioni in calcestruzzo si presentano come una deviazione della tradizione scultorea, orientata sulla bellezza della forma, sui materiali pregiati, sulla rappresentazione figurativa e sulla trasposizione verticale dei materiali. Utilizzando i materiali industriali in maniera diversa rispetto alla loro funzione originaria, Ukić modifica l’utilizzo degli oggetti quotidiani e invita alla loro ridefinizione.
La ricerca artistica di Ukić comprende installazioni e sculture site specific, grafiche digitali, la videoarte e la performance. La sua pratica artistica è focalizzata sulla ricerca nelle strategie artistiche, nelle regole tradizionali e nei protocolli modernisti.
Il percorso espositivo “Make a wish” comprende video, installazioni e oggetti di notevole impatto visivo, in cui l’autore utilizza materiali ed elementi industriali per creare composizioni insolite.

L’Antropocene
La mostra si apre con l’installazione intitolata “Giunto, prima lastra”, un’ampia e spessa lastra di calcestruzzo sui cui lati si trovano delle barre d’acciaio usate per il cemento armato nell’edificazione di palazzi. L’installazione riprende la forma del “primo livello” di una casa, sul quale vengono costruiti i muri del pianterreno. La forma essenziale del lavoro e il materiale tipico della cultura dell’Antropocene (l’epoca geologica attuale, ci dice Wikipedia, nella quale l’essere umano con le sue attività è riuscito con modifiche territoriali, strutturali e climatiche a incidere su processi geologici), il calcestruzzo, sono arricchiti da una componente sonora che si attiva a seconda del movimento del visitatore lungo i lati della lastra. Veniamo a sapere, nell’ambito dell’opera, che annualmente nel mondo vengono prodotti ben 27 miliardi di tonnellate di calcestruzzo, mentre grazie alla possibilità “fai da te” che offre questo materiale, lo storico della società e architetto Bernard Rudofsky lo definisce come materiale dei costruttori anonimi e lo collega alla tradizione dell’architettura senza architetto, ovvero all’architettura “popolare” alla quale allude l’installazione di Ukić.

Il processo di produzione
L’installazione “Cijevi” (Tubi), composta da tubi di plastica sciolti, incastrati in un elemento in calcestruzzo, fa riferimento, invece, agli avanzi che si verificano nel processo di produzione. Anche se i tubi non svolgono la loro funzione originaria e sono stati “guastati” dal calore che ha provocato il loro scioglimento, nell’ambiente dello spazio espositivo suscitano l’interesse dell’osservatore con la loro superficie che a livello visivo appare morbida. L’installazione di Ukić presenta la plastica come un materiale contemporaneo che, onnipresente nella nostra quotidianità, non fa parte dei processi naturali e supera i tempi biologici inserendosi in quelli geologici.
L’ultima e la più impressionante installazione si intitola “Kolo” (Il cerchio), incentrata sulla stretta di mano come forma essenziale di saluto, che si compone di braccia che si tengono per mano, a volte anche in posizioni distorte e “sfilano” nello spazio espositivo. Le braccia in poliuretano colato sono state modellate e stampate con la tecnologia 3D, mentre alcune recano scritte in inglese “Non lo conosco più” e “Nemmeno io”.

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