«L’ospedale è un microcosmo della nostra società»

L’apertura della Semaine de la Critique è stata affidata a «L’intérêt d’Adam» della regista belga Laura Wandel, già protagonista sulla Croisette nel 2021

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«L’ospedale è un microcosmo della nostra società»
Laura Wandel. Foto: Semaine de la Critique

Dopo essersi aggiudicata il premio della Federazione internazionale della stampa cinematografica per il suo primo lungometraggio “Un monde”, con cui aveva mostrato nella selezione “Un Certain Regard” del Festival di Cannes 2021 lo sguardo smarrito di un alunno vittima di bullismo da parte di un piccolo gruppo di compagni di classe, Laura Wandel torna a far riflettere il pubblico della Croisette con un dramma ospedaliero incentrato sull’amore materno. “L’intérêt d’Adam”, che ha aperto l’edizione 2025 della sezione parallela della Semaine de la Critique, segna una nuova tappa del profondo interesse della regista belga per il mondo dell’infanzia e le dinamiche sociali di cui l’ospedale è un microcosmo.

Com’è nata l’idea di girare “L’intérêt d’Adam”?

“Un primario di pediatria mi ha dato la possibilità di trascorrere diverse settimane come stagista in un ospedale. Ho scelto di concentrarmi sui ricoveri ospedalieri per potermi confrontare con la maggior parte degli strati della società e con le problematiche sociali più attuali. Per la trama de ‘L’intérêt d’Adam’ mi sono ispirata a una storia realmente accaduta”.

Quindi aveva già in mente l’argomento del suo prossimo film?

“Ero attratta dal mondo ospedaliero perché è un microcosmo dove immaginavo che avrei potuto trovare una rappresentazione della nostra società. Ovviamente non potevo sapere in cosa mi sarei imbattuta con precisione. Sono rimasta particolarmente colpita da quanto sia fondamentale la relazione con i genitori per la guarigione dei bambini e anche questo mi ha fornito lo spunto per il film”.

Dove sono state effettuate le riprese?

“In un vero ospedale. Non ho mai pensato a uno studio cinematografico perché era importante che tutti gli attori si sentissero e fossero realmente immersi nel luogo. Ci è stato consentito di girare sia al mattino che nel pomeriggio”.

Come il suo primo lungometraggio “Un monde”, anche “L’intérêt d’Adam” è caratterizzato da una certa intensità: da dove scaturisce questa scelta stilistica?

“In entrambi i film ho cercato di replicare la condizione dell’uomo moderno. Al giorno d’oggi siamo sempre in una corsa contro il tempo. Basti pensare al lavoro quotidiano del personale medico, che spesso tra un paziente e l’altro non può fermarsi neanche per mangiare o per pensare. Volevo riprodurre questa intensità e, soprattutto, che lo spettatore riuscisse ad avvertirla visceralmente. In ogni caso, questo non significa che adotterò lo stesso stile in futuro perché prima di iniziare le riprese bisogna ascoltare ciò di cui ciascun film ha bisogno ed essere bravi a ripartire sempre da zero”.

Quali sono i principali punti di contatto tra “Un monde” e “L’intérêt d’Adam”?

“Il mio primo lungometraggio affronta alcune tematiche molto attuali. Un bambino diventa vittima di bullismo, ma rifiuta di farsi aiutare. Nella nostra società capitalista chiedere aiuto è concepito come un fallimento e si ha la tendenza a rispondere alla violenza con la violenza. Anche prendersi cura degli altri è sempre più raro al giorno d’oggi ed è per questo che con ‘L’intérêt d’Adam’ ho voluto rendere omaggio a quelle persone che lavorano in condizioni davvero impossibili e senza le quali la nostra società non potrebbe funzionare”.

Cosa si prova ad aprire la programmazione di una sezione parallela del Festival di Cannes?

“È stato un grande onore che, tra tanti film molto interessanti, proprio ‘L’intérêt d’Adam’ sia stato scelto per l’apertura della Semaine de la Critique, una sezione parallela tanto seguita da critici e cinefili provenienti da tutto il mondo. Il secondo film è più difficile del primo perché la pressione è maggiore, ma ho pensato soltanto a godermi il momento”.

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