«LockClown» per ridere delle nostre paure

Il Dramma Italiano ha brindato con i suoi spettatori al Dram(m)a centar e ha offerto loro una lettura scenica del progetto di Angelo Cecchelin e Davide Calabrese

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«LockClown» per ridere delle nostre paure

Il Dramma Italiano ha chiuso in bellezza il 2021 dedicando al suo pubblico più fedele, ovvero agli abbonati, un assaggio di quello che sarà lo spettacolo che debutterà nel mese di maggio del 2022. La lettura scenica di “LockClown” si è tenuta nel Dram(m)a Centar del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”, nell’ex magazzino dell’IVEX, e a dare il benvenuto agli amici della CNI è stato il direttore della compagnia, Giulio Settimo, il quale ha ricordato che in questi giorni si festeggia non solo la fine del 2021, ma anche il pensionamento di Toni Plešić, per il quale ha espresso l’augurio che anche in futuro possa continuare a collaborare con il DI a nuovi progetti.

Giulio Settimo ha dato il benvenuto al pubblico

Tre pagliacci in periodo di pandemia

Il progetto, di Angelo Cecchelin e Davide Calabrese, con regia e adattamento di Davide Calabrese, è una commedia particolare sia nella forma che nella lingua e nell’approccio a temi di attualità. La lettura scenica di “LockClown” non è stata una lettura di tutto il copione, ma piuttosto un piccolo assaggio divertente dello spettacolo in preparazione senza troppe pretese, senza costumi e scenografia. Ovviamente, come dice il titolo stesso, i personaggi in scena sono tre clown, impersonati da Bruno ed Elvia Nacinovich, nonché Stefano Surian. La trama ha luogo all’inizio della pandemia, ovvero ai tempi del primo lockdown, al quale allude anche il titolo. I cittadini devono stare in casa e se vengono fermati dai vigili devono avere un motivo valido per trovarsi in strada. Il tema della legalità è sicuramente una delle colonne portanti dello spettacolo, nel quale vigili e giudici hanno a che fare con ladri e bugiardi incalliti. I personaggi non sono sempre gli stessi, ma i tre attori in scena presentano una serie di sketch umoristici nei quali i ruoli cambiano per dare vita a situazioni esilaranti.

Bruno Nacinovich, Elvia Nacinovich e Stefano Surian

Il ruolo della musica

”LockClown” è un progetto per il quale bisogna avere… “orecchio”. Questa osservazione si riferisce alla parte musicale, nella quale hanno brillato i coniugi Nacinovich e Stefano Surian, ma l’osservazione è superflua visto che il background musicale e la bravura delle famiglie Nacinovich e Surian sono cosa nota. Un’altra particolarità dello spettacolo è il fatto che tante, se non tutte, le scene sono in dialetto triestino, un dialetto non contaminato dall’italiano standard e quindi difficile da tradurre. I giochi di parole, come l’assonanza tra pedone/pedina/pedozio sono numerosi, l’alterazione di alcune parole come “giudice (d)istruttore”, “formaggio da grattare” (nel senso di rubare) o i problemi d’udito a causa dei quali si comprendono male delle espressioni, storpiandole sono alla base del progetto. Sarà sicuramente un’impresa ardua rendere le battute dialettali in croato per poter preparare i sottotitoli a spettacolo ultimato, ma parte dell’umorismo legato soprattutto ai quid pro quo, ai malintesi e alle situazioni legate alla pandemia e al coprifuoco, è universalmente apprezzabile.

Siamo tutti un po’ pagliacci

Un’altra colonna portante del progetto in preparazione sono gli analfabeti funzionali, i virologi di formazione facebookiana, gli ignoranti contrari a tutto e a tutti. Il profilo dell’utente di Facebook medio purtroppo ci è ben noto e trova il suo posto immancabilmente anche in questo spettacolo facendo ridere, seppur di un riso amaro, lo spettatore. Un’altra figura di cui ridere è l’attore, rappresentato a mo’ di pagliaccio a dimostrazione che gli autori non hanno risparmiato nessuno, nemmeno sé stessi. L’autoironia e l’humour nero danno un tocco particolare che fa uscire il progetto dai canoni delle commedie musicali classiche.

Alla sceneggiatura originale sono stati aggiunti anche elementi “fiumani”, che non sappiamo se siano stati solo un’improvvisazione divertente, o se resteranno nello spettacolo. In ogni caso “LockClown” ha un grande potenziale e come hanno detto i tre attori in scena riferendosi alle parti che non sono state lette: “Tutto quel che xe sta taià xe ben cantà”.

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