L’italiano nelle scuole tra evoluzioni «fiorite»

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L’italiano nelle scuole tra evoluzioni «fiorite»

POLA Un menù con i fiocchi per i palati sopraffini degli studiosi della lingua, della cultura e della letteratura italiana. È così che si potrebbe caratterizzare l’ultima offerta di formazione didattico-profesionale, servita con dovizia di contenuti dalla Sezione italiana della Facoltà di studi interdisciplinari, italiani e culturali operante in seno all’Università degli Studi “Juraj Dobrila” di Pola. Il corso di aggiornamento iniziato ieri sulla tematica “L’italiano quale lingua di comunicazione. Quale lingua insegnare?”, ha attirato in sede universitaria numerosi insegnanti e professori di lingua e letteratura italiana delle scuole della Comunità Nazionale Italiana d’Istria e di Fiume. Presenti e partecipi anche studenti di italianistica, futuri divulgatori di conoscenze linguistico-culturali. Protagonisti di prim’ordine del corso, sono stati Francesca Malagnini e Tommaso Mazzoli, docenti arrivati dall’Italia con fior di fresche valutazioni, studi e informazioni attinte dal mondo universitario dell’innovativa ricerca scientifica contemporanea. Una ventata di considerazioni e conclusioni all’avanguardia si aggiungono ora alle strategie metodiche da applicare in classe, trovando delle interessanti risposte al quesito dell’insegnamento della lingua italiana nelle scuole, in tutte le sue più complesse sfaccettature. Ringraziando del contributo finanziario l’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria, la coordinatrice organizzativa del corso, Tanja Habrle, ha annunciato i contenuti di quanto proposto nel campo della didattica della lingua, come pure delle tendenze digitali e letterarie, nel contesto delle nuove tecnologie della comunicazione. Si sono alternati, quindi, Francesca Malagnini, docente dell’Università per Stranieri di Perugia, dotta conoscitrice delle frontiere della didattica dell’insegnamento della lingua, e Tommaso Mazzoli, docente dell’Università di Studi di Udine, noto per l’operato didattico nel campo dell’informatica, della comunicazione e promozione nell’epoca di Internet. Quest’ultimo è già da diversi anni pure a Pola, in qualità di docente della Sezione italiana della Facoltà di scienze della formazione, e da quest’anno accademico anche della Facoltà di studi italiani, grazie alla convenzione firmata con l’Università Popolare di Trieste.

Saluti ufficiali agli ospiti e ai partecipanti da parte di Eliana Moscarda Mirković, responsabile della Sezione italiana presso la Facoltà di studi, che assieme a Isabella Matticchio e a Sanja Dolenec fa parte del comitato organizzativo del corso. Nell’occasione, non si è mancato di esprimere compiacimento per l’incamminata collaborazione con l’Università di Perugia, assieme alla quale ci si prepara per l’avvio dell’iniziativa della mobilità studentesca e del conseguimento della doppia laurea universitaria (polese e perugina), a partire dall’anno accademico 2019/2020.

Quale lingua insegnare?

Francesca Malagnini ha intavolato la sua lezione interattiva per capire il fossato che oggi divide la brava lingua standard scritta, con le sue norme grammaticali e la lingua della comunicazione verbale. Come comportarsi di conseguenza? Che cosa fare in classe con generazioni indottrinate dal linguaggio della pubblicità e da Internet? Dopo essersi interrogata a lungo sui punti “nevralgici” della grammatica che possono far “scivolare” gli studenti italiani e stranieri, le ore dedicate alla grammatica e alla lingua d’uso sono servite a sviluppare una riflessione linguistica su un percorso ragionato dentro l’italiano. Premesso che la formazione degli insegnati dovrebbe essere permanente e il rapporto con gli studenti sempre speciale e straordinario, si è fatto notare che, visti e considerati i posizionamenti geografici, i motivi ideologici e politici, l’insegnamento della grammatica all’estero sia una faccenda relativamente più semplice che in Italia e nelle scuole italiane d’Istria e di Fiume. Il Sud d’Italia stroppia di verbi al passato remoto, il Nord non li conosce neppure, ma il meridione di oggi comincia a sostituirlo con il passato prossimo, ispirandosi alla lingua d’uso del Settentrione, perché ritenuto progredito e da imitare, con tutte le sue… sgrammaticature, o meglio ignoranze dei tempi verbali, che comunque servono a mettere in ordine cronologie dei fatti. Agli insegnanti va consigliato di puntare sulla grammatica, con il suo insieme di regole codificate, in quanto necessarie lungo tutto il percorso di studio, per conoscere le strutture portanti della lingua.
Tre sono da considerarsi gli strumenti importanti per acquisire dimestichezza con la lingua: testi letterari, vocabolario e grammatica. Tuttavia è stato valutato che “la lingua letteraria contemporanea non è più il modello linguistico di riferimento” e soprattutto che tra “testi scritti e lingua della comunicazione esiste una netta scissione”.
“L’insegnante – ha rilevato la Malagnini – non può ignorare la linearità del discorso spesso piatto dell’espressione verbale spontanea, l’impossibilità (e l’inutilità) del cervello del parlante (che funziona per micro-progettazione), di verbalizzare solo frasi grammaticalmente corrette ed esprimersi come un libro stampato. In definitiva le regole rigide della grammatica non possono e non si devono adottare nell’oralità. Di contro, il registro e le modalità strutturali della lingua scritta vanno curati e rispettati e la grammatica va studiata e trattata con meno rigorosità, dal momento che le regole ammettono molte deroghe e deviazioni di cui tener conto. Missione complessa per quella del linguaggio, che si rivela “scienza inesatta”.

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