L’impiego della tecnologia nell’istruzione scolastica

La SMSI «Dante Alighieri» di Pola ha ospitato il Collegio professionale interregionale dei direttori e presidi delle istituzioni prescolari, delle elementari e medie superiori della Comunità Nazionale Italiana

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L’impiego della tecnologia nell’istruzione scolastica
I direttori e i presidi che hanno aderito al Collegio professionale interregionale. Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

Sul Pianeta comanda la tecnologia ed è la tecnologia a doversi mettere al servizio della didattica. Non è facile ma altrimenti non si può fare. Consci che l’aggiornamento nei confronti della rivoluzione del mondo in Rete è un necesse est, perché chi si ferma è perduto, ci si è saputi adeguare e proporre un programma oltremodo attuale e da scuola all’avanguardia anche nell’ambito del Collegio professionale interregionale dei direttori e presidi delle istituzioni prescolari, delle scuole elementari e medie superiori della Comunità Nazionale Italiana svoltosi ieri presso la SMSI “Dante Alighieri” di Pola. Presente e partecipe pure la consulente superiore per la Minoranza Nazionale Italiana presso l’Agenzia per l’Educazione e la Formazione, prof. Gianfranca Šuran.

Trasmettere le abilità acquisite
Quanto proposto in sede di Collegio per i rappresentanti della verticale scolastica della CNI della Regione istriana e di quella litoraneo-montana è stata una vera e propria informazione-formazione idonea ai dirigenti scolastici, che ora disporranno di strumenti aggiuntivi con cui trasmettere ai propri docenti il vero spirito d’iniziativa per implementare le infinite modalità di lavoro e applicazioni fornite dalle odierne tecnologie digitali. Il merito di una duplice lezione sulle esigenze e le metodiche di cambiamento nel modo di fare scuola è tutto della relatrice, investita di ruolo da parte della titolare del Collegio, prof.ssa Debora Radolović, preside della “Dante”, che ha fatto gli onori di casa a questo raduno di direttori conclusosi con un incontro con la responsabile del settore pedagogico del Museo archeologico istriano, Giulia Codacci e la visita al Piccolo teatro romano di Pola.

Realizzare una struttura narrativa
Ma, come inizio, a condurre un invero eccellente conversazione ci ha pensato Barbara Mocibob, docente presso il Liceo artistico “Giacomo e Pio Manzù” di Bergamo e membro dell’Èquipe Formative Territoriali (EFT) Lombardia, con cui la “Dante” ha già intrattenuto validi rapporti di collaborazione nel primo semestre (Progetto Monitor all’Arena). Il primo argomento di ieri, improntato sullo “Storytelling: questioni teoriche e applicative”, è decollato (in maniera tutt’altro che didascalica), dalla primigenia definizione data da Umberto Eco (“l’arte del narrare è dar forma al disordine dell’esperienza”) e dalla necessità di ripiegare sui vantaggi e sulle infinite possibilità formative concesse da tecnologia e informatica per “agganciare” dei ragazzi già agganciati a telefonini e tablet. Ragionando in merito ai due ruoli fondamentali – docente e discente – si è parlato di “percorso guidato”, di preparazione di “pacchetti comunicativi adatti all’utenza”, di vari modi per realizzare lo storytelling in classe ossia una narrazione o struttura narrativa partendo dalla costruzione di una storyboard, che tradotto in italiano vuol dire un testo corredato da immagini in cui si suddividono i vari passaggi della narrazione.

Da multimedialità a interdisciplinarietà
Ed ecco che dalla modalità testuale si sfocia in quella multimediale con la quale i ragazzi possono essere motivati nella produzione di reportage, fotografie, nella creazione di e-book, video narrativi, set teatrali e televisivi. La relatrice ha saputo offrire in visione uno schema di lavoro mediante slide indicanti, passo per passo, le maniere di utilizzare la metodologia prescelta. Proposti l’elenco di software che consentono di creare degli storyboard online, delle tabelle di valutazione degli elaborati scolastici, lo storytelling e gli schemi narrativi classici, le cinque regole della W, sulle quali di basa il giornalismo necessarie a costruire uno storytelling, fino a fare incetta di terminologia angloamericana (story-architect, story listener, show, storyteller ecc.), impostasi nel mondo quale linguaggio tecnologico universale per eccellenza. Spiegando il passaggio dalla multimedialità alla crossmedialità, sono state anche illustrare le varie tipologie di storytelling da poter usare in aula mediante concetti quali timeline, storymapping, transmedia, visual (slideshow), video. Particolarmente interessanti gli esempi dati di elaborati didattici sempre sottolineando l’importanza dell’interdisciplinarietà anche nel processo didattico.

La realtà virtuale
L’ingresso nella scuola dell’era tecnologia assieme a Barbara Mocibob si è reso ancora più interessante con l’argomento delle “Persone e personaggi nel metaverso” e l’introduzione nell’ambiente virtuale da proporre ai nostri allievi esclusivamente “come metodologia super super super visionata dal docente”, perché i ragazzi vivono già all’interno di “contesti immersivi” (vedi la crescita esponenziale dei videogiochi di ruolo). Si apprende, invece, che il lato buono della faccenda è rappresentato dal fatto che il carattere immersivo aiuta il viaggio dell’apprendimento grazie allo stimolo del ricordo visivo. Ed ecco che Matrix, Avatar e altri prodotti cinematografici non sembrano più fantascienza dal momento che si finisce per condividere tramite Internet una sorta di realtà virtuale, dove si è rappresentati in tridimensionale attraverso dei propri Avatar personalizzati a proprio piacimento (possibilmente belli, atletici, giovani, sempre vincenti). Grazie alla tecnologia esperienziale indossabile ecco la classe catapultata, in maniera virtuale e consapevole, davanti alle più belle architetture del mondo antico e apprendere da turisti virtuali, in maniera assolutamente piacevole ed iperrealistica, le nozioni più essenziali di storia dell’arte. Tutto ciò giocando con le App per Avatar, utilizzando l’effetto Proteus (dio greco delle trasformazioni) sull’identità e la caratterizzazione della persona virtuale e proiettiva, imparando persino a superare ostacoli psicologici e sociali. Davvero effetti speciali per generazioni nuove e speciali.

La scuola a tempo pieno
Al Collegio dei direttori, Gianfranca Šuran, ha invece intavolato l’importante questione delle scuole della CNI nel contesto della prevista introduzione del programma sperimentale della scuola elementare a tempo pieno a livello di Croazia. La consulente ha invitato i dirigenti a partecipare alla consultazione online, appoggiando le considerazioni inoltrate dall’Unione Italiana e dal Consiglio della Minoranza Nazionale Italiana autoctona della Regione istriana in merito a questo programma che, come sentito, rivoluziona di parecchio la struttura delle discipline formative alle elementari. “L’UI ha inserito due interventi nel documento, che la consulente Patrizia Pitacco ci sollecita a sostenere in qualità di titolare del settore Scuola. Dall’UI è stato osservato che nella parte generale del documento, il programma sperimentale per le scuole a tempo pieno non prevede alcuna forma di insegnamento nelle lingue di insegnamento delle minoranze nazionali. Il secondo intervento si riferisce, invece, al capitolo 5, nel quale vengono specificati i programmi formativi da svolgersi nelle scuole elementari nel modello a tempo pieno, dove manca dall’elenco dei curricoli che verranno applicati nell’insegnamento, il curricolo per noi fondamentale della lingua materna e letteratura italiana. Il medesimo non è stato preso in considerazione. Sia l’Unione, sia il Consiglio hanno segnalato la necessità di applicare il modello sperimentale tenendo conto del fatto che in Croazia esistono anche le scuole nelle lingue delle minoranze”, ha detto Gianfranca Šuran.

La seconda lingua straniera
Per quanto riguarda la lingua italiana nelle scuole croate della maggioranza, quello che interessa è che viene prevista una seconda lingua straniera. “Con questo progetto ministeriale – ha specificato la consulente Šuran – si intende introdurre una seconda lingua straniera a titolo obbligatorio e a scelta di ciascuna scuola. Ora, se già i ragazzi studiano l’inglese, è molto probabile che si opterà per una lingua utile al settore turistico e che difficilmente sarà prioritaria la lingua italiana. È per tale motivo che il Consiglio della Regione istriana ha inserito commenti analoghi a quelli dell’UI, allegando la proposta di inserire quale seconda lingua straniera nelle scuole della maggioranza in Istria l’italiano, in quanto lingua dell’ambiente sociale. Vi chiedo di sostenere tutto ciò, perché se le scuole italiane detengono la priorità nelle nostre azioni anche a livello politico, voglio pure ricordare che il bilinguismo in Regione lascia molto a desiderare da quando è stato tolto lo studio della lingua italiana come lingua dell’ambiente sociale. Se andiamo a perderla anche come lingua straniera, effettivamente, da qui a pochi anni la conoscenza della lingua italiana e il bilinguismo seppur carente verranno a mancare completamente. Abbiamo pochissimo tempo per reagire. Dobbiamo fare leva con l’UI e il Consiglio”, è stata dell’avviso Gianfranca Šuran.

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