L’estro del colorista Ivo Kalina e l’immagine nell’immagine

Al Museo d'Arte moderna e contemporanea (MMSU) di Fiume è allestita una mostra in occasione del centesimo anniversario della nascita del rinomato artista abbaziano

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L’estro del colorista Ivo Kalina e l’immagine nell’immagine
La mostra negli spazi dell’MMSU

In occasione del centesimo anniversario della nascita del rinomato artista abbaziano Ivo Kalina (1925-1995), al Museo d’Arte moderna e contemporanea (MMSU) di Fiume è allestita fino al 16 marzo la mostra “Slika u slici” (L’immagine nell’immagine). Il percorso espositivo comprende opere tratte dal fondo del Museo fiumano e mette in primo piano la ricchezza della sua opera, che ha segnato in modo particolare la scena artistica croata nella seconda metà del XX secolo ed è stata sempre al passo con i cambiamenti nell’espressione artistica, succedutisi di decennio in decennio.

“Paesaggio” (1973)

L’insieme diventa un frammento
L’esposizione è allestita nella sala chiamata “Jaslice” ed è essa stessa concepita come un’opera figurativa, in quanto su due pareti della sala è stata applicata, a modo dell’arte informale, la vernice nera che in alcuni casi sembra “inghiottire” le opere stesse. Il percorso espositivo comprende dipinti, stampe, collage e un rilievo in legno che, come si legge nel catalogo della mostra, rappresentano una storia nella storia, dove un’opera contiene in sé stessa un’altra opera, formando delle coppie di lavori. All’interno di un’opera di Kalina si trova un’altra opera: l’insieme diventa un frammento e il frammento diventa un insieme.
Le opere di Kalina sono caratterizzate da un gesto dinamico, ampio e deciso, mentre nella composizione dei dipinti l’artista predilige l’uso di un impasto a corpo, che crea una superficie mossa. La maggior parte delle opere presentate appartengono all’arte informale, quindi astratta, ma ci sono anche paesaggi e un ritratto nei quali il soggetto è soltanto accennato, mentre il gesto è libero e guidato dall’emozione. I dipinti di Kalina, infatti, sono delle espressioni vivaci di un temperamento artistico esuberante, mentre nelle composizioni astratte l’osservatore è libero di identificare qualsiasi motivo. Infatti, come si legge nel catalogo, “fino a quando non notiamo il titolo dell’opera o una specie di spiegazione, vediamo sempre la nostra immagine, la nostra emozione”. Le pennellate continuano naturalmente e scompaiono attraverso un’inquadratura ampia e voluminosa, con un movimento costante che ridefinisce ripetutamente ciò che c’era prima e ciò che verrà dopo.

“Senza titolo” (Rosso, 1960)

Un gesto impetuoso
Oltre al gesto impetuoso con il quale costruisce le due composizioni astratte, Kalina si dimostra anche un colorista raffinato, in cui sullo sfondo nero o marrone scuro di alcune sue tele fanno irruzione il rosso, il giallo e l’azzurro. Ciò che emoziona in queste composizioni è l’equilibrio in un vortice in movimento, raggiunto con scioltezza e l’uso sapiente del colore e delle superfici bianche.
Nei paesaggi, Kalina si esprime con uno squisito minimalismo, accontentandosi di delineare una veduta con pochi elementi essenziali e stilizzati al massimo, ed è proprio questo l’aspetto che rende particolarmente accattivanti le sue opere.
Ivo Kalina (Zagabria, 21 febbraio 1925 – Fiume, 24 luglio 1995) frequentò le elementari e il ginnasio ad Abbazia, ma superò l’esame di maturità a Zagabria, dove nel 1943 si iscrisse all’Accademia di Belle arti. Si diplomò nel 1950 nella classe di Jerolim Miše e si perfezionò con Đuro Tiljak. Fino al 1956 fu collaboratore presso lo studio di Krsto Hegedušić, fu membro del gruppo Mart dalla sua fondazione nel 1957 fino allo scioglimento nel 1963 e del Gruppo dei sei. Nel 1963 si trasferì permanentemente da Zagabria ad Abbazia.

“Collage nero-marrone-blu” (1962)

Esponente dell’astrattismo
Kalina fu uno dei primi artisti croati che si occupava di arte informale e di espressionismo astratto. Creava dei collage unici nell’arte croata contemporanea. Infatti, nella prefazione di Berislav Valušek alla retrospettiva di Kalina nel Padiglione artistico di Zagabria nel 2006, si leggono le parole dell’artista stesso che racconta di una mostra di pittura americana negli anni Sessanta del secolo scorso “vidi per la prima volta i pittori americani a quella mostra. In quell’occasione osservai un dipinto di Rauschenberg credendo che fosse mio. Perdio, mi dissi, ho a casa gli stessi dipinti. Creavamo le stesse cose. Effettivamente, l’idea era la stessa, anche se io vivevo a Zagabria e lui a New York. Un’impossibile combinazione di pittura con il collage (carta, giornali…). In effetti, il dipinto era all’interno un impasto di colore e collage, qualcosa che facevo anch’io. Rimasi stupito e meravigliato quando vidi questo suo lavoro. Chiesi quanti anni avesse questa persona e mi dissero che era della mia stessa età. Una cosa molto interessante”.
Tra i soggetti dei suoi dipinti si trovano Draguccio, Volosca, i paesaggi liburnici… Si presentò nell’ambito di mostre personali a Zagabria, Abbazia, Fiume, Roma, Bologna, Milano, Lubiana, Leverkusen, Colonia, Venezia, Firenze, Selce, Albona, Pola, Parenzo, Arbe, Laurana, Castua, Pirano, Osijek. Dopo la sua morte, le sue opere vennero esposte a Fiume, Koprivnica, Veglia, Abbazia, Novi Vinodolski, Lussingrande e a Zagabria.
Venne insignito del Premio della Città di Fiume per la pittura nel 1974 e per l’Opera omnia nel 1994, mentre nel 1995 gli venne conferito il premio “Vladimir Nazor”. Scriveva aforismi e brevi componimenti, pubblicati nel 1993 nell’almanacco Dometi.
Nel 2006, il Consiglio cittadino di Fiume istituì un premio biennale intestato a Kalina per la migliore mostra e i risultati conseguiti nel campo dell’arte contemporanea.

“Composizione VI” (1960)
“Il sorriso” (1970)
“Paesaggio II” (1978)

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