«Les Misérables» Il fenomeno del West End

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«Les Misérables» Il fenomeno del West End

LONDRA | “Les Misérables” è il musical di maggior successo della storia, un portento di splendida musica e un banco di prova per ogni attore-cantante desideroso di sfondare a Broadway o nel West End. Quest’opera di Claude-Michel Schönberg (musiche) e Alain Boublil (testi), tratta dall’omonimo romanzo di Victor Hugo del 1862, venne effettivamente scoperta dal mondo due volte. Ebbe la sua (prima) première il 24 settembre 1980 nel Palais des sports a Parigi in lingua francese. Il successo dello spettacolo indusse il produttore Cameron Mackintosh a realizzare una versione inglese del musical, prodotta dalla Royal Shakespeare Company e diretta da Trevor Nunn e John Caird, con testi inglesi di Herbert Kretzmer. Venne fatta pure una totale revisione del libretto e dell’orchestrazione.

Lo spettacolo in inglese ebbe la sua prima rappresentazione l’8 ottobre 1985 nel West End e fu un successo senza precedenti. Da quel momento in poi, “Les Mis” non ha più abbandonato i palcoscenici del quartiere teatrale londinese e ancora oggi, 34 anni dopo, continua a entusiasmare milioni di spettatori, molti dei quali giunti da tutte le parti del mondo. La prima rappresentazione a Broadway risale, invece, al 1987.

Tradotto in 22 lingue

A testimonianza del fascino straordinario della drammatica storia musicata di Jean Valjean e, soprattutto, dell’universalità del linguaggio musicale, “Les Misérables” è stato tradotto in 22 lingue e rappresentato in 45 Paesi. Non esiste appassionato di questo genere scenico-musicale che non abbia canticchiato tra sé e sé la rivoluzionaria “Do you hear the people sing?” o la struggente “I dreamed a dream” (resa universalmente nota da Susan Boyle, l’ex casalinga scozzese che stupì la giuria e gli spettatori nel 2009 eseguendo questo brano allo show “Britain’s got talent”). Per non parlare della versione filmica del musical del 2012, con un cast stellare capeggiato da Hugh Jackman, che ha cementato ulteriormente la fama di “Les Mis”, non che ne avesse bisogno.
Dopo 19 anni di rappresentazioni nel Palace Theatre, il musical si trasferì nel 2004 nel Queen’s Theatre, dove viene messo in scena ancora oggi. Nel corso degli anni, nello spettacolo si sono susseguiti diversi attori-cantanti e registi, per cui attualmente a esibirsi è il cast 2019, capeggiato da Dean Chisnall nei panni di Jean Valjean.

Regia dinamica

Essendo appassionati di musical, assistere allo spettacolo nel Queen’s Theatre è stata per noi un’esperienza indimenticabile, un sogno diventato realtà. E che realtà! Il Queen’s Theatre, una palazzina del 1907 in stile edwardiano, è interamente ed esclusivamente dedicato a “Les Misérables”, per cui il palcoscenico è girevole e adattato allo svolgimento della sua specifica storia. La regia è dinamica e le scene si susseguono rapidamente, soprattutto all’inizio, delineando i tratti essenziali della storia di Jean Valjean, ambientata nei primi decenni del XIX secolo. Jean Valjean è un ex galeotto, uscito di prigione dopo una condanna di 19 anni ai lavori forzati a causa di un furto commesso per fame (ha rubato una pagnotta di pane per sfamare il figlio di sua sorella). È perennemente braccato dalla legge, ovvero dall’ispettore Javert, che vede il mondo in bianco e nero, convinto che le persone non cambiano mai. Jean Valjean, personaggio dotato di una carità e umanità sorprendente, nell’intento di redimersi per gli sbagli commessi in passato, si assume il compito di adottare Cosette, figlia dell’ex operaia Fantine, malata e caduta in disgrazia, cambiando per sempre la sua vita. Valjean e Cosette viaggiano in tutta la Francia per fuggire da Javert e alla fine si stabiliscono a Parigi durante una rivolta studentesca. In quest’ambito si svolgeranno gli eventi più drammatici della storia.

Messaggio di umanità e amore

Il complesso e lungo romanzo di Hugo è stato ridotto all’essenziale delineando gli eventi principali della trama, ma conservando il messaggio d’umanità, amore e altruismo, di fratellanza e solidarietà tra gli uomini.
Dal punto di vista della regia e dei costumi, il musical non subisce cambiamenti e non viene sottoposto a esperimenti di alcun tipo, in quanto è la sua versione originale che ha incantato il mondo ed è proprio per questo che attira ancora oggi milioni di appassionati.
La tradizione viene osservata anche nel segmento canoro, in quanto le voci dei singoli interpreti risultano molto simili a quelle dei loro predecessori nel medesimo ruolo. Per illustrazione, la voce di Fantine è sempre un mezzosoprano corposo, pastoso e vibrante, mentre quello dell’ispettore Javert viene di regola interpretato da un baritono dal timbro leggermente tagliente.
Come riferito più sopra, nei panni di Jean Valjean ha eccelso Dean Chisnall, che con la sua voce potente e il calore con il quale ha interpretato la parte del protagonista ha conquistato fin da subito il pubblico. L’apice della sua esibizione è stata l’esecuzione della meravigliosa e vocalmente molto esigente “Bring him home”, che richiede dal tenore un comando particolare della voce. Bradley Jaden ha brillato nei panni di Javert, risultando particolarmente convincente nello splendido brano “Stars”, mentre Elena Skye ha entusiasmato con la sua esecuzione della struggente “On my own”. Ha emozionato pure Carley Stenson nei panni di Fantine.
Non da meno è stato Toby Miles nel ruolo di Marius, mentre Vivien Parry e Steven Meo, la coppia comica composta da Monsieur e Madame Thénardier, sono stati uno spasso. Nominiamo qui soltanto i ruoli più importanti, anche se ciascun protagonista dello spettacolo ha meritato una menzione.
L’unico neo – più una questione di gusto che una critica – sono alcune parti musicali risultate più veloci del necessario, il che incide leggermente sulla carica emotiva di alcune scene.
Ad ogni modo, si tratta di dettagli che non hanno peso sulla rappresentazione, la quale lascia una traccia indelebile nell’anima di ogni appassionato di musical che ha avuto la fortuna di assistervi.

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