Le tre B della musica colta in esecuzioni eccellenti

Al TNC «Ivan de Zajc» di Fiume ha avuto luogo il concerto «Bach, Beethoven, Brahms a Vienna» dell'Orchestra sinfonica fiumana con in veste di solista la pianista Janina Fialkowska

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Le tre B della musica colta in esecuzioni eccellenti
L’Orchestra e la pianista Janina Fialkowska. Foto: RONI BRMALJ

“Bach, Beethoven, Brahms a Vienna” è il titolo del concerto sinfonico tenutosi l’altra sera al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume, che ha visto l’esibizione dell’Orchestra sinfonica di Fiume sotto la direzione del Maestro Valentin Egel e in veste di solista l’illustre pianista canadese Janina Fialkowska. Ricordiamo che l’artista ha fatto tappa al Teatro fiumano nell’ambito della sua tournée europea.

È stata questa una serata coi fiocchi, in quanto ha proposto al pubblico fiumano delle esecuzioni eccellenti delle musiche delle “Tre B della musica colta”, un’espressione inventata nel XIX secolo dal direttore d’orchestra tedesco Hans von Bülow, il quale contribuì in maniera determinante allo sviluppo di quest’arte e viene considerato il primo direttore d’orchestra moderno. I tre compositori tedeschi, oltre ad essere alcuni dei maggiori geni nella storia della musica, rappresentano pure tre distinte epoche, ossia il barocco, il classicismo e il romanticismo, e illustrano i cambiamenti che ha subito la musica colta nell’arco di 200 anni.

Un brano innovativo
La prima composizione in programma è stata la “Ricercata”, ovvero la fuga a sei voci n. 2 di J.S. Bach, orchestrata da Anton Webern. L’innovativo brano venne composto su suggerimento del re Federico II il Grande di Prussia che richiese a Bach di elaborare il suo tema musicale. Infatti, Bach era stato invitato, nel 1747, ormai vecchio e quasi del tutto cieco, alla corte reale a Berlino da suo figlio Carl Philipp Emanuel Bach, che all’epoca ricopriva la carica di cembalista del re di Prussia. Federico II ammirava molto J.S. Bach e sapeva che egli era un eccellente improvvisatore, per cui gli chiese di costruire una fuga sul tema che egli stesso gli propose. Bach lo fece suonando per la prima volta su uno dei primi pianoforti mai costruiti. Due mesi più tardi pubblicò tutta una serie di composizioni basate sul medesimo tema.
La fuga a sei voci n. 2 non ha alcuna indicazione della strumentazione, per cui viene eseguita da diversi strumenti e formazioni strumentali. L’Orchestra sinfonica fiumana ha proposto il brano nell’orchestrazione di Anton Webern, compositore austriaco e allievo di Arnold Schönberg, realizzata nel 1935. L’inizio del brano è esitante, con il tema che viene esposto da tre strumenti diversi, e crea un effetto di suspense. I vari timbri si intrecciano, il tessuto armonico si arricchisce, il tema viene ripreso da più gruppi di strumenti e la dinamica cresce gradatamente. Webern ha elaborato con maestria la maestosa musica di Bach, infondendo alla composizione la sua sensibilità musicale sviluppatasi sotto l’influenza dell’espressionismo e del suo maestro Schönberg, inventore della dodecafonia. La sua orchestrazione si presenta, pertanto, come un’opera originale basata sulla musica di Bach e l’Orchestra fiumana ha espresso con precisione questo aspetto della “Ricercata”.

Delicatezza del tocco pianistico
Sul palcoscenico è quindi salita la rinomata pianista Janina Fialkowska, la quale si è cimentata con il Quarto concerto per pianoforte e orchestra in sol maggiore op. 58 di Ludwig van Beethoven, composto tra il 1805 e il 1806. Fu eseguito per la prima volta al Theater an der Wien nel 1808 presso il principe Lobkowiz con lo stesso Beethoven in veste di solista. Il compositore è stato ispirato dal mito della ninfa Euridice e in quest’opera ha inscenato un dialogo tra il pianoforte – che rappresenterebbe il marito di Euridice, Orfeo – e l’orchestra, che assume il ruolo delle divinità degli inferi. In questo dialogo egli richiede il ritorno di Euridice alla vita terrena. La conclusione del concerto differisce dal mito in quanto Beethoven crea un lieto fine: il terzo movimento esprime un inno alla vita per il ritorno di Euridice. Il Quarto concerto è particolare tra gli altri di Beethoven perché l’inizio del primo movimento è affidato al pianoforte solo. Questa è la prima volta nella storia di questo genere musicale che l’enunciazione del tema non è affidata all’orchestra. Questa sarà l’ultima grande innovazione apportata alla forma del Concerto in epoca classica, oltre ad essere una novità all’interno dell’opera di Beethoven.
Janina Fialkowska si è distinta per la delicatezza del tocco supportata da un’eccellente tecnica pianistica grazie alla quale ha eseguito i passaggi brillanti e le complesse cadenze con scioltezza e disinvoltura. Oltre all’indubbia preparazione tecnica, la pianista ha dimostrato pure una raffinata musicalità con la quale ha dato vita a un’esecuzione ricca di sfumature. Ottima l’intesa con l’Orchestra e con il Maestro Valentin Egel, che ha portato a un’interpretazione emozionante. Il pubblico ha applaudito con entusiasmo l’eccellente artista.

Esecuzione esaltante
La serata si è conclusa con la malinconica Quarta sinfonia in mi minore op. 98, l’ultima delle quattro sinfonie di Johannes Brahms, da molti considerata come uno dei suoi più grandi capolavori. Brahms lavorò alla sinfonia per circa un anno, dal 1884 (data di completamento della precedente sinfonia) al 1885. Venne eseguita per la prima volta a Meiningen nel 1885, diretta dallo stesso Brahms, ed ebbe subito successo. Con il passare degli anni la sua popolarità continuò a crescere.
Nel primo movimento (Allegro non troppo) si alternano momenti drammatici e malinconici, con una lunga melodia affidata agli archi. Al dolce secondo movimento (Andante moderato) segue l’Allegro giocoso del terzo movimento, gioioso e spumeggiante, mentre la sinfonia si conclude con un quarto movimento (Allegro energico e passionato), che si apre con una maestosa sequenza di accordi ed è caratterizzato da un’alta tensione.
L’Orchestra ha interpretato con grande coinvolgimento la splendida musica di Brahms, offrendo un’esecuzione curata ed esaltante nel suo insieme. Tutti i gruppi strumentali si sono distinti per la precisione degli interventi, ma merita una particolare menzione l’intera sezione degli archi, che ha eseguito con un suono omogeneo e brillante, seguendo attentamente il gesto vigoroso del Maestro Egel, le ampie melodie della sinfonia.
Il pubblico ha premiato con copiosi applausi l’Orchestra e il Maestro Egel.

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