Le traduzioni sono veicoli di conoscenza

Il lussignano Dubravko Balenović traduce dall’italiano al croato libri che parlano della storia millenaria dell’isola dell’Alto Adriatico

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Le traduzioni sono veicoli di conoscenza

Come si fa a tramandare ai posteri la travagliata storia plurimillenaria di una piccola isola dell’alto Adriatico? Va bene scrivere memorie e libri, ma poi chi li legge, visto che troppo spesso, anche durante una sola vita, le lingue parlate e ufficiali cambiano. Bisogna tradurre, ed è quello che sta facendo il lussignano Dubravko Balenović. Venuto da bambino a Lussinpiccolo, ha assimilato non solo la locale parlata istroveneta, ma anche lo spirito dei lussignani. Qualcuno direbbe che è più lussignano dei lussignani. Dopo una vita alquanto avventurosa, ora si dedica alla traduzione dall’italiano al croato di libri importanti per capire la lunga storia dell’isola. Diplomatosi in geologia, il primo libro che ha tradotto è stato il “Saggio d’osservazioni sopra l’isola di Cherso ed Ossero d’Alberto Fortis” (Venezia, 1771), come gli aveva proposto di fare la sua insegnante al tempo degli studi. Il libro, in formato bilingue, è uscito nel 2014. Incoraggiato dal successso conseguito, ha tradotto successivamente il libro di Giovanni Gerolami “L’isola marinara” (Trieste, 1951) che contiene anche una copiosa lista delle navi a vela costruite e possedute dai lussignani nel periodo florido della navigazione a vela. Essendo il libro molto grosso, complessivamente 473 pagine, non verrà stampato in versione bilingue, ma solo in lingua croata. Per completare le “fatiche del traduttore”, Dubravko Balenović si propone di tradurre in croato anche il libro di Matteo Nicolich “Storia documentata dei Lussini” di 280 pagine, stampato nel 1871.

Dubravko Balenović

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