Le sorelle Bucci ai ragazzi: Pensate con la vostra testa

0
Le sorelle Bucci ai ragazzi: Pensate con la vostra testa

FIUME | Non ha lasciato indifferente nessuno la testimonianza delle sorelle Tatiana e Andra Bucci, le bambine fiumane deportate ad Auschwitz a 6 e 4 anni, che nel corso di un evento – una grande lezione di storia, umanità e valori della vita – hanno trasmesso i propri ricordi dolorosi, ma necessari, a un pubblico variegato, composto per lo più da scolari.

L’incontro con le due sopravvissute si è tenuto ieri nel Salone delle Feste della Comunità degli Italiani di Fiume, per ricordare in quanti e quali modi il fascismo e il nazismo deportarono, uccisero e perseguitarono milioni di ebrei ma anche oppositori politici, omosessuali, disabili, rom, sinti e Testimoni di Geova. Ad assistere al racconto una nutrita scolaresca della SMSI e delle Scuole elementari italiane di Fiume, che ha seguito con grande partecipazione la toccante testimonianza delle sorelle. Presenti all’incontro anche il Console generale Paolo Palminteri, la presidente della Comunità degli Italiani di Fiume, Melita Sciucca, che ha salutato le sorelle con un “Benvenuti a casa”, e il preside della SMSI di Fiume, Michele Scalembra. A introdurre l’incontro è stata la professoressa della SMSI di Fiume, Rina Brumini, in rappresentanza anche della Comunità ebraica di Fiume.

Racconti commoventi

Arrestate a Fiume, perché figlie di una donna ebrea e di un uomo italiano, Tatiana e Andra hanno perso nel lager gran parte della loro famiglia. Le sorelle hanno rievocato ai ragazzi i momenti della deportazione. “Abitavamo a Fiume, papà lavorava in Marina mercantile. Quando scoppiò la guerra si trovava in Sud Africa e fu fatto prigioniero dagli inglesi – ha raccontato Tatiana Bucci –. Ricordo ancora quella sera di fine marzo del 1944: mamma ci svegliò e ci vestì di fretta. Erano venuti a prenderci per portarci via”. E poi il viaggio dalla Risiera di San Sabba a Trieste in un vagone bestiame fino all’arrivo ad Auschwitz nell’aprile 1944. “I tedeschi ci divisero, in molti furono subito indirizzati alla camera a gas. Io avevo sette anni, mia sorella 5, c’era anche il nostro cuginetto Sergio De Simone. Un giorno i nazisti entrarono e ci chiesero di fare un passo avanti se volevamo rivedere la mamma. Era un tranello. Una ‘Blokova’ che ci aveva preso in simpatia, ci disse di stare fermi. Nostro cugino Simone, rispose, invece, di voler rivedere la mamma, e, assieme ad altri 20 bambini, fu utilizzato per esperimenti dai medici nazisti”. E poi ancora il racconto della fine della guerra, la liberazione del campo da parte dei russi che “ci sorridevano e ci davano da mangiare”. Le due sorelle furono mandate ad Amburgo, poi in Inghilterra – nel collegio inglese di Anna Freud, la figlia di Sigmund – fino al dicembre del ‘46 in cui tornano in Italia e riabbracciano la mamma, che tutto quel tempo credevano morta. Oggi, le due sorelle sono nonne, attorniate da figli e nipoti, e nonostante il terribile passato, affermano di aver avuto una vita serena e piena di gioia.
Interpellate dagli alunni sul loro tatuaggio d’identificazione, le sorelle hanno risposto di avere ancora sempre stampati sul braccio sinistro i propri numeri ben visibili, 76484 per Tatiana, 76483 per Andra. “Ci conviviamo e non ci pensiamo – hanno detto –. Molti dei sopravvissuti l’hanno rimosso, ma noi non l’abbiamo mai fatto, perché fa parte di noi e della nostra storia, quella che raccontiamo e vogliamo raccontare”, ha detto Andra Bucci. “Ad Auschwitz eravamo diventati un numero, ma nostra madre ci ripeteva ogni sera i nostri nomi per non farci perdere l’identità”, ha aggiunto Tatiana Bucci.
Invitate infine a esprimere un parere sulla rinascita della destra in tutta Europa, le sorelle hanno commentato di considerarla come una grave e pericolosa tendenza. “Una cosa fatta a tavolino come l’Olocausto non potrà forse più verificarsi, ma ne succedono altre e bisogna ribellarsi anche a questo. Non siate condizionati, ma usate la vostra testa”, hanno detto Tatiana e Andra Bucci.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display