Le danze lisztiane nel pianismo di Filipec

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Le danze lisztiane nel pianismo di Filipec

FIUME | S’intitola “Franz Liszt – Dances” l’ultimo CD inciso dall’affermato pianista fiumano Goran Filipec e pubblicato dalla casa di distribuzione americana “Naxox”. Sull’onda del grande successo delle sue interpretazioni lisztiane, l’artista in quest’occasione propone una manciata di gustossime composizioni di Franz Liszt ispirate alle danze del tempo: valzer, csardas, polke, mazurke e grand galop.

S’inizia con i quattro “Valses oubliée, S 215/R37, i quali, composti nei primi anni Ottanta del XIX secolo, rappresentano un ponte ideale tra il Liszt giovanile e quello maturo, come lo stesso titolo suggerisce. Quello che Liszt ci fa credere di avere “dimenticato” in vecchiaia, è la leggerezza e lo stile accattivante della giovinezza, qui senza ombra di dubbio ritrovato, ma anche fuso con le esperienze successive.

Tono malinconico e gentile

Da questa felice unione risulta il tono malinconico e gentile, di rara e pensosa leggerezza, di cui sono intrisi tutti e quattro i valzer, che conquistano l’ascoltatore con impareggiabile charme. Ed è appunto questo charme, questa signorilità, e le tante sfumature di codesto fluido paesaggio emotivo che emergono nell’incantevole e raffinata interpretazione di Filipec. Nell’ultimo e più spettacolare valzer, Filipec trasmette “l’ansia” iniziale del brano rilevandone brillantemente anche il suo aspetto virtuosistico.
Fanno seguito tre csàrdàs, sull’ultimo dei quali, “Csàrdàs macabre”, ci vogliamo soffermare. Il “Csàrdàs macabre” risale al 1881-82, all’ultimo periodo lisztiano, e si rifà alla sfrenata danza popolare ungherese; ma la trasmutazione del modello è radicale, tanto da diventare un ricordo rarefatto e farsi veicolo di visioni lugubri e di angosciate premonizioni. Il linguaggio armonico si fa scabro e aspro fino a configurare una modernità sorprendente fin dall’inizio; alludiamo alla successione “proibita” delle quinte parallele che ne segna l’inizio. Filipec, con trascinante e incisiva emotività – attento come sempre al rigore della struttura forma – dà vita, con scultorea ed elementare potenza sonora, alla precipitante drammaticità, alle allucinate tempeste interiori, ai tanti turbamenti di queste pagine.

Garbata e sottile ironia

Fa seguito “Mephisto polka” – portata dall’artista con garbata e sottile ironia –, quindi “Mazurka brillante”, ulteriore prova della scintillante eleganza del concertista. Dopo il pensoso “Valse mélancolique”, il pianista conquista con una deliziosa interpretazione – intessuta di sfumature quasi civettuole e di preziosità sonore – del “Valse-impromtu”; con il “Valse de bravoure” e ”Valse de concert” Filipec sfoggia lo straordinario e incisivo temperamento di virtuoso, non meno che lo charme d’interprete raffinato e fantasioso. Infine, fuochi d’artificio con due versioni di “Gran Galop chromatique”, restituito con frenesia incalzante e fragorosa; neanche avesse il diavolo alle calcagna! La freschezza d’ispirazione, l’immaginosa mente musicale dell’artista, l’ammaliante spettro coloristico, come pure la capacità evocativa di tutta una temperie ottocentesca non mancano di conquistare l’ascoltatore.

Artista superbo

Rileviamo che Goran Filipec con il CD “Grand etudes de Paganini”, realizzato per la casa discografica americana Naxos, è stato insignito dalla “Ferenc Liszt Society” di Budapest” del “Grand Prix du Disque” come migliore interpretazione discografica lisztiana del 2015. La critica internazionale ha paragonato il suo pianismo a quello dei grandi Grafmann e Hamelin, definendolo artista superbo e virtuoso del più alto livello.
I CD di Filipec si possono acquistare al Dallas music shop di Fiume.

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