«L’arte: momento prezioso che capita raramente»

A colloquio con Diana Grubišić Ćiković che celebra questa sera, con un concerto al Palazzo del governo, i trent’anni d’attività musicale. L’evento fa parte della quarta stagione del ciclo «Fiume musicale»

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«L’arte: momento prezioso che capita raramente»

L’arpista fiumana Diana Grubišić Ćiković celebra questa sera, con un concerto al Museo di Marineria e di Storia del Litorale croato, trent’anni di attività musicale. La rinomata musicista è un nome noto nei circoli musicali della Croazia e nel corso di tre decenni ha arricchito sia come solista, sia in collaborazione con altri musicisti, il panorama musicale di Fiume e non solo. La sua modestia e il profondo amore per la musica la spingono a evitare di definirsi artista in quanto, dice, “l’arte è un momento prezioso che capita raramente. La maggior parte delle esibizioni, per quanto vissute emotivamente, rientra nel campo di una buona preparazione musicale”. L’arpista è nata a Fiume, dove ha studiato pianoforte alla Scuola di musica “Ivan Matetić Ronjgov”, seguendo al contempo lezioni d’arpa alla Scuola di musica di Lubiana. Si è diplomata in pianoforte all’Accademia di Musica di Zagabria nel 1988, mentre nel 1994 ha ottenuto il diploma d’arpa all’Accademia di Musica di Lubiana. Dal 2002, in veste di docente, insegna arpa all’Accademia zagabrese, mentre a partire dal 2015 svolge questo lavoro in veste di professoressa. La sua attività professionale l’ha portata a collaborare con numerosi complessi da camera e orchestre in Croazia e all’estero.

 

Il concerto di Diana Grubišić Ćiković, al quale prenderanno parte anche sua sorella, la violinista Tea Grubišić, sua figlia arpista Veronika Ćiković e la flautista Tamara Coha Mandić, fa parte della quarta stagione del ciclo “Fiume musicale” (Glazbena Rijeka) e proporrà opere di Suriani, Corelli, Rutter, Ravel, Šlik e Ibert.

“Ho scelto di celebrare quest’anno i trent’anni d’attività professionale nel campo della musica, anche se effettivamente iniziai a tenere concerti in veste di professionista subito dopo aver concluso gli studi di pianoforte all’Accademia di Musica di Zagabria nel 1988, perché nel 1990 mi iscrissi all’Accademia di Musica di Lubiana per studiare l’arpa e fu in quel momento che iniziò la mia avventura musicale”, esordisce l’arpista.

Il tuo percorso musicale inizia con il pianoforte e prosegue con l’arpa. Come mai hai deciso di dedicarti a questo strumento?
“Il pianoforte è il mio primo amore, ma ciò che mi affascinava erano le orchestre. Come sappiamo, il pianoforte fa raramente parte degli organici orchestrali – viene introdotto occasionalmente nelle partiture musicali soltanto a partire dalla fine del XIX secolo -, per cui lo studio dell’arpa mi avrebbe permesso di esibirmi in un’orchestra. Inoltre, l’arpa mi affascinava come strumento. Iniziai a studiarla parallelamente con lo studio del pianoforte alla Scuola media di musica di Fiume, ma, siccome nella nostra città non c’erano insegnanti d’arpa, dovetti iscrivermi alla Scuola di musica di Lubiana. Accadde così che contemporaneamente frequentavo la Scuola di musica, il Primo ginnasio di Fiume, dove seguivo le lezioni regolari, e una o due volte alla settimana andavo a Lubiana per seguire le lezioni d’arpa. Nel tempo libero mi esercitavo ad entrambi gli strumenti. Un altro problema era anche il fatto che inizialmente non avevo a disposizione un’arpa, siccome si tratta di uno strumento molto costoso, ma ebbi la fortuna di ottenere il permesso dell’allora dirigenza del Teatro ‘Ivan de Zajc’ di esercitarmi all’arpa nella sede teatrale. Nonostante la gentilezza della direzione, questa soluzione si rivelò abbastanza impegnativa in quanto dovevo adattarmi al funzionamento del Teatro e potevo esercitarmi soltanto negli orari in cui la stanza con l’arpa era libera. Per fortuna, dopo tre anni i miei genitori acquistarono un’arpa, il che semplificò molto la mia vita quotidiana”.

Di regola, gli allievi di musica frequentano due scuole: la scuola elementare o la media superiore, e quella di musica, il che richiede dedizione, numerosi sacrifici e una buona organizzazione del tempo. Ma tu ne frequentavi addirittura tre e, inoltre, dovevi esercitarti a due strumenti. Quanto tempo ti rimaneva per stare in compagnia e socializzare?
“Ora che ci penso, non ricordo di aver goduto di tempo libero durante l’adolescenza. Raramente uscivo e non ho mai frequentato il ‘Kont’, come facevano i giovani all’epoca. A quei tempi, però, non lo sentivo come un sacrificio e questo fatto non mi rattristava. Il mio amore per la musica e il desiderio d’imparare erano talmente forti che nessun sacrificio era troppo grande. Dal momento che trascorrevo molto tempo a teatro, molti futuri colleghi mi conoscevano, tanto che un giorno il direttore d’orchestra Davorin Hauptfeld mi disse di volermi sentire perché gli sembrava che mi sarei ambientata molto bene nell’orchestra. Infatti, a quell’epoca, l’Orchestra dell’Opera non aveva un’arpista. Successivamente mi presentai a un’audizione interna alla quale parteciparono il Maestro Hauptfeld, il Maestro Krunoslav Kajdi e i maestri concertatori delle varie sezioni dell’Orchestra e nell’arco di pochi giorni presi parte all’allestimento dell’opera ‘Ero dall’altro mondo’ (Ero s onoga svijeta). Quest’opportunità fu per me un ulteriore stimolo a portare al termine il percorso di studi. Inoltre, mi permise di realizzare il mio sogno di suonare in un’orchestra”.

Che cosa ti ha spinto a scegliere l’arpa?
“Ero sempre attratta dagli strumenti armonici, che permettevano di riprodurre una melodia e di creare un accompagnamento”.

È allora che è iniziata la tua carriera musicale?
“Evito di usare la parola ‘carriera’ perché ritengo che una carriera vera e propria la possono avere soltanto i grandi musicisti. Lo stesso vale anche per le parole ‘artista’ e ‘intellettuale’, che purtroppo vengono troppo spesso usate a sproposito perdendo così il loro prestigio. Io mi occupo di arte musicale, la amo profondamente e faccio il mio meglio per essere artista, ma evito di definirmi in questo modo. Qualche volta, durante un concerto, mi succede di offrire un’interpretazione che raggiunge le vette dell’arte – io lo chiamo ‘incontro con Venere’ -, ma credo che il mio lavoro sia in primo luogo un’espressione della mia buona preparazione musicale e lascio agli altri il compito di definirlo arte o meno.
Per quanto riguarda i concerti che hanno segnato il mio percorso musicale, distinguo i grandi concerti da quelli preferiti. Non necessariamente un concerto importante ad alto livello possiede la carica emotiva di un’esibizione in una sala piccola e dinanzi a un pubblico di modeste dimensioni. Qualche volta, l’incontro con la bellezza, con Venere, accade durante esibizioni in località piccole, dinanzi a poche decine di persone. Infatti, l’arpa è uno strumento molto amato e attrae tante persone, ma è molto meno presente sui palchi concertistici rispetto al pianoforte e al violino, in primo luogo perché il suo suono non è abbastanza potente per poter riempire le grandi sale concertistiche. In secondo luogo, la musica scritta per l’arpa non è così popolare come quella composta per il pianoforte o per il violino. Tutti conoscono i concerti per pianoforte di Mozart, Beethoven o Rachmaninov, ma le partiture per l’arpa non sono così note. Se chiedo ai miei colleghi di elencare tre grandi pianisti, sono capaci di nominarne anche cinque, ma quando chiedo di fare lo stesso con gli arpisti, non riescono a ricordare nemmeno un nome. A proposito, qualche anno fa, il mio collega dai tempi dell’Accademia, Zoran Novačić, ha composto il primo concerto croato per arpa e orchestra d’archi, che fa parte di una trilogia ispirata ai corpi celesti. Ho eseguito il concerto con l’Orchestra di Fiume qualche anno fa”.

Tua sorella Tea Grubišić è una violinista. Anche i vostri genitori si occupavano di musica?
“In famiglia si suonava e si cantava sempre, ma nessuno era musicista di professione. Mio nonno di Spalato suonava il clarinetto da autodidatta, mentre mio bisnonno di Gostinjac, presso Dobrinj sull’isola di Veglia, suonava le sopile. Mio nonno originario di Besca, invece, è cresciuto a Fiume. Viveva vicino al Palazzo del governo e da giovane andava regolarmente a teatro. Amava tantissimo l’opera e ci cantava sempre le arie operistiche. È morto nel 1975, ma credo che sarebbe stato molto felice di sapere che entrambe le sue nipoti hanno suonato nell’Orchestra dell’Opera”.

Da quasi vent’anni insegni all’Accademia di Musica di Zagabria. È una soddisfazione lavorare con gli studenti?
“Una grande soddisfazione. Il mio percorso d’insegnante è iniziato nella Scuola di musica di Fiume. È molto bello lavorare con gli studenti, ma anche con i bambini. È un lavoro esigente e se si vuole farlo bene richiede molto impegno. Ogni studente ha bisogno di un approccio particolare perché le sue competenze e i problemi che deve superare sono individuali. Ritengo che ogni musicista dovrebbe avere anche quest’esperienza perché attraverso la riflessione sui modi di superare eventuali manchevolezze nelle competenze degli studenti può imparare molto anche di sé stesso. L’insegnamento permette al musicista di crescere.
Per quanto riguarda le nuove generazioni di musicisti, credo che dovranno superare tantissime sfide. È molto più difficile per un musicista emergere in un mondo globalizzato perché la concorrenza è più spietata che in passato. Oggi un musicista che vuole superare un’audizione deve competere con musicisti provenienti da tutto il mondo. Inoltre, la pandemia ha reso molto difficile pianificare la propria carriera, i concerti sono rari e si svolgono dinanzi a un pubblico ridotto, o vengono cancellati.
Sono pertanto grata alla Città di Fiume e all’organizzazione Cristoforium che promuove il ciclo di concerti nel Palazzo del governo per il loro sostegno all’attività concertistica. Al mio concerto ho voluto mettere in mostra la ricchezza del timbro dell’arpa e coprire vari periodi musicali, per cui il programma sarà variegato”.

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