L’architettura contesa tra Italia ed ex Jugoslavia

Il volume, a cura dell'architetto e studioso pordenonese Paolo Tomasella, verrà presentato domani, alle ore 18, negli spazi dell'IRCI

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L’architettura contesa tra Italia ed ex Jugoslavia

Nel 1938 Benito Mussolini diede il via all’esecuzione di una serie di lavori pubblici da Trieste fino a Postumia, cittadina nella quale pose la prima pietra della Casa del Fascio in quella che all’epoca era piazza Vittorio Veneto. Il progetto prevedeva un edificio a due piani con una torre littoria, elemento formale tipico degli edifici di regime, che venne decapitata di netto nel momento in cui la città passò alla Jugoslavia nel 1947. Sorte così drastica non subì invece il grattacielo realizzato nel 1942 a Fiume (Riječki neboder) su progetto dell’architetto triestino Umberto Nordio, che non venne mutilato ma “trasformato”: alla fine degli anni Quaranta sul tetto dell’edificio, realizzato secondo lo stile del Razionalismo italiano, comparve una stella rossa a cinque punte. Un assemblaggio contro natura per significare il passaggio da un regime ad un altro, dal fascismo al comunismo jugoslavo.

 

La Storia, con i suoi snodi, conobbe quindi significativi riflessi sulle architetture di Stato, che modellarono, in particolare tra il periodo interbellico e l’immediato dopoguerra, il volto delle città della Venezia Giulia, assegnando alle costruzioni una valenza simbolica, al di là della loro stretta funzionalità. Molte, a cavallo del confine tra Italia ed ex Jugoslavia, sono le tracce urbane e architettoniche ancora rimaste che possono essere interpretate con questa chiave di lettura. Di questi temi si occupa diffusamente il consistente volume intitolato “L’architettura contesa. Esperienze del Moderno nella Venezia Giulia”, curato dall’architetto e studioso pordenonese Paolo Tomasella e prodotto dall’IRCI di Trieste in collaborazione con la casa editrice Olmis di Osoppo (Udine).

Nel volume, che verrà presentato domani, alle ore 18, negli spazi dell’IRCI, sono raccolti contributi di studiosi sloveni, croati e italiani e si pone in evidenza come le realizzazioni di palazzi e monumenti, da Trieste a Pola, da Fiume a Sušak, rappresentano la testimonianza di quale era l’idea di organizzazione delle città della Venezia Giulia, in quello che fu prima Litorale austriaco e più tardi territorio per lungo tempo conteso fra Italia ed ex Jugoslavia e che ora appartiene giuridicamente in parte alla Slovenia e in parte alla Croazia. Il presidente Franco Degrassi dialogherà con il curatore Paolo Tomasella, l’autore Francesco Krecic e le autrici Daina Glavočić e Julija Lozzi Barković.

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