La storia di Umago legata a Venezia

0
La storia di Umago legata a Venezia

Per il ciclo di conferenze “Alla corte delle ore”, organizzate dalla Comunità degli Italiani “Fulvio Tomizza” di Umago, il prof. Rino Cigui ha proposto un’interessante serata dal titolo “Fedele a Venezia. I 750 anni della dedizione di Umago alla Serenissima”. Come ha spiegato il prof. Cigui, i legami con Venezia sono iniziati in realtà ben prima del 1269, anno della dedizione; infatti il primo contatto avvenne nell’828, quando la nave che trasportava le reliquie di San Marco, trafugate ad Alessandria d’Egitto, fu costretta a un attracco d’emergenza nel porto di Umago, causa una burrasca. Grazie al salvataggio dei preziosi resti, Venezia concesse a Umago l’utilizzo del simbolo del leone come stemma della città. Di fatto, Umago è l’unica cittadina dell’Istria con il leone nello stemma, proprio a dimostrazione del forte legame con la Serenissima. Già nel 1150, come ha raccontato il professore, Venezia era in fortissima espansione nella zona del Quarnero e costrinse tutte le città istriane a un giuramento di fedeltà, il cosiddetto Vinculo fidelitas.
Risale invece al 3 dicembre 1269 il vero e proprio patto di dedizione di Umago a Venezia: fu la seconda città dell’Istria a stipularlo, dopo Parenzo. Il primo podestà fu Marino Bembo. Il rettore riceveva direttamente dalle mani del Doge le commissioni, ovvero le regole su come doveva comportarsi nelle città da lui rette, quali erano i compiti e i doveri. Ad esempio era compito del rettore avvisare tempestivamente la Serenissima in caso di pestilenze o altre epidemie, a quei tempi assai temute, dal momento che provocavano tantissimi morti.

Consiglio e statuto

Assieme al podestà arrivavano da Venezia un cancelliere e un vicegerente, mentre in loco veniva eletto il Consiglio, composto perlopiù dai cittadini abbienti; esisteva poi un camerlengo, ovvero un economo del comune, 3 giudici, 3 deputati ai cattaveri (addetti al sequestro dei beni ai debitori), 2 giustizieri, un cavaliere (capo della cosiddetta sbirraglia), 2 avvocati, 2 camerari della chiesa e 3 deputati. Per quanto riguarda lo statuto di Umago, si narra che ne esista una copia in latino del XII secolo conservata a Venezia, mentre ne esiste sicuramente uno del 1528 in latino e uno del 1540 in volgare veneziano.

Come spiegato dal prof. Cigui, la dedizione di Umago a Venezia comportò dei vantaggi ma anche un aumento dei pericoli, dato che Venezia aveva moltissimi nemici; pertanto la cittadina istriana dovette provvedere al consolidamento delle fortificazioni altomedievali e alla costruzione della torre del bastione. Tra il 1279 e il 1291 Venezia si trovava in perenne lotta con il Patriarcato di Aquileia e con i Conti di Gorizia, che tentavano in tutti i modi di contrastare l’espansione della Serenissima, che aveva già conquistato moltissime città istriane. Per consolidarle aveva istituito il Capitanato generale d’Istria, che aveva il compito di tenere sotto controllo la situazione.

Ribellioni e saccheggi

Nel 1348 avvenne la ribellione di Capodistria, prontamente e violentemente sedata. Nel 1370 Umago venne saccheggiata dai genovesi che, come da consuetudine, lasciarono una scia di distruzione e incendiarono l’archivio comunale, motivo per cui oggi abbiamo una grande carenza di informazioni di quel periodo e di quelli precedenti. È del 1379 un secondo attacco da parte dei genovesi: in quell’occasione vennero trafugate le spoglie dei Santi Niceforo e Massimiliano. I dettagli li troviamo in una relazione compilata dall’allora podestà Vito Bono.
Verso la fine del XVII secolo Umago si occupò della costruzione della cinta muraria, demolita sul finire del XVIII secolo anche per motivi sanitari: si credeva infatti che per contrastare le molte epidemie dell’epoca fosse utile arieggiare il più possibile le calli e le vie cittadine.

Forte attività commerciale

In quegli anni il punto fondamentale restava comunque il porto, soprattutto per quanto riguarda le attività commerciali e per la posizione favorevole, dirimpetto alla Serenissima. A quell’epoca Umago produceva principalmente olio, vino e frumento e forniva ingenti quantità di legname.
Un problema che affliggeva Umago già in quegli anni era quello del rifornimento idrico, che incideva non poco sulla salute della popolazione, costretta a utilizzare l’acqua di pozzi e stagni. Nel 1677 venne eretta la cisterna pubblica, che però aveva infiltrazioni di acqua marina. Nel 1772 gli umaghesi fecero richiesta di una nuova cisterna, la cui costruzione venne approvata dal senato l’anno seguente.
Per quanto riguarda l’analisi della popolazione alla fine del ‘700, dobbiamo rifarci alle anagrafi venete, ovvero il primo censimento di tutto il territorio della Repubblica. Si evince che la podesteria di Umago copriva un’area di 61,95 km², i nuclei familiari comprendevano in media 4-5 membri, l’agricoltura era l’attività principale, seguita dall’artigianato e dalla pesca.
Al termine della serata la prof.ssa Erika Sporčić Calabrò ha ringraziato il prof. Cigui a nome della presidenza del sodalizio umaghese e ha lasciato spazio per altri interventi e domande del pubblico.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display