
La Galleria Garbas, spazio espositivo gestito dall’Istituto di conservazione dei beni storico-culturali di Fiume, ha ospitato la conferenza “La Fiume perduta – Gli ospedali della Cittavecchia che non ci sono più”, la prima di quest’anno del ciclo dedicato al patrimonio storico-culturale del capoluogo quarnerino. Come spiegato dalla responsabile dell’Istituto di conservazione, Lillian Stošić, l’anno scorso il ciclo di conferenze era stato avviato con il tema del Teatro Fenice, in occasione dei 110 anni dalla sua edificazione. “Questo è il prosieguo della nostra collaborazione con gli studiosi che si occupano di questa materia, al fine di avvicinare ai cittadini di Fiume la Cittavecchia e i temi legati alla città”, ha precisato Stošić.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ
Un palazzo che non c’è più
All’evento è intervenuta la prof.ssa Nana Palinić, che ha presentato il tema “L’ospedale nella calle di San Sebastiano”. Stando alle fonti storiche, il primo luogo conosciuto destinato alle cure mediche fu l’ospedale fondato nel XIV o nel XV secolo in Cittavecchia, nella calle San Sebastiano nella quale si trovava l’omonima chiesa. L’ospedale aveva la funzione di lazzaretto, orfanotrofio e ospizio. Finora non era chiaro in quale punto si trovasse, ma sicuramente era sito nelle immediate vicinanze della chiesa, dal momento che esiste un documento nel quale si racconta come i malati potevano ascoltare la Messa da una finestra dell’ospedale che era rivolta verso la chiesa. Con l’analisi delle fonti storiche si è potuto concludere con certezza che si trattasse della casa adiacente alla chiesa dal suo lato orientale e meridionale. L’ospedale si trovava in questo posto fino al XVI secolo, dopodiché venne trasferito altrove. Lo stabile venne in seguito adibito ad uso abitativo, mentre lo spazio dal quale i degenti seguivano la messa venne trasformato in sagrestia. L’edificio venne demolito tra il 1954 e il 1955 e in quel punto oggi si trova il Parco archeologico.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ
Un’indagine minuziosa
La prof.ssa Nana Palinić ha raccontato passo per passo il processo che l’ha portata a individuare il palazzo che ospitava l’antico ospedale nei pressi della chiesetta di San Sebastiano studiando le antiche e molto rare rappresentazioni grafiche della città. Ha spiegato che San Sebastiano veniva invocato in passato come protettore dalla peste e dalle malattie contagiose. Le epidemie della peste scoppiavano anche dalle nostre parti, per cui gli storici ritengono che la chiesetta di San Sebastiano venne edificata al termine di un’epidemia di peste scoppiata nel XIII secolo. I documenti confermano che in quella zona, nei pressi della chiesetta, nel 1440 si trovasse un ospedale, ma non era chiaro dove esattamente. Mettendo in atto un’indagine minuziosa, la studiosa ha esaminato le poche cartine e piantine antiche della città pervenuteci, ma soltanto nelle planimetrie catastali del XIX e XX secolo ha potuto individuare le case che potenzialmente avrebbero potuto ospitare l’ospedale. Stando a Nana Palinić, sapendo che dalla chiesetta, come riportato in uno dei documenti storici del XIX secolo, i malati potevano ascoltare la Messa da una finestra, l’unico palazzo sufficientemente spazioso e vicino alla chiesetta di San Sebastiano era quello contrassegnato con il numero 147. L’odierna sagrestia della chiesa era all’epoca parte del palazzo, che è stato demolito nel XX secolo.
La studiosa ha spiegato, inoltre, che dell’ospedale di San Sebastiano ci sono pochissime informazioni, ma si crede che sia stato in funzione almeno cent’anni, forse anche 200 anni prima del suo trasferimento nell’odierna calle Canapini nel XVI secolo. Questa istituzione non era un ospedale come questo viene inteso oggigiorno, in quanto la medicina all’epoca era rudimentale e le persone facevano in prevalenza affidamento sulla fede religiosa, che impregnava tutti gli aspetti delle loro vite, ma era organizzata come un ospizio nel quale si prendevano cura degli anziani, degli infermi e degli orfani e come un lazzeretto.

Foto: ŽELJKO JERNEIĆ
L’ospedale di Santo Spirito
È stato quindi proiettato il video di Ingrid Jerković “Bolnica sv. Duha pored Zborne crkve” (L’ospedale di Santo Spirito accanto al Duomo), nel quale Nana Palinić spiega che l’ospedale venne trasferito nel XVI secolo in un palazzo nei pressi della chiesa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria (ex Duomo), sito sul lato orientale dell’allora via di Santa Maria (oggi calle Canapini). Venne chiamato Ospedale cittadino di Santo Spirito siccome nel medesimo isolato di palazzi si trovava anche l’omonima cappella. Come nel vecchio ospedale, anche nell’ambito di questa istituzione si trovavano un orfanotrofio e un ospizio. L’edificio disponeva di uno spazio di mille metri quadrati (cinque volte più grande della sede precedente), disposti su quattro piani. Nell’ospedale lavoravano una decina di persone e poteva accogliere una cinquantina di malati, poveri e orfani.
L’ospedale e la casa dei poveri operavano in questo palazzo fino al 1822 quando, su iniziativa del Comune, vennero trasferiti in via Pomerio, in un complesso adattato dell’ex fabbrica di cera. L’edificio dell’ex ospedale venne adibito ad abitazione. Alla fine della Seconda guerra mondiale, il palazzo venne distrutto nel bombardamento degli Alleati e sul suo posto venne edificato negli anni Ottanta del secolo scorso l’edificio che ospita al pianterreno un negozio di attrezzatura medica. Stando a Palinić, l’ospedale di Santo Spirito viene menzionato nello Statuto di Fiume del 1530. L’ospedale di Santo Spirito viene considerato il primo vero ospedale di Fiume.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ
Prossimo il restauro della chiesetta
Al termine della conferenza, seguita da numerosi cittadini, la responsabile dell’Istituto di conservazione, Lillian Stošić, ha osservato che se le autorità cittadine vedessero l’interesse degli abitanti per la conservazione del patrimonio storico-culturale della loro città, forse non si assisterebbe a esempi di devastazione del tessuto urbano.
È intervenuto anche il parroco dell’ex Duomo, mons. Sanjin Francetić, il quale ha informato i presenti che la Città di Fiume ha stanziato i fondi necessari per il restauro della facciata della chiesetta di San Sebastiano – data in affitto ai greco-cattolici – e che verrà richiesto che venga restituita una delle due campane della chiesa, custodita nel Museo dell’Arte e dell’Artigianato (MUO) di Zagabria.
La prossima conferenza vedrà in veste di relatore l’archeologo Ranko Starac, il quale parlerà delle chiese scomparse di Fiume.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ
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