La cultura, una delle (numerose) vittime degli attacchi all’Ucraina

La guerra non risparmia nessuno e ha già distrutto alcuni dei simboli dell’identità nazionale e culturale

0
La cultura, una delle (numerose) vittime degli attacchi all’Ucraina

Nei momenti o nei periodi in cui un Paese viene minacciato da catastrofi naturali o dovute all’uomo, diventa di assoluta importanza salvare vite umane e garantire corridoi sicuri per l’evacuazione delle persone in fuga. Una volta garantita la sicurezza della popolazione, ci si inizia a chiedere non solo come tutelare o ricostruire le abitazioni distrutte, ma anche gli edifici che offrivano una vita sociale e culturale prima del disastro. Stiamo assistendo a scene raccapriccianti che ci giungono dalle zone belliche in Ucraina e con ogni bomba o scoppio nella città di Kiev o nelle altre località, ci si chiede quali edifici storici, quali vie o monumenti sono scomparsi per sempre dalla faccia della Terra. Già nei primi sette giorni di conflitto sono avvenute distruzioni di edifici d’arte e luoghi della memoria collettiva. Nella speranza che quelli più vecchi o più significativi vengano risparmiati, riportiamo una lista di monumenti e beni culturali a rischio di danneggiamento.

La Cattedrale di Santa Sofia a Kiev

Progettata per rivaleggiare con Hagia Sophia a Costantinopoli, la Cattedrale di Santa Sofia di Kiev simboleggia la “nuova Costantinopoli”, capitale del principato cristiano di Kiev.

La Cattedrale di Santa Sofia, chiesa ortodossa costruita dal sovrano Jaroslav I nel 1037, è uno dei luoghi più famosi di Kiev e primo sito ucraino a essere inserito tra i patrimoni dell’Umanità dell’Unesco. Composta da cinque navate, cinque absidi e tredici cupole, ha al suo interno mosaici e affreschi risalenti all’XI secolo. Era qui che in origine venivano sepolti i sovrani di Kiev, anche se a oggi l’unica tomba rimasta è quella del suo fondatore, Jaroslav I. Sconsacrata nel 1934 dalle autorità sovietiche, la Cattedrale di Santa Sofia divenne un museo storico e architettonico fino agli anni ‘80, quando tornò a essere una chiesa ortodossa.

Le ultime notizie riportano che le truppe dell’esercito russo sarebbero pronte a bombardare la Cattedrale di Santa Sofia a Kiev. Lo ha annunciato l’Ambasciata ucraina presso la Santa Sede con un tweet dal proprio account ufficiale. A dichiararlo è stato monsignor Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della chiesa greco-cattolica ucraina. Purtroppo non sappiamo ancora se l’attacco è stato lanciato e se la cattedrale sia ancora in piedi.

Santa Sofia a Kiev: una delle più belle Cattedrali ortodosse del mondo è minacciata

Il Memoriale per l’Olocausto Babyn Yar

Il Memoriale di Babyn Yar è un’istituzione educativa che documenta, spiega e commemora il massacro di Babi Yar del settembre 1941 e mira ad ampliare e sostenere la memoria dell’Olocausto nell’Europa orientale, tenendo conto dei cambiamenti geopolitici nel corso del XX secolo. Il 29 e 30 settembre 1941, a Babi Yar, un burrone nei pressi di Kiev, i nazisti massacrarono più ebrei in due giorni che in qualsiasi altro massacro tedesco, uccidendo 33.771 ebrei. In totale, dal 29 settembre 1941 all’ottobre 1943, le autorità di occupazione naziste uccisero quasi 100mila persone a Babi Yar e nelle vicinanze.

Durante l’attacco alla sede della televisione ucraina, sempre a Kiev, è stato danneggiato il sito del Memoriale di Babyn Yar, dove sono seppelliti 34mila ebrei uccisi dai nazisti nel 1941. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha scritto su Twitter: “Mi rivolgo al mondo: che senso ha dire ‘mai più’ per 80 anni, se il mondo tace quando una bomba cade su Babyn Yar? Storia che si ripete…”

Il Memoriale della Shoah di Babyn Yar è stato danneggiato dalle bombe

La statua della Madre Patria

La statua della Madre Patria è un colossale monumento situato a Kiev, che simboleggia, appunto, la madre patria. Fu inaugurata il 9 maggio 1981 da Leonid Il’ič Brežnev. Il monumento, progettato dallo scultore Yevgeny Vuchetich, è alto 102 metri, e la sola statua della Madre Patria 62 metri. La statua fu costruita come parte del Museo della Grande Guerra patriottica, dedicato alla guerra dell’Unione Sovietica contro la Germania nazista durante il secondo conflitto mondiale. La statua è costruita in titanio. L’intero monumento, compreso il basamento in calcestruzzo armato, pesa 560 tonnellate. La Madre Patria tiene al braccio destro una spada lunga 16 metri e pesante 9 tonnellate e al braccio sinistro uno scudo che misura 13 x 8 metri, con lo stemma dell’Unione Sovietica. La punta della spada fu in seguito tagliata per evitare che il monumento superasse in altezza il monastero ortodosso di Pečerska Lavra. In una grande sala del Memoriale vi sono delle placche marmoree con incisi i nomi di oltre 11.600 soldati e oltre 200 operai del fronte sovietico, onorati col titolo di eroe dell’Unione Sovietica. A quanto pare la statua non ha subito attacchi e non è stata danneggiata.

Una delle tele di Maria Prymachenko distrutte

Il Museo storico di Ivankiv

Una perdita senza più ritorno è quella del Museo storico di Ivankiv, a nordovest di Kiev, verso la Bielorussia. È stato distrutto dai colpi e dalle fiamme. Il Museo ospitava le opere, tra gli altri, dell’artista ucraina Maria Prymachenko, a cui si era inchinato anche Pablo Picasso. Venticinque sue tele sono state bruciate. La Prymachenko, pittrice naif, ha prodotto seicento opere originali. È intervenuta pure l’ICOM – International Council of Museums, esprimendo la sua preoccupazione per le implicazioni che questa situazione avrà sulla sicurezza dei membri dell’Organizzazione, del personale dei musei e del patrimonio culturale in Ucraina.

Il Museo storico di Ivankiv non esiste più. È stato distrutto dalle fiamme

A rischio anche altre parti del Paese

L’Ucraina è uno scrigno di tesori, fortemente a rischio sotto l’avanzata lenta ma furiosa dell’esercito russo. Le testimonianze archeologiche di Sebastopoli, contese dalla Crimea peraltro, con i resti di una città fondata dai greci sulle rive del Mar Nero. E il centro storico medievale di Leopoli, la residenza dei metropoliti bucovini e dalmati a Cernivci, l’osservatorio astronomico di Mykolaiv, ritenuto il più antico osservatorio navale dell’Europa sudorientale: qui i russi hanno pesantemente bombardato le basi aree ucraine. Un’altra città d’arte snodo strategico delle operazioni militari è Odessa, con un Museo dell’arte che custodisce un Caravaggio e quadri di Rubens. L’intero centro storico di Odessa, con la sua raffinata struttura urbana ottocentesca e dove sono cresciuti Lev Trotsky e Vasilj Kandinsky, è sotto tutela artistica. E così la Scalinata Potemkim, icona dei cinefili di tutto il mondo.

Sul fiume Dnepr si affaccia il complesso monastico della Pečers’ka Lavra, meta di pellegrinaggi cristiani in cui sono conservate vestigia funerarie sciite e catacombe contenenti le mummie di monaci ortodossi. Questi e tanti altri monumenti e beni culturali fanno dell’Ucraina una terra ricca di cultura e tradizione che occorre preservare.

Fiume. Sostegno dal TNC «Ivan de Zajc»

Anche se è un gesto puramente simbolico, il Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume ha voluto esprimere la propria vicinanza al popolo ucraino, che non solo ha dovuto abbandonare le proprie case, ma segue con trepidazione la lenta ma inesorabile distruzione dei simboli dell’identità culturale ucraina. Negli ultimi giorni ci si aspetta da individui ed istituzioni di prendere parte e di condannare la guerra, motivo per cui anche lo “Zajc” ha lanciato un messaggio molto forte con lo striscione appeso sul balcone che recita “Ovo je i ukrajinsko narodno kazalište” (Questo è anche un teatro nazionale ucraino). A essere bombardata oggi è l’Ucraina, ma saremmo potuti essere anche noi! Se pensiamo all’ultimo secolo travagliato di storia fiumana, è chiaro che lo “Zajc” ha colto nel segno.

Lo striscione apparso nei giorni scorsi sul balcone dell'”Ivan de Zajc” di Fiume

 

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display