La caduta dell’Impero austro-ungarico: un’occasione di crescita nazionale

La conferenza si inserisce nel programma Paesaggi della memoria del Centro per gli studi avanzati dell’Ateneo fiumano e fa parte del progetto Fiume Capitale europea della Cultura

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La caduta dell’Impero austro-ungarico: un’occasione di crescita nazionale

Si è tenuto ieri un interessante panel online sul tema “Aspetti e tipologie di transizione dall’Impero asburgico agli Stati-nazione”, in seno al programma Paesaggi della memoria del Centro per gli studi avanzati dell’Università di Fiume, che si inserisce nell’indirizzo programmatico l’Epoca del potere di Fiume Capitale europea della Cultura.

 

Al dibattito hanno partecipato i ricercatori del progetto Nepotrans, i quali hanno cercato di offrire una visione nuova e più esaustiva del passaggio dall’Impero austro-ungarico agli Stati-nazione alla fine della Prima guerra mondiale, anche cercando di rivedere le categorie e i concetti quali nazione, nazionalità, transizione locale, regionale e nazionale, nonché trasformazione.
I temi principali trattati erano lo Stato, le élite, le identità e i discorsi. Si tratta di elementi che hanno creato dissensi tra gli esperti, soprattutto in seguito alla mostra “Dopo la Grande guerra” che si è tenuta a Fiume in ottobre e novembre.

La Fiume figlia in una cartolina d’epoca

Due anni di intensa ricerca storica
Vjeran Pavlaković, docente al dipartimento di Studi culturali e alla Facoltà di Filosofia dell’Ateneo fiumano, ha fatto gli onori di casa spiegando che la conferenza avrebbe dovuto tenersi in aprile, ma che nonostante tutto è stata realizzata, anche se a distanza.
Gábor Egry dell’Istituto per la storia politica di Budapest, ha condotto la ricerca storica principale e ha aperto il panel con un intervento relativo al progetto ERC Nepotrans.
“Le analisi e le ricerche storiche illustrate oggi sono state effettuate negli ultimi due anni e mezzo – ha spiegato -. L’Impero austro-ungarico si evolse nel corso di molti secoli e non smise di esistere da un momento all’altro, ma influenzò anche il processo di adattamento della nascita dei nuovi Stati, plasmando la loro politica. Vogliamo capire come reagirono le società al processo di trasformazione e ai cambiamenti che avvennero. Del progetto Nepotrans fanno parte nove membri che lavorano a diverse regioni geografiche e aree che sono state studiate da diverse prospettive. Tra le aree interessate troviamo il nord Tirolo, l’Austria meridionale, parte della Galizia, l’Ungheria nord orientale, la regione industriale del Banato meridionale e l’area di Fiume, di cui si occupa Ivan Jeličić. Abbiamo studiato l’influsso della politica sulla società e sull’individuo, l’importanza dell’etnicità nell’Impero, l’impatto della guerra sulla società, l’influsso della transizione sulla trasformazione sociale. Come operavano le società prima della caduta e del crollo dell’Impero? Abbiamo cercato di capire cos’è avvenuto prima del 1918, ma anche e soprattutto cos’è avvenuto dopo. Personalmente, mi sono soffermato pure sulle grandi compagnie ungheresi dell’area rendendomi conto che durante la transizione economica il capitale ungherese prima del 1918 aveva creato connessioni forti con i capitalisti in Romania anche dopo tale data”.

Un processo lento e complesso
Elisabeth Haid dell’Università di Vienna ha parlato dei cambiamenti amministrativi e della continuità nell’area della Galizia orientale fino alla piccola Polonia orientale. Haid si è soffermata sull’Ucraina e sulle spinte autonomiste nell’area, ma anche sulle rivendicazioni territoriali polacche. Dopo la dissoluzione dell’Impero austro-ungarico la Galizia smise di esistere come unità amministrativa e il suo territorio venne diviso in quattro parti, ma quasto fatto non cancellò la sua percezione nella popolazione. Il nome venne modificato in piccola Polonia, ma l’area continuò a esistere in quanto unità territoriale, nonostante la centralizzazione e le restrizioni all’autogoverno.

Le opzioni politiche a Fiume
Lo storico fiumano Ivan Jeličić si è soffermato sul concetto di Stato-nazione come ovvia opzione in seguito al 1918 e ha analizzato le alternative politiche a Fiume nel periodo burrascoso tra il 1918 e il 1924. “La scena politica dell’epoca è decisamente polarizzata, con una forte componente italiana, contrapposta a quella slava – ha esordito Jeličić -. Potremmo affermare che le aspirazioni delle due parti erano l’annessione all’Italia e l’annessione allo Stato degli Sloveni, Croati e Serbi. Anche se l’Impero asburgico era considerato una ‘prigione delle genti’, il periodo successivo si rivelò difficile e contrassegnato da rivendicazioni e colpi di stato. Volendo delineare due correnti emergenti nel panorama politico fiumano potremmo soffermarci sulla prima alternativa allo Stato-nazione: i Socialisti. Questa frazione faceva parte del Consiglio cittadino e nel 1918 fondò pure un Consiglio dei lavoratori. Lottava per un plebiscito per donne e uomini dai 18 anni in su residenti a Fiume per almeno un anno, ma non sono chiare le opzioni del plebiscito. Proposero una Repubblica indipendente protetta dall’Internazionale socialista. La seconda opzione erano gli Autonomisti-democratici di Gottardi, i quali erano contro l’annessione all’Italia. Nel 1919 proposero uno Stato indipendente da Fianona a Kraljevica. In questo caso gli interessi economici erano considerati superiori a quelli politici”.

La regione della Galizia nel 1914

L’autonomismo fiumano
Jeličić ha concluso la sua dissertazione spiegando che la caduta del grande Impero degli Asburgo non ha portato automaticamente alla comparsa della democrazia e dell’autodeterminazione in Europa, ma a questi ideali si è arrivati con un processo lungo e complesso. L’autonomismo fiumano non vuol dire indipendentismo né nazionalismo italiano. I valori politici sono sempre stati al di sopra di quelli nazionali e per questo motivo è estremamente difficile rappresentare la complessità della prospettiva storica della città. Il panel si è chiuso con l’intervento di Jernej Kosi dell’Università di Lubiana sulla Rivoluzione del 1918/1919 nel Prekomurje e con quello di Anikó Borbála Izsák dell’Università di Cluj, in Romania, la quale ha parlato dei Consigli nazionali e delle frazioni militari locali nell’area del Satu Mare.

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