La Biennale dell’arte industriale sbarca a Fiume e Abbazia

Inaugurate lo scorso fine settimana le mostre all’MMSU e al Padiglione artistico «Juraj Šporer»

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La Biennale dell’arte industriale sbarca a Fiume e Abbazia

Il rapporto tra lavoro e non lavoro e il concetto radicale del mondo dopo-lavoro che abbandona istantaneamente la dominante ideologia del lavoro. È questo il tema della mostra inaugurata lo scorso fine settimana al Museo di arte moderna e contemporanea nell’ambito della Biennale dell’arte industriale (Industrial Art Biennial – IAB), un progetto del collettivo artistico Labin Art Express XXI (L.A.E.), giunto quest’anno alla sua terza edizione.

 

Le difficoltà dei disabili
La mostra degli artisti Bojan Mucko, Roman Signer, Ulay, Jan Fabre e Silvio Lorusso, allestita nel soffitto dell’MMSU presenta la pratiche artistiche contemporanee mettendo a confronto l’arte e la società con le specificità di singole località. Gli artisti mediante un video vogliono avvertire le masse sulla problematica dei disabili e sulla difficoltà di accesso all’entrata dell’ente che questi provano durante la visita alle mostre.


«Hard and Soft No. 1» e Haludovo
La tappa abbaziana della Biennale ha avuto luogo negli spazi del Padiglione “Juraj Šporer”, dove è stata allestita la mostra collettiva di Marko Lulić, Damir Očko e Alban Muja. A presentare le opere è stato il curatore Gerald Matt, affiancato dal direttore del Festival Opatija, Ernie Gigante Dešković.
“Quando vidi l’edificio del Padiglione, ho capito subito che qui andava allestita la sezione della Biennale che si basa sul tema del turismo”, ha esordito il direttore dell’Istituto artistico di Vienna, Gerald Matt. Lo spazio è ideale per l’artista che vuole soffermarsi su questo argomento e proprio per questo motivo all’entrata è stata posta la fotografia del viaggiatore Paul Albert Leitner. Quest’ultimo, nel 2009, in un albergo della Mongolia, indossava una mascherina. Oggi è vietato andare negli spazi chiusi senza una mascherina”, ha precisato il curatore. Ernie Gigante Dešković ha spiegato che al centro dell’esposizione è stato posto un personaggio molto interessante che illustra il turista odierno. “Il turista non è più un viaggiatore. Il viaggiatore è direttamente legato allo spazio in cui arriva mentre il viaggio è la sua destinazione. Il turista è un semplice prodotto che voi state osservando – ha detto Gigante Dešković rivolgendosi ai presenti -. Una mostra del genere si può incontrare soltanto nei grandi centri artistici. Siamo onorati di essere entrati a far parte di questo progetto internazionale”, ha detto in conclusione.
L’esposizione si occupa dell’industria turistica e della cultura contemporanea e include proiezioni di film d’archivio degli inizi e dello sviluppo del turismo in Croazia. Il visitatore può osservare l’installazione “Hard and Soft No. 1” dell’artista austriaco Marko Lulić e una ricostruzione della piscina del complesso alberghiero di Haludovo, costruito verso la fine degli anni Settanta sull’isola di Veglia. L’opera è stata ideata dall’architetto Boris Magaš. L’installazione vuole essere una specie di retroscena per la pellicola “Ne prodajemo Hollywood” (1973), di Dejan Karaklajić e Jovan Aćin. Il tema del film testimonia la serata d’inaugurazione dell’albergo Haludovo. La mostra nella Perla del Quarnero rimane aperta fino al 21 novembre 2020.

La ricostruzione della piscina del complesso alberghiero di Haludovo progettato da Boris Magaš

Arte, cinematografia e turismo
La terza edizione della Biennale prende spunto dalla topografia industriale dell’Istria e di Fiume e riflette i fenomeni che hanno formato il paesaggio culturale e sociale del territorio, concentrandosi sul contesto specifico di tre città, Albona, Pola e Fiume, includendo i loro tre vicinati: Arsia, Dignano e Abbazia.
Tratta inoltre fatti inerenti a questioni relative alla produzione artistica e culturale, alla cinematografia vista come apparecchio sociale e ideologico, questioni relative al rapporto del potere, della politica e dell’estetica, del (non)potere dell’immagine… Lo sguardo è rivolto alla situazione di degrado dell’infrastruttura di produzione, si interessa alle conseguenze della deindustrializzazione, conta sulle prospettive della solidarietà e del femminismo, valuta i temi di lavoro, le conseguenze dello sviluppo del turismo, della sparizione della produzione industriale, analizza lo stato di tensione e collasso, la possibilità dell’immaginazione sociale e dei suoi potenziali utopici.

L’installazione “Hard and Soft No. 1” dell’artista austriaco Marko Lulić nel Padiglione artistico “Juraj Šporer” ad Abbazia

Curatori multidisciplinari
La mostra è stata curata dal team internazionale multidisciplinare formato dalla curatrice indipendente e responsabile artistica dello spazio per l’arte contemporanea Apoteka di Dignano, Branka Benčić, dal direttore dell’Istituto artistico di Vienna, Gerald Matt e dal curatore indipendente nonché responsabile delle ricerche in seno alla Società internazionale della Biennale, Christian Oxenius.

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