
“Le riviste di cultura contribuiscono a una iniezione di pensiero nel mondo impazzito della politica. Ricordare questa funzione deve servire da antidoto alla loro crescente emarginazione”: sono parole di Guido Melis (Il Mulino), che corrispondono a sacrosanta verità tanto da mettere contemporaneamente in luce la crisi del settore editoriale e la necessità di rivalutarlo come fattore di recupero della riflessione, in un contesto di vita fin troppo frenetico e veloce. Tale potrebbe essere la risposta da imporre con dignitoso atteggiamento al quesito tematico che si è assegnata la 22edizione delle Giornate polesi della saggistica promossa com’è tradizione dall’intraprendente Club dei letterati croati “Ljubica Ivezić”, con sede a Pola.
Conservare le ragioni strategiche
Ci si è chiesti “Il tempo delle riviste è passato?”, per poi entrare in medias res con lo scrittore, critico letterario, saggista e pubblicista, Boris Domagoj Biletić, che in veste di moderatore ha fatto accomodare al microfono Žarko Pajić redattore di “Tvrđa”, rivista di teoria, cultura e arti visive. È dal suo intervento da “critico della cultura contemporanea”, da intellettuale che fa presente quanto la questione dell’etica politica abbia preso il sopravvento sulla libertà dell’espressione letteraria”, la cultura dell’immagine sulla cultura della lingua e del testo, che alla fine scaturisce una delle prime risposte non scoraggianti. “Il tempo delle riviste è sì passato – ha ammesso – ma proprio per questo vanno eccome conservate le ragioni strategiche, utopiche, entusiastiche e intellettuali da inserire nelle riviste e nei giornali. Senza i medesimi non esiste democrazia liberale. Essi sono idee, vita per le idee che per me e per noi significa passione”.
Un ruolo storico
Alla faccia dei timori e delle reali prospettive presenti e future, il contributo a fornire una risposta tanto esaustiva quanto ottimista e consolatoria, per tutti coloro che ancora producono con orgoglio e ostinazione cultura scritta e stampata, è stato dato ieri da Corinna Gerbaz Giuliano, caporedattrice de “La Battana”, trimestrale di cultura della nostra Casa editrice Edit, che quest’anno compie e celebra niente meno che sessant’anni di esistenza. “Le sfide dell’era digitale: sessant’anni dell’edizione stampata della rivista ‘La Battana’”: è il titolo della sua esposizione improntata sulle difficoltà che oggi mettono in crisi l’editoria culturale e dalla quale non può uscirne immune nemmeno questa pubblicazione, che riveste un ruolo storico oltremodo significativo nel mondo culturale e letterario della Comunità Nazionale Italiana di Croazia e di Slovenia. Come sentito ieri, mai Sequi, Martini e Turconi, fondatori de “La Battana”, avrebbero immaginato che la loro opera avesse dovuto affrontare la digitalizzazione, ma, adeguarsi alle nuove necessità dell’era digitale e della comunicazione digitale è una faccenda irreversibile e inevitabile.
Salotto di dibattito
Corinna Gerbaz Giuliano ha passato in rassegna la storia della rivista, dagli anni della sua fondazione, quindi raccontato il suo ruolo improntato sulla promozione del discorso culturale e di ponte tra le culture dell’Adriatico, spiegato la varietà delle proposte delle singole rubriche e il susseguirsi delle diverse linee programmatiche attraverso gli anni, senza mai rinunciare alle proprie riflessioni di fondo grazie alle quali “La Battana” è diventata salotto di dibattito culturale esteso anche a livello internazionale. Fanno ancora testo le citazioni offerte in lettura per cui nell’introduzione del primo numero della rivista, gli editori dissero quanto segue: “La speranza è che la nostra ‘Battana” abbia lunga vita come quelle inaffondabili dei pescatori di qua e di là dell’Adriatico, pronte dopo le mareggiate a riprendere il mare con le indispensabili rabberciature. Perché il titolo è modesto quanto presuntuosa, forse, l’intenzione di chi la vara”. Un tanto come fortunato augurio per una comprovata e reale longevità considerata rara nel mondo editoriale delle riviste, senza mancare di annoverare i nomi che hanno fatto crescere la rivista “trasformando una posizione di periferia e marginalità, in cui avveniva l’incontro tra culture, in posizione di centralità”. Nella lista dei redattori di spicco che vanno dall’‘89 in poi, si sono sentiti annoverare Ezio Giuricin, Nelida Milani Kruljac, Aljoša Pužar, Elis Geromella Barbalich, Laura Marchig, mentre quello di Corinna Gerbaz Giuliano si include dal 2009 in poi.
Un rinnovo generazionale
“Il futuro – ha detto la caporedattrice – ci pone davanti una sfida d’importanza vitale: la rivista affinché marci al passo con i tempi dovrebbe venire digitalizzata, ovvero resa leggibile online, il che in questo momento non è di facile realizzazione. L’odierna redazione si è posta quale compito la categorizzazione della rivisita e la sua trasformazione in scientifica a tutti gli effetti. È un compito esigente, ma fattibile. Ancora, oltre a perpetuare il lavoro con i nostri pluriennali collaboratori, la redazione crede fermamente nel processo del rinnovo generazionale e persegue lo scopo di inserire giovani talenti e ricercatori, studenti e dottorandi che attraverso la propria esperienza universitaria, sia nei Paesi in cui vivono che nel Paese di provenienza, hanno sempre mantenuto stretti legami con la propria cultura d’origine”.
Attesa per il 5 dicembre
La pubblicità intanto si rende indispensabile. Si annuncia pertanto l’avvenuta stesura del piano di promozione con la Società di Studi fiumani a Roma e con il Dipartimento di Italianistica di Fiume, mentre il 5 dicembre, l’anzidetto Dipartimento e la Casa editrice Edit terranno conferenza in occasione del 60esimo anniversario de “La Battana” per parlare di percorsi futuri.
In conclusione, una considerazione: si tenterà sì la digitalizzazione, ma giammai si rinuncerà al fascino della carta stampata. “Dunque – afferma Corinna Gerbaz Giuliano – la risposta al quesito ‘Il tempo delle riviste è passato?’, è assolutamente no, perché l’esempio de ‘La Battana’, che esce sessant’anni di seguito senza interruzione di sorta, può servire quale esempio di perseveranza nel mondo dell’editoria”.

Foto: ARLETTA FONIO GRUBISA
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